Steve Ballmer, come ha portato Microsoft in serie B
Tecnologia

Steve Ballmer, come ha portato Microsoft in serie B

Da Windows Vista a Surface passando per lo Zune: ecco gli errori strategici più gravi dell'erede di Bill Gates

Steve Ballmer è diventato amministratore delegato di Microsoft nel gennaio del 2000, ed ha passato oltre tredici anni alla guida dell'azienda prima di annunciare le dimissioni. È innegabile che in questo periodo ha ottenuto risultati finanziari eccellenti, facendo lievitare il fatturato da 25 a 70 miliardi di dollari annui e i ricavi del 215 percento.

Ma ha anche dimostrato a più riprese di non essere in grado di prevedere, capire o sfruttare alcune delle più interessanti opportunità di mercato che si sono create nell'ultimo decennio (motori di ricerca, musica e contenuti digitali, smartphone e tablet), opportunità che non solo hanno fatto la fortuna della concorrenza, ma che mettono sempre più in ombra il futuro di Microsoft.

La Microsoft di Ballmer ha sfruttato la sua posizione dominante nell'informatica spremendo magistralmente Windows e (soprattutto) Office, ma proprio questa sua dedizione è stata anche il suo maggior punto debole: alle prese con un immobilismo cronico, raramente ha prodotto qualcosa di nuovo e attuale (Xbox), riducendosi nel migliore dei casi ad essere un inseguitore tardivo di idee e successi degli altri (Bing, Azure, Windows Phone).

È difficile dire quali errori siano direttamente imputabili all'arroganza di Ballmer, quali alla presenza ingombrante di Gates (che è definitivamente andato via da Microsoft solo nel 2008) e quali siano il risultato di un'azienda divisa in settori in forte competizione tra loro e poco interessata a mettere in dubbio lo status quo (come ha invece fatto Apple). Detto questo, ecco alcune mosse indubbiamente sbagliate che hanno danneggiato l'azienda, sia nell'immagine che a livello economico.

Windows Vista

La seconda versione di Windows ad essere resa disponibile durante l'era Ballmer è stata una debacle su vari fronti. Annunciato e rinviato più volte, Vista è arrivato più di cinque anni dopo Windows XP, senza alcune delle caratteristiche già annunciate, con altre presenti ma disponibili solo su PC recenti (e potenti), appesantito da un macchinoso sistema di "attivazione" antipirateria e da un nuovo modello di sicurezza frustrante e tutt'altro che trasparente per l'utente, interpellato di continuo per tutte le scelte e le autorizzazioni. 

Open Source

Nel 2001, durante un'intervista, Ballmer ha definito Linux come "un cancro". Dopo aver contrastato per anni con tutte le forze l'ascesa dell'open source, nel 2010 Microsoft si è arresa, ammorbidendo i toni e lanciando le sue prime iniziative "aperte". Ma ormai era troppo tardi: in questi anni l'adozione del software open e free sul desktop e in particolare in ambito server è stata adottata (e continua ad asserlo) da migliaia di clienti grandi e piccoli che l'hanno preferito alle soluzioni proprietarie di Microsoft.  

Musica e contenuti digitali

La risposta ad Apple è stata tardiva e confusa. Un anno dopo l'esordio dell'iTunes (Music) Store, Microsoft ha tentato di replicare la formula di Windows, con la certificazione PlaysForSure, puntando su un gioco di squadra con produttori di lettori e servizi online. L'iniziativa è stata un tale insuccesso che Microsoft stessa non ha usato PlaysForSure per il suo anti-iPod, un dispositivo voluminoso e di colore marrone chiamato Zune, lanciato sul mercato nel 2006 - cinque anni dopo l'iPod - e ritirato nel 2011. 
Attualmente Microsoft si limita ad offrire contenuti digitali agli utenti di Xbox e Windows Phone mentre Apple, Amazon, Google e Barnes and Noble dominano la distribuzione digitale online. 

Gli smartphone

Nel gennaio 2007, dopo la presentazione dell'iPhone, Steve Ballmer ha affermato di essere molto soddisfatto della strategia della propria azienda e qualche mese dopo affermava che il cellulare di Apple "non ha nessuna chance di conquistare una fetta significativa di mercato. Nessuna.".
Tre anni dopo è risultato evidente che la strategia andava ripensata, guardando proprio al nuovo arrivato: il sistema operativo per cellulari Windows Mobile - da usare con una penna - è stato dismesso a favore di uno completamente nuovo basato sull'interazione multi-touch.
Il risultato è che la strada di Windows Phone è tutta in salita, e per ora è faticosamente riuscito a conquistare solo un terzo posticino in un ghiotto mercato i cui quasi tutti proventi vengono spartiti tra due soggetti: Samsung, che usa il sistema operativo sviluppato da Google, ed Apple.

Office Online

Nel 2006 Google ha rilevato Writely e l'anno seguente ha lanciato la prima versione della sua suite gratuita di produttività da usare via browser, Google Docs (ora disponibile come parte di Google Drive). Microsoft ha sottovalutato la minaccia. Era sicura dell'imbattibilità del suo Office, tecnologicamente superiore, contava sull'ampia diffusione dei formati proprietari come il DOC e l'XLS ed era al contempo timorosa di cannibalizzare le lucrose vendite del suo pacchetto con una versione online. 
Le Office Web Apps sono infine arrivate nel 2010, e quest'anno, con Office 2013 e Office 365, Microsoft ha finalmente proposto una formula che contempla Internet e i dispositivi "mobile", ma nel frattempo le soluzioni di Google (e di Apple) sono sempre più complete e versatili e soddisfano le esigenze di una fetta crescente di utenti, che può fare a meno di Word, Excel & C

I tablet

La primissima versione di Windows per tablet, Windows Pen Computing, è del 1991, ma il vantaggio storico di Microsoft è svanito nel nulla con l'arrivo dell'iPad nella primavera del 2010. Come nel caso dell'iPhone (e di Google Docs), la strategia di Ballmer è stata quella di bollare i tablet di Apple come giocattoli inadatti a soddisfare le esigenze degli utenti PC. La soluzione? Ripensare Windows in chiave touch, un'idea tanto buona sulla carta, che però ha mostrato i suoi limiti nell'implementazione su tablet.
Surface, il tablet prodotto direttamente da Microsoft, è stato un'ulteriore e costosamossa falsa. Microsoft ha confuso l'utenza con due versioni di Surface basate su architetture diverse, ARM e x86, carenti una nel parco software e l'altra nell'autonomia, sostenendo una perdita di 900 milioni di dollari e riuscendo inoltre a irritare i partner hardware a cui dovrebbe vendere il sistema operativo.

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Nicola D'Agostino