Tamagotchi, il ritorno
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Tamagotchi, il ritorno

Sedici anni dopo rinasce in forma di app per smartphone

Il Tamagotchi, chi non se lo ricorda? Era un pulcino virtuale custodito in un portachiavi. Bisognava accudirlo, nutrirlo e giocarci, altrimenti c'era il rischio di farlo piangere fino a... ucciderlo. Se oggi la cosa vi fa sorridere, nel 1996 aveva un che di serio: la vita digitale era agli albori e il Tamagotchi, con il suo display rudimentale fatto di bit e bip, rappresentava un passo nel futuro. E l'idea di un portachiavi colorato, stiloso, come solo i gadget giapponesi sanno essere, e "vivo" colpì al cuore le adolescenti di tutto il mondo, generando una vera e propria mania collettiva. Col risultato che se ne vendettero 78 milioni di esemplari.

Ecco perché sedici anni dopo il ritorno del Tamagotchi fa notizia. La Bandai ha deciso di rimetterlo in circolazione sotto forma di app per gli smartphone Android (presto arriverà anche la versione iOS, ndr). Un omaggio alle adolescenti del decennio breve e un tentativo di conquistare quelle del 2013. L'app si chiama Tamagotchi L.i.f.e ., dove Life è l'acronimo di love is fun everywhere. (l'amore è divertente ovunque), ed è disponbile in versione gratis con pubblicità e a pagamento (89 cent) senza. Oggi come allora lo scopo è prendersi cura di un animaletto virtuale cliccando su dei pulsanti. Ma il Tamagotchi versione 2013 può evolversi attraverso nuovi personaggi, scenari e accessori, come avviene per gli altri giochini basati su forme di vita virtuali. E poi c'è il touchscreen che semplifica alcune operazioni.

Ma a fare la differenza sarà soprattutto internet: nel 1996 la rete non aiutò il Tamagotchi a conquistare il mondo. Non c'erano i social network dove condividere l'esperienza dell'affido virtuale. Ed è probabile che nel 2013 saranno proprio Facebook e Twitter a decidere se il Tamagotchi ha fatto bene o meno a uscire dal dimenticatoio.

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Eugenio Spagnuolo