In futuro vivremo sotto i ponti, in grattacieli rovesciati
OXO Architects
Tecnologia

In futuro vivremo sotto i ponti, in grattacieli rovesciati

Un team di architetti francesi progetta di trasformare i ponti della Salerno-Reggio Calabria in condomini rovesciati e energeticamente autonomi. Ma il problema è sempre quello: il rischio che i fondi europei finiscano in mano alle mafie

“Un tempo qui era tutta autostrada” disse il vecchio, accompagnando il giovane nipote sulla parte di ponte destinata ai pedoni “Le macchine si incolonnavano in file interminabili, l’inquinamento era pazzesco e tra Salerno e Reggio Calabria era tutto un unico cantiere.”

Il giovane fece qualche altro passo, quindi si appoggiò al ballatoio e guardò sotto. Dove un tempo c’erano le gambe del ponte ora c’erano lunghe pile di appartamenti che scendevano, uno sotto l’altro, fino a sfiorare l’acqua del fiume. Lui viveva al secondo piano, a soli dieci metri dall’acqua, se aguzzava la vista riusciva a distinguere la sagoma rossa del suo gatto appollaiato sul balcone.

“Anche tu abitavi qui da piccolo, nonno?”

Il nonno rise e scosse la testa “Ai miei tempi sotto i ponti ci viveva solo chi non aveva soldi”.

Questo frammento narrativo fantascientifico è preso in prestito da un progetto tanto visionario quanto reale, il progetto che Manal Rachdi e altri architetti della Oxo Architects hanno sviluppato specificamente per il recupero delle infrastrutture inutilizzate della autostrada A3 nel tratto tra Scilla e Bagnara.

L’idea di Rachdi e colleghi, è quella di riutilizzare i ponti esistenti in quello specifico tratto autostradale per trasformarli in complessi abitativi con un apporto minimo di nuove materie prime. 

Per quanto l’idea di costruire un residence dentro un ponte possa sembrare folle, in questo caso presenta una serie di vantaggi mica da ridere, ad esempio:

-I viadotti in questione sono stati costruiti in previsione di un traffico intenso e quindi mostrano un’ottima resistenza.

- L’utilizzo di strutture esistenti consente di ridurre alminimo l’impatto ambientale di un nuovo complesso abitativo.

- La vicinanza dell’Etna, stando al progetto, consente lo sfruttamento dell’energia geotermica.

- La struttura potrebbe essere energeticamente autonoma, previo allestimento di infrastrutture aggiuntive (ad es: vasche di raccolta per l’acqua piovana)

- Non bastasse, la vista sul Tirreno è mozzafiato (un punto in più per sedurre i potenziali acquirenti).

Gli architetti hanno già calcolato tutte le possibilità, e non esitano a intravedere un futuro in cui i ponti calabresi arriveranno a ospitare vere e proprie comunità residenziali, con tanto di negozi e scuole. Insomma, una sorta di rivisitazione del mito del Condominio ipotizzato da James G. Ballard, ma rovesciato. Non più un grattacielo, bensì un grattasuolo.

Il progetto dello studio francese ha già vinto il Solar Park South Design , premio internazionale volto a individuare possibili soluzioni di recupero per i ponti di quel tratto autostradale.

L’aspetto più interessante è sicuramente quello energetico. Il team di architetti ha infatti studiato a fondo il problema ed è arrivato alla conclusione che con 22 milioni di euro sarebbe possibile creare un impianto geotermico capace di produrre fino a 5 MegaWatt di energia elettrica. Questo è possibile grazie al fatto che i ponti in questione si trovano in una zona vulcanica in cui è possibile raggiungere strati di crosta terrestre a temperatura elevata (fino a 300 gradi celsius) senza dover scendere troppo in profondità.

Insomma, il progetto è sicuramente interessante e, stando a quanto messo nero su bianco, perfino fattibile. Il problema sono gli investimenti. La speranza è che l’Unione Europea decida di stanziare i fondi che attualmente il governo autoctono non sarebbe in grado di fornire. Il che sarebbe anche auspicabile, se solo la Salerno-Reggio Calabria non fosse un noto buco nero capace di risucchiare centinaia di milioni di euro di fondi, come ha recentemente dimostrato una sentenza dell’Unione Europea.

Se davvero venisse realizzato, un progetto come quello dei “villaggi verticali” proposto dagli architetti francesi sarebbe un vistoso e meritevole simbolo di progresso, eco sostenibilità, recupero di opere inutilizzate, e volendo sognare in grande, di lotta alle mafie.

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Fabio Deotto