Sony e Disney testano il cinema a domicilio
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Sony e Disney testano il cinema a domicilio

In Corea del Sud è possibile noleggiare online le pellicole in contemporanea alla loro uscita cinematografica. L'esperimento è finalizzato a combattere la pirateria, ma potrebbe dar corso a un nuovo modo di fruire il cinema

C’era una volta il cinema. Quando risparmiavi soldi per una settimana aspettando le nuove uscite del venerdì. Quando sul biglietto c’era scritto che lo spettacolo iniziava alle 22, e iniziava alle 22.05 (se ti andava male anche alle 21.55). Quando più di sei euro non dovevi sganciare, e non c’era pericolo che una scena venisse spezzata a metà per proporti una “pausa relax” e istigarti al consumo di pop-corn da 5 euro il cestello.

Poi è arrivato Internet, e l’ADSL, e il peer-to-peer, e i portali per lo streamingillegale. Terrorizzata da una tendenza che sembrava inarginabile, l’industria cinematografica ha cominciato a fare di tutto per massimizzare i profitti sulla pelle di quelli che ancora andavano in sala. È arrivato così il 3D, con i suoi occhialini, i prezzi gonfiati e i conseguenti mal di testa; e le anticamerepubblicitarie da 20-30 minuti; e la rotazione rapidissima di film che a volte rimangono nelle sale poco più di una settimana. Il risultato: piuttosto che pagare 11 euro per vedere un film in 3D (spesso la versione 2D non è disponibile), i potenziali spettatori oggi si accontentano di aspettare l’home-video, o nel peggiore dei casi, continuano a scaricare selvaggiamente versioni a bassa qualità.

Ma ora, dopo aver camminato sul posto per quasi dieci anni, i grandi colossi dell’industria cinematografica sembrano aver trovato il coraggio di rischiare. È notizia di queste ore che Sony e Disney hanno lanciato un esperimento in Corea del Sud, che punta a mettere a disposizione per il noleggio pellicole che ancora non hanno abbandonato le sale di proiezione.

Così, in Corea del Sud titoli come Ralph Spaccatutto, Brave e Django Unchained sono stati resi disponibili per la fruizione tramite internet, abbonamento via cavo o satellitare quando ancora erano reperibili in sala. Si tratta solo di un esperimento (Disney aveva fatto qualcosa di simile in Portogallo, nel 2011, limitatamente a un solo titolo) che Disney e Sony hanno deciso di circoscrivere ai soli confini coreani. Non è un caso, negli ultimi cinque anni il paese asiatico ha registrato un vertiginoso incremento della pirateria e una parallela crescita del mercato video on-demand. In poche parole: sempre meno coreani vanno al cinema, sempre di più si dimostrano interessati al noleggio online o, in caso di assenza dei titoli cercati, alla pirateria.

La mossa dei due colossi è sostanzialmente un tentativo di arginare il fenomeno pirateria che consente loro di testare nel contempo quanto possa essere profittevole questo nuovo sistema di vendita. Tuttavia, se a Seoul questo approccio ha qualche chance di successo, lo stesso non vale per gli Stati Uniti, dove gli studios di Hollywood non hanno mai dimostrato entusiasmo verso questo genere di sperimentazione. Ciò non esclude che di qui a qualche anno ci potremmo trovare nella situazione di poter decidere se spendere i nostri soldi per prenotarci un posto in sala o se guardarci la stessa pellicola direttamente a casa nostra.

Cosa significa questo? Che il cinema come lo conosciamo è destinato a scomparire? Difficile. Per quanto l’industria cinematografica possa essere in crisi, i dati relativi alle vendite di biglietti parlano chiaro: nonostante internet, nonostante i prezzi gonfiati e la diffusione di Blu-Ray e Home Theather, la gente continua ad andare in sala. È vero, negli Stati Uniti per il 2013 si prevede una vendita di 1,19 miliardi di biglietti, mentre nel 2002 il totale aveva toccato quota 1,58 miliardi. Ma è anche vero che nel 1995 non si sono venduti più di 1,21 miliardi biglietti, con un ricavo che è quasi la metà di quello che oggi viene rastrellato annualmente (5,29 miliardi di dollari contro i 9,48 miliardi previsti per il 2013).

Perciò, anche nel caso in cui l’esperimento coreano si riveli un successo, difficilmente la gente smetterà di andare al cinema per rintanarsi in casa, sola, ad affondare la schiena nel divano davanti a uno schermo piatto. Le luci spente in sala, lo schermo enorme, il sonoro avvolgente e tutti gli aspetti tecnici e sociali che caratterizzano il rito collettivo del cinema, non potranno mai essere veicolati on-demand.

 

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Fabio Deotto