Su Vine c’è (anche) il porno. Apple come la mettiamo?
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Su Vine c’è (anche) il porno. Apple come la mettiamo?

La nuovissima app per i video-tweet - disponibile dalla scorsa settimana su App Store - straborda di contenuti a luci rosse. A rigor di logica Cupertino dovrebbe cancellarla dall'App Store, a meno che...

C’è un'app per tutto, tranne che per il porno. Ormai lo sanno tutti: guai a portare applicazioni a luci rosse nel pudicissimo iOS. C’è scritto a caratteri cubitali fra i dieci comandamenti del bazàr di Cupertino: "Le applicazioni che contengono materiale pornografico verranno rifiutate".

Ma cosa succede se una app nata per tutt’altra finalità diventa comunque un vettore di materiale a luci rosse?

Prendiamo Vine , per esempio, la neonata applicazione per iPhone e iPad che permette di caricare video di sei secondi da condividere su Twitter. Sarebbe l’applicazione perfetta per i gadget della Mela -  accattivante, intuitiva, concepita ad hoc per i dispositivi mobili – se non fosse per un piccolo particolare: gli utenti sono liberi di caricarci sopra di tutto, anche filmati porno. E non serve nemmeno frugare troppo per trovarli; basta digitare l’hashtag #porn per avere uno dopo l’altro tutti i miniclip scottanti postati dagli utenti.

E quindi? Cosa farà Apple? A rigor di logica, Vine e tutti i suoi utenti (arrapati o meno) andrebbero sbattuti fuori dall’App Store. Non serve andare troppo indietro nel tempo per trovare precedenti simili. Qualche ora fa 500px, una delle più note applicazioni di photo-sharing, è stata "bannata" dai censori di Cupertino per un peccato molto più veniale: permetteva agli utenti che avessero attivato un’apposita opzione dal proprio profilo di vedere immagini di nudo artistico.

C’è un aspetto però che crea un certo imbarazzo ai piani alti della società californiana. Vine è un’applicazione di proprietà di Twitter; chiuderla significherebbe di fatto dichiarare guerra a uno dei pezzi pregiati dell’App Store. E se fra i due mali – il porno da un lato, la possibilità di rompere con Twitter dall’altro – Apple scegliesse per una volta il minore (il porno)? A quel punto mezzo mondo insorgerebbe contro la Mela accusandola di adottare due pesi e due misure.

No, vien più facile pensare che Tim Cook e soci sceglieranno ancora una volta la strada della censura. Più semplice, più garantista, più jobsiana. Poco importa se gli utenti Apple continueranno a cercare (e trovare) il porno direttamente da Safari.

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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