Facebook, le app Poke e Camera vanno in pensione
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Facebook, le app Poke e Camera vanno in pensione

Ritirate dal negozio digitale della Apple, erano cloni di Snapchat e Instagram. Non ne sentiremo la mancanza

C’è stato un tempo, in verità molto ridotto, in cui il «Poke» sgomitava per affermarsi nei comuni concetti social accanto a «condividi» e «mi piace». Anzi, anziché sgomitare, picchiettava delicatamente sulla spalla del destinatario, con quel ditino proteso in avanti, quel richiamarne l’attenzione e dire io esisto, sono qui, ti prego di non dimenticarlo. È piaciuto soprattutto ai giovanissimi, più per il gusto del nuovo che per la sua pienezza di senso. È ancora lì, relegato a sinistra nella barra delle funzioni sul web e imboscato nella app ufficiale, pressoché ignorato, ad allungare la fila delle funzioni che conosciamo poco e che ci interessano meno.

C’è stato un tempo, un giorno preciso, il 21 dicembre del 2012, in cui il Poke si è sentito improvvisamente adulto e ha voluto affrancarsi, recitare il ruolo da solista, diventare una app autonoma disponibile su iPhone, iPad e iPod. Una volta scaricata, si collegava all’account principale e permetteva di inviare ad altri utenti non solo un tocchetto muto, ma anche un messaggio, un video e una foto con l’autodistruzione incorporata. Un secondo, tre oppure dieci dal momento della visualizzazione, prima che scomparisse dallo schermo. Se ricorda qualcosa, non c’è da stupirsi: era un clone o quasi di Snapchat.

Per dirla più gentilmente, Zuckerberg aveva capito il potenziale della app del fantasmino (peraltro ha provato a comprarla mettendo sul piatto la cifra bomba da 3 miliardi di dollari, ottenendo in cambio un secco no) e stava cercando di offrire al suo vasto popolo un’alternativa analoga. Poke in versione software autonomo ha avuto il suo momento, le sue accuse di circolazione di contenuti poco probi, il rischio di esaltare il «sexting» tra adolescenti, ma poi è finito abbastanza nel dimenticatoio. Fino a essere ritirato, a scomparire del tutto, ieri, dal negozio digitale della Apple. Non una riga di comunicato ufficiale, semplicemente cercando la app non la si trova più, mentre le pagine sul sito ufficiale inglese e italiano del centro assistenza che dovrebbero spiegare come funziona, non sono disponibili.

In casa Facebook il momento è cruento, Poke non è stata l’unica vittima silenziosa di queste ore. L’altro «appicidio» riguarda Camera, anch'essa appendice esterna alla piattaforma, che consentiva di scattare foto, modificarle con una serie di filtri ed effetti e postarla direttamente sul social network. Un meccanismo figlio di un'altra moda, stavolta del boom di Instagram. Inoltre grazie a Camera era possibile caricare più foto contemporaneamente, senza la necessità di selezionarne una alla volta. Entrambe le funzioni oggi sono disponibili nella app principale di Facebook. Basta toccare «Foto», in bella vista in alto accanto a «Stato», per scegliere più immagini da pubblicare tutte insieme, oppure scattarne una nuova, taggare altre persone, ritagliarla e applicare una quindicina di filtri, bianco e nero incluso.

Insomma, non c’era più ragione di avere un software a parte, che è finito nel cestino assieme a Poke. Di entrambi, c'è da scommetterci, nessuno di noi sentirà la mancanza.  

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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