Airtime: la creatura di Sean Parker è già un fiasco?
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Airtime: la creatura di Sean Parker è già un fiasco?

Un fondatore sulla cresta dell'onda, soldi a palate dai finanziatori e un lancio stellare, ma pochissimi utenti: ecco perché Airtime potrebbe essere già un fiasco

Pochi mesi di vita, uno strombazzato lancio stile hollywoodiano , 33 milioni di dollari di investimenti e Airtime - la creatura più recente di Sean Parker e Shawn Fanning, il duo del Napster originale - già sembra annaspare.

In un articolo apparso qualche giorno addietro su AllThingsD vengono riportate alcune dichiarazioni di Parker sulle difficoltà incontrate da startup come la sua specie nelle fasi iniziali e a maggior ragione in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo.

Parker dà un'immagine di estrema sofferenza, col suo linguaggio colorito: "gestire una startup è come mangiare vetro. Ci si comincia ad abituare al gusto del proprio sangue".

Lanciato a giugno, il servizio ha solo 10.000 utenti: un po' pochino per chi aveva in mano investimenti ragguardevoli e proponeva di rivoluzionare la chat su Facebook e non solo.

Invece, da subito Airtime è stato bollato da pubblico e commentatori come una sorta di "Chatroulette per Facebook". Onestamente, nulla di cui si sentisse il bisogno.

Di siti per chattare in video ne esistono a bizzeffe, da quelli "random" e più o meno trash come il citato Charoulette ed Omegle, fino a quelli come Tinychat che consentono videochat multiple e - guarda caso - anche di chattare con gli amici di Facebook. Quelli che abbiamo citato sembrano peraltro aver già avuto il loro momento di massima popolarità e andare avanti un po' per inerzia, senza un reale progetto dietro, talvolta neppure quello di finanziarsi nel solito (poco) geniale modo in cui tutti sperano: con la pubblicità online.

Parker è un grande uomo-immagine e gli va anche riconosciuta l'abilità di riuscire talvolta a stringere accordi importanti o comunque a dare la spinta decisiva perché si arrivi a un risultato: per esempio è stato la chiave di volta per lo sbarco di Spotify negli USA.

Ma se il carisma è il suo forte, sembrano mancargli le doti di un leader pratico, in grado di mandare avanti le operazioni quotidiane della propria società; commenta Liz Gannes nel citato articolo: "è un problema, perché in passato Parker ha sempre lavorato a fianco di imprenditori con una visione - Fanning con Napster, Mark Zuckerberg su Facebook, Daniel Ek a Spotify - e in Airtime ora non ha alcun partner del genere".

Già, perché nonostante proprio Shawn Fanning - l'amico con cui tanto tempo fa aveva intrapreso l'avventura del primo Napster "corsaro" - sia tuttora parte di Airtime, di fatto questi non ha più un ruolo attivo nella società, anche se siede nel consiglio di amministrazione e nella "cartella stampa" online figura ancora a fianco di Parker nelle foto istituzionali.

Fanning peraltro dopo la rivoluzione di Napster non ha brillato per inventiva. Lo ricordiamo tra l'altro per Snocap: sfortunato tentativo di legalizzare la distribuzione di musica su reti peer-to-peer, poi ridottosi a servizio per vendere musica via MySpace, con scarsi risultati - o per il più recente Path.com.

Un altro nome pronto a fare un passo indietro è Eric Feng: Parker aveva acquisito il suo talento e il suo team la scorsa primavera, con l'acquisizione di Erly, startup dedita alla pubblicazione di raccolte di immagini. Di fatto, Airtime è stato messo su con la squadra gestita da Feng, che lo aveva peraltro seguito in blocco dal portale video Hulu. Se Feng dovesse andarsene, il rischio di perdere con lui altri "pezzi" importanti potrebbe diventare concreto.

In poche parole, Airtime va avanti e spera di continuare a crescere, ma per ora sembra privo di una direzione ben precisa: Sean Parker dovrà inventarsi qualcosa di più di un evento promozionale con ospiti di lusso o un banale restyling per dare credibilità e popolarità alla sua ultima creatura.

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