Google Mine, una piattaforma per lo scambio e la condivisione di oggetti reali
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Tecnologia

Google Mine, una piattaforma per lo scambio e la condivisione di oggetti reali

Google sta sperimentando una nuova piattaforma in cui l'utente può organizzare, recensire e condividere con i contatti Google+ qualunque tipo di oggetto fisico. Una sorta di Craiglist formato Google volta a promuovere il consumo collaborativo in rete

Se davvero, come diceva il saggio Tyler Durdenle cose che possiedi, alla fine ti possiedono”, allora tanto vale organizzarle, catalogarle, renderle il più social possibile e, all’occorrenza, condividerle fisicamente con altre persone, in modo che finiscano per possedere qualcun altro. Potrebbe essere una buona filosofia da applicare a Google Mine, un nuovo servizio a cui Google sta lavorando e del quale in queste ore sono trapelate alcune immagini.

Stando alle informazioni reperite da Google Operating System , sito non ufficiale che si occupa di portare alla luce indiscrezioni e notizie sulle novità Google in corso d’opera, Google Mine sarà una sorta di Craiglist integrato in Google+ che consentirà agli utenti Google di creare una sorta di scaffale virtuale in cui organizzare (e mettere in mostra) tutti i propri effetti personali.

Google Mine ti consente di condividere con gli amici una lista di cose da te possedute e tenerti aggiornato su quello che i tuoi amici stanno condividendo” si legge su una schermata della versione di prova che Google starebbe testando in questi giorni “Ti consente di controllare con quali cerchie di Google+ condividi un oggetto, ti permette inoltre di valutare e recensire questi oggetti, di caricare foto che li ritraggano e postare aggiornamenti sullo Stream di Google+.

Sarà inoltre possibile creare una “lista dei desideri” in cui elencare le cose (un DVD, un libro, una Fender Stratocaster, un paio di Doc Marteens...) che si vorrebbero avere. Tra le possibilità esplorate da Google Mine c’è infatti anche quella di mettere in contatto utenti che vogliano regalare, prestare o vendere degli oggetti fisici, sfruttando l’infrastruttura di connessioni di Google+.

Ancora Google non ha confermato né smentito l’intenzione di lanciare in futuro Google Mine, il che significa che le schermate trafugate dal blog Google Operating System rispecchiano semplicemente uno dei progetti su cui Big G investe tempo e denaro, e che potrebbe tranquillamente finire chiuso a chiave dentro uno dei tanti cassetti di Mountain View. Nel caso in cui però Mine sia effettivamente destinato a entrare a far parte del novero di servizi Google, ci troveremmo di fronte a uno dei primi tentativi di creare una piattaforma destinata alla promozione del cosiddetto consumo collaborativo .

Dicesi consumo collaborativo un modello economico basato sullo scambio, in particolare sullo scambio di beni, servizi e conoscenze. Di social network destinati allo scambio ne esistono già, come ad esempio SkillShare , BarterQuest e ZipCar , si tratta tuttavia di servizi finalizzati allo scambio di beni o prestazioni specifiche, Google Mine invece potrebbe essere la prima piattaforma ad applicare questo modello a livello di massa.

Tuttavia, consumo collaborativo a parte, sorge piuttosto spontanea una domanda: a parte i disposofobici latenti, chi può avere interesse a creare liste delle cose che ha, che vorrebbe avere e che ha avuto, per poi addirittura recensirle? Google, ad esempio. Nel mondo dell’advertising online, infatti, non c’è niente di più prezioso dei dati riguardanti le tendenze di consumo degli utenti. Creando un’infrastruttura che induca gli utenti a dettagliare i propri acquisti, i propri averi e, soprattutto, le cose che vorrebbero possedere, Google sarebbe in grado di creare vie preferenziali per scoccare annunci pubblicitari mirati ai propri utenti (un po’ come fa Amazon).

 

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Fabio Deotto