Turismo nello spazio, le 5 cose da sapere
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Turismo nello spazio, le 5 cose da sapere

Quando si parte, quanto costa il biglietto, fin dove si potrà arrivare, che addestramento serve e quali sono i rischi di un viaggio tra le stelle

Ci sono frammenti di splendido incanto, momenti di deliziosa sospensione nel kolossal Interstellar firmato da Christopher Nolan. Attimi in cui s’ignorano gli intrecci densi della trama per godersi lo spettacolo della Terra vista dall’altissimo, da una prospettiva che la raccoglie e la contiene tutta dentro l’abbraccio di uno sguardo. Istanti in cui ci si chiede quanto suggestivo e unico sarebbe essere lì per davvero. Vedere il mondo dalle stelle senza il filtro della telecamera e le lenti di un regista. Viaggiare nello spazio è un sogno stracarico di fascino che non si ammacca, rimane in orbita, nonostante la recentissima tragica esplosione della navetta targata Virgin Galactic. Nessuna marcia indietro: il patron Sir Richard Branson va avanti. E accanto a lui altre compagnie già vendono biglietti per aspiranti e danarosi astronauti. Ecco tutto quello che c’è da sapere. 

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Quando si decolla (in verticale)

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La data di accensione dei motori sembra essere davvero dietro l’angolo. La SpaceShipTwo della Virgin Galactic sarà ufficialmente inaugurata nella primavera del 2015, con a bordo Richard Branson in persona assieme al figlio. L’operazione è chiara: metterci la faccia, e tutto il corpo, per dimostrare che il viaggio è sicuro. Che non c’è niente da temere. D’altronde le prenotazioni raccolte dal magnate sono circa 800. Un affare da 200 milioni di dollari, per non parlare del ritorno d’immagine vista la quantità di vip coinvolti nell’iniziativa, a cominciare dalle superstar del pop Lady Gaga e Justin Bieber. Da giugno del 2015 in poi, comunque entro dicembre, dovrebbe salpare l’offerta della Xcor Aerospace, mentre nel 2018 si dovrebbero poter raggiungere addirittura i dintorni della luna grazie alla Space Adventures. Per la World View Experience a 100 mila piedi di altezza dalla superficie della terra, disco verde nel 2016. È evidente che ci siamo. O quasi.  

Quanto costa

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Come succede per il trasporto aereo tradizionale, le compagnie tendono a farsi una discreta concorrenza sui prezzi. La premessa, abbastanza ovvia, è che l’esperienza resta appannaggio di una élite curiosa e spendacciona, ma comunque esiste una certa segmentazione. La Virgin Galactic è senza dubbio la più dispendiosa, poiché il biglietto costa ben 250 mila dollari, quasi 200 mila euro. Quanto un appartamento di medie dimensioni nella semiperiferia di Roma. Più abbordabile, diciamo così, il tagliando delle altre: 100 mila dollari per la Xcor, 75 mila per la World View Experience. Non sono chiare le tariffe della SpaceX sul suo mezzo orbitale, il Dragon. Non ci sono conferme ufficiali, ma secondo alcune fonti l’offerta base potrebbe partire da 20 mila dollari a persona a patto di riempire un abitacolo di sette passeggeri. Il che davvero segnerebbe una svolta nel settore. Il biglietto verrebbe grosso modo quando un tagliando di andata e ritorno in First Class per un volo transoceanico comprato all’ultimo momento. Cabine che solcano i cieli tutt’altro che vuote, segno che una clientela potrebbe esistere eccome.

Fino a dove si può arrivare

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Spesso il prezzo è proporzionale alla quota che la navicella promette di raggiungere. La World View Experience (75 mila dollari) sale fino a 30 chilometri, rimane in orbita per un’ora e mezza circa, poi riscende. Tra andata, soggiorno nello spazio e ritorno vanno via fino a sei ore. La Xcor (100 mila) raggiunge i 103 chilometri ma per un tempo più ridotto, fino a 6 minuti, quanto basta per scattare qualche foto da postare in tempo reale sui social network o un selfie ad altissima quota. Parecchio ambizioso il programma della Space Adventures, che promette entro quattro anni passeggiate nello spazio, quindi di fatto di poter abbandonare lo shuttle e fluttuare nello spazio, oppure, molto di più: «Usando collaudati veicoli spaziali russi porteremo due privati e un cosmonauta professionista… a 100 chilometri dalla superficie della luna». Con la benedizione, nientemeno, dell’astronauta Buzz Aldrin, il secondo uomo ad aver calpestato il suolo lunare: «Questa missione» ha commentato Aldrin «è un’opportunità unica per un privato cittadino per diventare uno dei grandi esploratori del 21esimo secolo». Infine, anche il volo della SpaceShipTwo della Virgin Galactic dovrebbe superare i 100 chilometri di altezza.    

Che addestramento serve

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Alcune di queste proposte sono adatte a chiunque, non richiedono nessuna preparazione a monte. La cabina della World View Experience, per esempio, è pressurizzata e dunque è paragonabile in toto a quella di un aereo. Sponda XCor, invece, sbandierando lo slogan «Questo non è un picnic!» e offrono training su misura in un simulatore, per ricreare a terra le condizioni che si troveranno nello spazio, dall’assenza di gravità fino ai contraccolpi di accelerazioni improvvise e molto potenti. In generale è obbligatoria una visita medica che attesti la tenuta cardiaca, che occhi e orecchie funzionino a dovere, che si goda di uno stato di salute buono. Non serve essere fanatici del body building, però occorre dimostrare di essere in grado di possedere una certa elasticità fisica. Ovvio che per i viaggi più lunghi, incluso quello fino alla luna, è richiesta una preparazione molto più severa e accurata, banalmente perché il trasbordo si prende una considerevole fetta di tempo non esattamente nel massimo del comfort. Niente bambini, è obbligatorio essere maggiorenni. E, aggiungiamo noi, possedere una certa predisposizione a trattenere i bisogni primari. Detto con eleganza, non si potrà usufruire del bagno per un minimo di sei ore.    

Quanto è pericoloso

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La domanda è legittima, la risposta ardua. Prima dell’incidente che è costato la vita a un pilota e il ferimento dell’altro, la Virgin Galactic predicava (e ancora predica) la sicurezza del viaggio in orbita. Le variabili sono tantissime, gli imprevisti dietro l’angolo, ma c’è un dato su tutti che conforta oppure no, questioni di punti di vista: dall’inizio della sua storia, quando insomma la tecnologia non era sviluppata come oggi, la Nasa ha perso circa il 3 per cento degli astronauti che ha spedito nello spazio. Novantasette su cento sono tornati a casa tutti interi, gli altri purtroppo no. Ognuno farà i suoi calcoli, economici e non, prima di decidere se diventare o meno il protagonista di un’esperienza alla Interstellar.   

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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