Softonic, il tempio del download legale
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Softonic, il tempio del download legale

Occupa cinque piani a nord di Barcellona la sede di uno dei principali portali che distribuisce software nel mondo e che oggi festeggia i 15 anni di storia con numeri da record: 130 milioni di utenti unici al mese, 4 milioni di programmi scaricati ogni giorno e quasi 300 dipendenti di 32 nazionalità diverse. Panorama.it ha intervistato il suo fondatore, Tomás Diago

È una via di mezzo tra un’assemblea delle Nazioni Unite e l’ufficio dei sogni, quello dove chiunque sarebbe felice di lavorare. Su ognuno dei grandi tavoli ci sono delle bandierine che omaggiano e identificano la nazionalità dei ragazzi seduti davanti ai computer: sono 32 i Paesi rappresentati, per oltre 290 addetti in tutto. Giovani per la maggior parte, visto che l’età media supera appena i trent’anni. Intorno, in puro stile Google, anzi forse con qualche licenza maggiore, ecco le stanze per rilassarsi, divertirsi, staccare un po’ la spina: una con le sedie per i massaggi e la cromoterapia; un’altra con le console dei videogiochi, il flipper, il calcio balilla, il ping pong; un’altra ancora piena di libri e riviste. E ancora due mense, quattro caffetterie, qui e lì, alle pareti, alcune frasi che tirano su l’umore e stimolano qualche riflessione. Tra le tante: «Believe in/and respect people», ovvero «Credi nelle persone e rispettale». Oppure, un laconico: «Credibility», «credibilità», che già basta come manifesto.

Siamo nella zona nord di Barcellona, in un palazzo a vetri dove, in 6 mila metri quadri distribuiti su cinque piani, ha sede Softonic , una delle principali aziende al mondo per la vendita e il download sicuro di software, il leader indiscusso in Europa e America Latina. Un primato che è figlio di una storia solida alle spalle, iniziata nel 1997 e arrivata nel 2012 a festeggiare i quindici anni con numeri impressionanti: 130 milioni di utenti unici al mese, 4 milioni di programmi scaricati ogni giorno grazie a un catalogo di 160 mila titoli per Windows, Mac e cellulari. Ma non programmi qualunque: oltre a essere divisi per categorie sono stati selezionati a monte, testati e persino recensiti. Così ognuno sa con certezza cosa sta prelevando, cosa potrà farci e senza timori per la presenza di virus (lo scan dei file, per capirci, avviene con 30 antivirus differenti). E se chi naviga ha poca dimestichezza con l’inglese, non c’è nulla da temere. Le pagine sono disponibili in numerose lingue, italiano incluso. Negli uffici di Softonic, infatti, lavora un gruppo di nostri connazionali, che curano e localizzano i contenuti per il nostro Paese.

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Ad aver messo in piedi una macchina così elaborata è stato Tomás Diago quando, poco più che ventenne, ha raccolto questa sua idea in una tesi di laurea. Nemmeno nelle sue più rosee previsione avrebbe potuto immaginare che Softonic sarebbe diventato una realtà di livello mondiale. Che oggi, in una Spagna duramente colpita dalla crisi, la sua creatura va in forte controtendenza: continua a investire, ad ampliarsi, ad assumere. Il nuovo piano degli uffici di Barcellona, il quinto, è stato inaugurato a fine luglio, mentre lo staff è cresciuto del 25 per cento negli ultimi dodici mesi. «Certo, l’inizio non è stato facilissimo» racconta Diago a Panorama.it. «L’intuizione di mettere dei programmi nello stesso luogo virtuale, razionalizzandoli, è piaciuta subito e ci ha permesso di decollare in termini di traffico. Ma non riuscivamo a far soldi, a monetizzare quel traffico». Decisiva fu l’aggiunta di un team dedicato alle vendite: «Perché, sì» chiosa il fondatore «la passione, il gusto per l’eccellenza contano, ma è fondamentale anche concentrarsi sugli obiettivi».

Obiettivi che Softonic ha ben chiari in testa. Localizzare i contenuti, generare traffico, vendere software che include anche i videogiochi. Fornire recensioni di qualità ma stimolare anche il dibattito, coinvolgendo gli utenti, spingendoli a dire loro. Creando insomma delle connessioni di sapore social che spingono a frequentare il sito più volte, non solo a capitarci per caso. Generando, a pioggia, maggiori introiti grazie alla pubblicità presente sul portale. «La vera forza è però un’altra: ci siamo accorti che, per quanto ogni mercato fosse diverso, il modello era riproducibile e dava frutti. Ci ha dato la spinta giusta per esplorare nuovi terreni» dice Diago, che negli anni ha aperto sedi a San Francisco, Shanghai, Tokyo e di nuovo in Spagna, a Madrid. E va ancora oltre: «Nel tempo siamo diventati dei talent scout del miglior software. Oltre a proporre quello più noto e ricercato, incitiamo i piccoli sviluppatori a mandarci le loro proposte, che le nostre redazioni testano e valutano con la consueta professionalità e il loro spirito d’indipendenza. Ubbidiamo a dei criteri precisi, cerchiamo di essere il più possibile oggettivi».

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Il futuro per Softonic, che oggi è una vera e propria oasi del download legale, dove tutto è trasparente, passa dal mondo mobile e dalla voglia di totalizzare numeri sempre più importanti. La domanda dunque è d’obbligo: c’è futuro per il software tradizionale? Lo sviluppo delle applicazioni cloud, soprattutto quelle standardizzate, di massa, con pacchetti di programmi già presenti di serie, rappresenta una minaccia? Tomás Diago alza gli occhi, ci riflette qualche secondo, poi risponde: «Non abbiamo paura del cloud. Quello che conta è il contenuto, non il contenitore in cui si sviluppa. Gli utenti avranno sempre bisogno di aiuto per scoprire nuovo software, per distinguere quello valido da quello meno valido. E noi saremo lì per aiutarli».  

Twitter: @marmorello

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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