Blog addio, lunga vita a Tumblr
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Tecnologia

Blog addio, lunga vita a Tumblr

Secondo Google, il termine "tumblr" compare ormai assai più spesso del termine "blog". Ecco perché Tumblr ha tanto successo, e perché potrebbe non durare

Preparatevi, perché a quanto pare il 2013 potrebbe essere l’anno in cui si celebreranno i funerali anticipati di uno dei protagonisti più noti e decisivi dell’evoluzione del Web: il Blog. Almeno questo è quello che in molti stanno deducendo dai recenti dati di Google Trends, secondo cui la chiave di ricerca “blog” è stata ormai ampiamente sorpassata dal termine “tumblr”.

Per chi tiene quotidianamente sott’occhio il panorama social, la notizia non sorprende più di tanto. Dopotutto Tumblr sta attraversando un periodo di esponenziale crescita, e di recente è entrato a far parte della Top Ten dei siti più visitati negli Stati Uniti , con oltre 200 milioni di visitatori unici mensili. Guardando i grafici di Google Trends , verrebbe da pensare che il recente successo dei tumblr e il parallelo declino dei blog rappresenti una sorta di avvicendamento. Non è esattamente così. Il declino del blog tradizionale ha più a che fare con l’evoluzione del Web e delle esigenze dei suoi utenti, piuttosto che con l’arrivo di un rivale più prestante.

Prima di analizzare la ragioni del successo di Tumblr, però, concedetemi un parallelo tra blog e musica. Negli anni ’90, chi ha suonato lo sa, funzionava così: volevi fondare una band, chiamavi qualche amico nel tuo garage e cominciavate a strimpellare i primi accordi, poi arrivavano le prime canzoni, e per qualche tempo andavate avanti a suonare con regolarità. A questo punto di solito potevano succedere due cose: o il gruppo funzionava, oppure appendevate la chitarra al chiodo e vi dedicavate ad altro.

Ecco, per molti internauti con qualcosa da dire, il blog è stato l’equivalente di quel garage. Aprirlo non costava nulla, per un certo periodo hanno scritto con costanza, affidando al mare magnum della rete contenuti più o meno interessanti. Alcuni (pochi) sono riusciti a diventare giornalisti, scrittori, recensori, o blogger di professione. Altri invece (tanti) hanno mollato il colpo.

E poi, come la musica “suonata” è stata stravolta dall’avvento delle nuove tecnologie di produzione digitale, il blogging di massa ha subito il colpo di grazia dai social network. Dai, chi me lo fa fare di confezionare un contenuto articolato, di cercare immagini, di inserire link e di curare la veste grafica del mio blog, quando posso condividere una semplice nota su Facebook? Di fronte a un nuovo strumento che consentiva di condividere con una platea molto più ampia contenuti molto più immediati, tanti blogger hanno abbandonato il loro spazio prediletto per cominciare a curare il proprio profilo social.

È così che, già nel 2008, dei 133 milioni di blog tracciati da Technorati, solo 7 milionirisultavano attivi e d aggiornati con costanza. Insomma, per rimanere nella metafora, la stragrande maggioranza dei garage si è rapidamente svuotata. Molti mancati musicisti ormai preferivano registrarsi con la webcam e condividere istantaneamente le loro “opere” su YouTube.

Ma se il Blog sembra avere i giorni contati, il blogging gode invece di ottima salute. A quanto pare, gli internauti hanno ancora molto da dire, e da condividere, semplicemente hanno esigenze comunicative diverse, esigenze che Tumblr (per ora) soddisfa alla perfezione.

Innazitutto, Tumblr è semplice da utilizzare. Aggiungere contenuti è uno schiocco di dita, l’interfaccia è studiata appositamente per metterti in mano tutti gli strumenti che ti servono per caricare immagini, video, contenuti multimediali, citazioni ed elementi di testo, ma soprattutto, per posizionare questi contenuti in modo che siano facilmente visibili dalla community Tumblr (parliamo di 168 milioni di utenti attivi). A differenza di un blog, Tumblr è munito di una serie di funzionalità social (come il re-posting e la possibilità di seguire altri utenti) che traggono chiaramente ispirazione da piattaforme come Twitter. La possibilità poi di contestualizzare i contenuti pubblicati in modo che vadano a incanalarsi in specifiche categorie, rende Tumblr ancora più versatile e apprezzato.

Con i suoi 87 milioni di blog (ehm, volevo dire: di tumblr), la piattaforma di David Karp ha tutte le carte in regola per raccogliere il testimone lasciato dai tradizionali blog.

Ma per quanto riuscirà Tumblr a mantenere questo "primato"? Forse assai poco. Volendo essere molto sintetici, la mossa vincente di Tumblr è stata quella di trasformare il tradizionale blog in uno strumento comunicativo molto più social, e quindi efficace. Ma se fino a qualche anno fa la parola d’ordine era “condividere contenuti” negli ultimi tempi sembra che la prossima tendenza sarà quella del “curare contenuti”.

Mentre piattaforme di social curation come Pinterest fanno scuola, nel panorama hi-tech cominciano a farsi largo piattaforme che si concentrano sull’editing e la rielaborazione di contenuti già esistenti, allo scopo di renderli il più possibile visibili e virali. Se l’ago della bilancia web comincerà a pendere da questa parte, Tumblr potrebbe presto vedersi rovinare la festa da piattaforme come BuzzFeed e Upworthy.

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Fabio Deotto