Ma Nokia era già di Microsoft
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Tecnologia

Ma Nokia era già di Microsoft

Ecco perché la fusione fra le due società era già scritta ben prima dell'annuncio ufficiale

La notizia della settimana, ma anche quella del mese e probabilmente dell'anno è l'acquisizione di Nokia da parte di Microsoft  un annuncio che ha sorpreso un po' tutti, utenti e addetti ai lavori. D'accordo che Nokia non è più quella di un tempo ma nessuno forse immaginava che avrebbe venduto in tempi così rapidi i gioielli di famiglia (la divisione dei telefonini e dei servizi). E poi, ammettiamolo, molti di noi facevano un po' il tifo per Nokia, un po' ragioni nostalgiche (chi fra gli over 30 non ha mai avuto almeno un cellulare Nokia in vita sua?) e un po' perché rimaneva l'ultimo rappresentante del Vecchio Continente a competere in un settore, quello delle tecnologie mobili, ormai dominato dalle aziende americane e asiatiche.

Ma ragionando a menta fredda la notizia sorprende fino a un certo punto. Perché in fondo la mega-fusione era quanto di più logico ci si potesse aspettare dopo lo storico accordo del febbraio 2011, quando cioè Nokia annunciò al mondo di aver scelto Windows Phone come piattaforma per lo sviluppo della sua nuova progenie di cellulari touch (Lumia).

Cominciamo dalla testa. A guidare Nokia negli ultimi due anni è stato un certo Stephen Elop, ex manager di Microsoft (secondo molti fra i cinque candidati più accreditati a succedere al dimissionario Steve Ballmer sulla poltrona più importante di Redmond), uno che non ha mai nascosto il suo desiderio di arrivare a una sinergia sempre più profonda fra le due società. Del resto se i telefonini Nokia rappresentano allo stato attuale circa il 90% dei Windows Phone in circolazione significa che quello fra Nokia e Microsoft è stato ben più di un semplice rapporto fra azienda e fornitore, ma un vero e proprio asse strategico.

E poi, naturalmente ci sono i soldi di mezzo. Negli ultimi due anni Microsoft ha versato circa 250 milioni di dollari a trimestre nelle casse di Nokia: finanze per alimentare il business della società finlandese nel settore dei Windows Phone o una sorta di acconto per l'acquisto finale della società? La cifra dell'operazione (poco più di 5 miliardi di dollari) fa propendere per la seconda ipotesi. In fondo Motorola – società rispettabilissima ma non certo blasonata come Nokia – è costata a Google 11 miliardi dollari. La stessa Microsoft per accaparrarsi Skype (azienda che non può certo vantare la storia, la tradizione e soprattutto i brevetti di Nokia) ha sborsato 8,5 miliardi di dollari.

Insomma, vien da pensare che l'atto di compravendita fra le due società sia stato siglato in verità ben prima della formalizzazione ufficiale di martedì.

Significa che non cambierà nulla? Non proprio. Per quanta autonomia possa rimanere ad Espoo, Nokia diventerà a tutti gli effetti una controllata di Microsoft. Che dal prossimo anno potrà disporre di una braccio hardware capace di tradurre in prodotti tutti gli sforzi della propria divisione software.

L'impressione è che Microsoft abbia voluto acquisire Nokia per avvicinare il suo modello di business a quello di Apple, società che fa della commistione fra hardware e software il suo punto di forza. Per dirla in parole povere Microsoft vuole essere qualcosa di più di una software-house, vuole diventare una società capace di portare sul mercato prodotti finiti con un'identità ben precisa e unitaria, all'interno come all'esterno.

Ce la farà? La storia ci insegna che raramente i matrimoni fra due società in difficoltà sono vincenti (per non tornare troppo indietro nel tempo basti pensare al sodalizio fra Hp e Palm). Ma è anche vero che Microsoft ha tempo, idee e capitali per trovare la quadratura del cerchio. Anche per oggetti molto rettangolari come gli smartphone e i tablet.

 

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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