Spritz, la prima app che legge al posto tuo
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Spritz, la prima app che legge al posto tuo

Una nuova applicazione consente di arrivare a leggere 600 parole al minuto. Il testo si sposta automaticamente sotto l'occhio dell'utente minimizzando le tempistiche. Ma una modalità lettura così bulimica, rischia di essere inutile

Negli Stati Uniti, è noto, qualunque cosa può diventare oggetto di competizione. A dire il vero, l’intero organigramma dei rapporti interpersonali può essere reinterpretato sotto la lente della competitività. C’è chi lotta per avere una macchina più grande della tua, chi vive una vita per coltivare il pomodoro più ciccione della storia, chi vive nell’ansia di trasformare in profitto ogni istante della propria giornata.

A Salt Lake City, un gruppo di ricercatori ha deciso di fare leva su questa tendenza in un ambito ancora inesplorato: quello della lettura. Le nuove tecnologie consentono di velocizzare qualunque aspetto della vita lavorativa e personale, ma per leggere un libro ci vuole ancora la stessa quantità di tempo che ci voleva ai tempi del telegrafo . Così, Frank Waldman e Maik Maurer hanno deciso di creare un’app che dovrebbe consentire a chiunque di leggere fino a 600 parole al minuto (la lunghezza di questo articolo), e di chiamarla Spritz .

Per raggiungere un simile risultato, Waldman e Maurer hanno studiato nel dettaglio i processi mentali correlati alla lettura, e hanno scoperto che l’80% del tempo richiesto dalla lettura viene portato via dalla necessità di spostare lo sguardo da una parola all’altra e riconoscere un particolare punto della parola chiamato ORP (Optimal Recognition Point), che consente al nostro cervello di riconoscere il termine in questione. I due ricercatori hanno allora pensato di minimizzare questo processo, creando un algoritmo che presenti le parole di un testo a una data velocità, posizionandole sempre con l’ORP a favore di pupilla.

Sostanzialmente, con Spritz non è più il lettore a spostare gli occhi da una parola all’altra, ma è il testo stesso a scorrere sotto lo sguardo del lettore. In questo modo, promettono Waldman e Maurer, un utente, che mediamente legge a un ritmo di 220 parole/minuto, può imparare a triplicare la sua velocità di lettura nel giro di pochi minuti.

Ricordo che quando ancora ero all’università, durante le lunghe notti in bianco che precedevano gli esami più tosti, avrei pagato fior di euro per avere a disposizione un sistema che aumentasse la mia capacità di accumulare nozioni. Sognavo fantascientifici macchinari in grado di inocularmi in un lampo quello che avrei dovuto apprendere in ore di studio, un po’ come succedeva in Matrix o, alla peggio, in AranciaMeccanica. Poi, per fortuna, ho capito che un simile macchinario sarebbe risultato del tutto inutile.

Esiste una differenza abissale tra leggere e ingurgitareparole. Dal momento che non siamo acritici calcolatori capaci di incamerare dati in maniera diretta, per apprendere informazioni – e farlo in modo da poterle poi rielaborare, correlare, catalogare - il nostro cervello ha bisogno di creare connessioni neurali specifiche, e per farlo ha bisogno di avere il tempo per ragionare intorno a un contenuto, contestualizzarlo, trovargli uno spazio intellettivo sufficientemente fertile perché quel contenuto non scivoli via come acqua su una pietra liscia. Questo discorso vale ancora di più per la lettura di romanzi, un processo attivo che richiede una partecipazione da parte del lettore, senza la quale l’ingranaggio narrativo non può funzionare.

Negli ultimi tempi è circolato un discusso articolo di Julien Smith, in cui si invitava i lettori a macinare un romanzo via l’altro, imponendosi sessioni di lettura di 40 pagine al giorno, quasi leggere fosse una prescrizione da dietologi dell’intelletto. Ecco, chi pensa che un’app come Spritz possa aiutare a diventare lettori migliori, sta per pigliare un granchio bello grosso.

Certo, l’intuizione di Waldman e Maurer è interessante, e potrà tornare utile per velocizzare e semplificare la lettura di SMS, email e informazioni usa e getta su dispositivi mobile di piccole dimensioni. Ma leggere, come del resto scrivere , richiederà sempre un tempo non definibile e, soprattutto, poco adattabile a un’utenza votata alla competitività, che ancora si ostina a confondere “progresso” con “velocità”.

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Fabio Deotto