Facebook, ecco perché Graph Search dovrebbe far paura a Google
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Facebook, ecco perché Graph Search dovrebbe far paura a Google

Non è un motore di ricerca vero e proprio, ma per certi versi Graph Search è qualcosa di più. Un sistema di raccomandazioni e risultati personalizzati che Google ancora non può battere, e che gli inserzionisti adoreranno

Più che una sfida a Google, la nuova ricerca di Facebook sembra una sfida ad Airtime, il servizio di videochat di Sean Parker che permette di conoscere altre persone sulla base degli interessi comuni. Ma non fatevi fregare dalle apparenze, per quanto social e Facebook-centrica la nuova Graph Search possa apparire, in realtà è un colpo sotto la cintola a Google. E un colpo bello insidioso.

Tanto per cominciare, Facebook ha affidato la nuova delicata creatura a due ex-Googler, Lars Rasmussen e Tom Stocky. Sono i due buontemponi che sorridono in uno dei video di presentazione della nuova funzionalità. Rasmussen era uno dei responsabili di Wave, il servizio messo in soffitta da Google nel 2010, Stocky invece si occupava di product management. Con una serie di mosse da calciomercato, Zuckerberg ha schivato le controfferte di Google e li ha trascinati nello steccato di Menlo Park, andando ad allargare le già nutrite fila degli ex-googler al soldo di Facebook. Per lunghi mesi, Rasmussen e Stocky hanno coordinato un team di 70 ricercatori, con un solo obiettivo: creare un motore di ricerca social all'altezza delle aspettative.

Vediamo allora com'è questo motore di ricerca. A un primo sguardo, Graph Search appare come un sistema per mettere in evidenza l'organigramma dell'intreccio di relazioni e interazioni che costituisce l'architettura di Facebook. Uno strumento da utilizzare per trovare nuovi amici, pescare possibili partner tra gli amici degli amici, individuare potenziali compagni di viaggio, scoprire una nuova band o un nuovo film andando a spulciare tra i like dei nostri contatti. In realtà, Graph Search è il primo passo verso un tipo di ricerca che Google sta cercando di realizzare fin dalla creazione di Google+.

Sfidare Google sul suo stesso campo sarebbe equivalso a un sicuro suicidio, perciò Facebook ha deciso di fare qualcosa di assolutamente complementare. Steven Levy lo ha sintetizzato particolarmente bene:

La Graph Search è sostanzialmente diverso dalla Web search. Invece di sforzarsi, come fa Google, di aiutare gli utenti a trovare risposte andando a pescare dal multiforme insieme delle informazioni globali, Facebook vuole aiutarli ad attingere al suo vasto, monolitico database così da poter fare un uso migliore del loro 'social graph', il termine che Zuckerberg utilizza per descrivere la rete di relazioni che un individuo stringe con amici, conoscenti, personaggi famosi e brand.”

In parole povere, con Graph Search Facebook ha asfaltato un percorso privilegiato per indurre gli utenti a ottenere raccomandazioni e risultati personalizzati, attingendo a una monumentale base di dati personali che Google non può nemmeno sfiorare. In parole ancora più povere, Facebook ha trovato un altro modo per sedurre brand e inserzionisti.

Come ha giustamente sottolineato Jim Edwards su BusinessInsider, questa nuova mossa di Facebook (insolitamente annunciata con fanfara e tambur battente), potrebbe costituire un piano per resuscitare i Like. Se infatti un tempo i brand facevano a gara per guadagnarsi i pollici alzati degli utenti Facebook, ben presto è diventato chiaro che collezionare sulla propria pagina milioni di Like non rende necessariamente più facile comunicare con un maggior numero di possibili clienti. Poiché, come è noto, ogni ricerca nasconde un potenziale intento d'acquisto, Graph Search consente ai brand più apprezzati di raggiungere un maggior numero di utenti (Fai una ricerca su una bevanda gassata? È probabile che tra i primi risultati compaia la Coca-Cola, dato che decine di tuoi amici avranno espresso un like sulla relativa pagina). C'è poi da aspettarsi che Facebook decida di accoppiare alle nuove query un sistema di retargeting pubblicitario, anche se ancora non sono stati fatti annunci in questa direzione.

Di certo, con Graph Search, Facebook ha mosso ufficialmente i propri battaglioni in un campo, quello dei motori di ricerca "intelligenti", in cui competitor come Google, Apple, Microsoft e da poco anche Twitter , hanno già cominciato a combattere. Mentre in molti si chiedono chi vincerà questa guerra, c'è chi suggerisce ai contendenti, per il bene dell'utenza, di deporre le armi e mettere in comune i propri dati per creare un motore di ricerca (e un'intelligenza artificiale) universale. Ma visto il tasso di bellicosità che regola il settore hi-tech negli ultimi anni, una prospettiva simile è un'utopia tanto accattivante, quanto improponibile.

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Fabio Deotto