Airbnb, il nuovo logo scatena l’ironia della Rete
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Airbnb, il nuovo logo scatena l’ironia della Rete

Sulla carta doveva essere un mash-up fra la lettera A e il pin di una mappa. Ma per gli Internauti il risultato evoca ben altro...

Per molte aziende è ben più che una mera rappresentazione grafica. Il logo è qualcosa che deve saper e trasmettere l’identità di un brand, i suoi valori, la sua mission, un'icona destinata a rimanere per anni e anni il primo biglietto da visita di una società. Di certo, guardando il lavoro appena partorito dai grafici e dai creativi di Airbnb tutto si potrebbe dire, fuorché il nuovo logo rappresenti al meglio l’idea di un sito Web costruito per mette in contatto persone in ricerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi.

Si chiama Belo e sulla carta dovrebbe essere il simbolo universale di appartenenza (Belo è la forma contratta di belonging), il tentativo di mettere insieme persone, luoghi e l’amore qui graficamente rappresentati dalla testa di una persona, il "pin" su una mappa, un cuore e la lettera A. Ma il popolo della Rete ne ha ricavato tutt’altra impressione: qualcuno fa notare che il nuovo logo di Airbnb assomiglia in realtà a una strana graffetta; per qualcun altro si tratta del naso stilizzato di un orso; in molti ci vedono una vagina.

 

Lo sviluppo del nuovo logo Airbnb ha richiesto un anno di lavoro coinvolgendo uno staff di una decina di persone, perlopiù provenienti dallo studio di progettazione UK The Design Studio. "E un po' strano", ha commentato uno dei tanti gestori di Airbnb in una conversazione catturata da Recode durante la conferenza di presentazione, "penso che sia abbastanza ovvio ciò che sembra ". Ma i responsabili marketing dell’azienda minimizzano: “Le persone sono troppo concentrate sulla vagine. Avete sentito di quella donna che si è stampata la sua vagina in tre dimensioni?”

Di certo, per Airbnb quello del logo non pare essere un aspetto su cui vale la pena soffermarsi troppo. Ci sono questioni ben più spinose, soprattutto sul fronte legale, su cui la società è chiamata intervenire. In alcuni Paesi Airbnb è accusata di violare le leggi in materia di affitto e c’è chi parla già di un Uber del turismo. Centrale il nodo delle tasse. Secondo un’indagine pubblicata da Business Insider , ci sono città - è il caso di Barcellona - dove buona parte del flusso turistico viene accolto in strutture non registrate, con un conseguente ammanco fiscale di svariati milioni di euro. Ciò sta determinando da un lato l’intervento delle autorità locali e, dall’altro la reazione delle strutture alberghiere. Di certo il successo che sta riscuotendo il servizio in tutto il mondo impone una seria riflessione sulle leggi che regolamentano il settore dell’affitto fra privati. Il Web, ancora una volta, sembra aver scardinato i meccanismi di un'industria con norme e abitudini ben consolidate.

 

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Roberto Catania

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