The Last of Us: 5 motivi per non perderlo
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The Last of Us: 5 motivi per non perderlo

Uno degli ultimi giochi in esclusiva per PlayStation 3 è un capolavoro da avere assolutamente. Ecco perché

Magari fino a oggi hai evitato di acquistare la PlayStation 3 e giustamente sembrava logico non cambiare idea a pochi mesi dal suo pensionamento. Poi esce The Last of Us (nei negozi il 14 giugno) e con esso arriva la fregatura, perché siamo in zona capolavoro e rinunciare all'esclusiva della console di casa Sony è un po' come perdersi le spiagge dei Caraibi perché non hai comprato la crema solare. Ecco cinque valide ragioni per aprire il portafogli.

1) NARRAZIONE
Qui i ragazzi del team di sviluppo Naughty Dog si sono giocati le loro carte migliori, sfornando una pietra miliare del racconto interattivo ed entrando di diritto nei libri che in futuro ripercorreranno la storia dei videogiochi. Si parte dall'idea di un mondo apocalittico e di due eroi solitari, l'indurito Joel e la giovane Ellie, costretti ad attraversare lande in rovina e zeppe di pericoli. Fin qui nulla di particolarmente innovativo. La marcia in più è come questa storia viene raccontata: i protagonisti sono tratteggiati con sapienza, la loro relazione evolve in modo convincente e il contesto rende credibile ogni loro azione e sfumatura emotiva. Funziona tutto talmente bene che dopo un po' cominci a fare inconsciamente riferimento a quanto di meglio la letteratura e il cinema hanno dedicato all'universo post apocalittico: quante volte è capitato, prima, con un joypad in mano?
In più, l'alternanza fra cut scene e parti giocate, così come alcuni cambi di marcia che non anticipiamo per evitare spoiler, rappresentano un'eccellenza senza precedenti nel mondo dei videogame.

2) COMBATTIMENTI
The Last of Us è un action survival piuttosto impegnativo. Intanto l'energia vitale si recupera solamente utilizzando un kit medico, i cui ingredienti però scarseggiano, così come sono lesinate tutte le altre cose che potrebbero renderti la vita più facile (i proiettili, ad esempio). Alternare sparatorie, fughe e momenti furtivi diventa essenziale e, sebbene l'IA talvolta perda qualche colpo, le varianti tattiche e le situazioni proposte non possono che soddisfare i giocatori che anelano una sfida come si deve. Prova a ripetere uno schermo appena completato e ti renderai conto di quanto sei stato cauto la prima volta, procedendo molto più lentamente del necessario: è il risultato della consapevolezza, maturata nel giro di pochissimo, di quanto possono essere letali gli scontri a fuoco o i combattimenti all'arma bianca. Ed è un risultato di tutto rispetto, in termini di gameplay.

3) GRAFICA
Non appena ti capiterà di ammirare un panorama verrai investito da una rivelazione: il mondo dopo l'apocalisse conserva una sua bellezza. Considerato il contesto survival, si tratta di un traguardo che è indubbiamente figlio della trama (e il candore di Ellie aiuta), ma che sarebbe stato impensabile senza spremere tutto il meglio possibile dal motore grafico della PS3.

4) MUSICA
Quando ogni elemento gira a puntino, una nota stonata può fare danni enormi. Concediti un paio d'ore di gioco e poi prova a pensare cosa sarebbe stato The Last of Us con una colonna sonora a base di un rock tamarro in stile sparatutto. Ecco, di fronte a questa orribile ipotesi puoi erigere un meritato monumento al commento musicale del compositore Gustavo Santaolalla, non a caso premiato per due volte con l'Oscar (grazie a Brokeback Mountain e Babel).

5) VIOLENZA
Argomento delicato e spesso affrontato un tanto al chilo, inseguendo facili polemiche. Ciò che conta davvero, però, è che il sangue qui non sia immotivato, che non venga utilizzato esclusivamente per cercare l'effettaccio facile. Quello di The Last of Us è un mondo devastato: se esci dalle poche zone sicure rischi di finire malissimo e pure all'interno dei luoghi recintati non è mica un eden (il gioco è Pegi 18, del resto). Chiaro dunque che di violenza ce ne sia tanta; il fatto positivo è che, appunto, non sembra mai gratuita e questa sensazione è figlia di un complesso e certosino lavoro di lima, in cerca ogni volta del giusto equilibrio. Giù il cappello.

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