Facebook adesso prova a lanciare i messaggi a pagamento
Rielaborazione di un'immagine di: aepoc @ Flickr
Tecnologia

Facebook adesso prova a lanciare i messaggi a pagamento

Nell’aggiornare il sistema di filtrazione dei messaggi privati, Facebook vara un test per valutare se agli utenti interessi pagare inviare messaggi a persone che non rientrano tra i contatti

Nel 2010 Facebook ha introdotto una novità che è passata inosservata agli occhi di molti utenti. Parlo della cartella “Altro” nella sezione messaggi, quell’angolo buio di Facebook dove vengono relegati i messaggi che il sistema di filtrazione del social network reputa irrilevanti. Nel caso vi siate persi questa novità, niente panico, non siete certo gli unici. Fossi in voi però andrei a dare un’occhiata alla vostra sezione “Altro”, magari troverete un timido messaggio della ragazza che vi faceva gli occhi dolci nel bar sotto casa, e che Facebook ha crudelmente discriminato perché non è amica di nessuno dei tuoi amici.

Oggi, a due anni dall’introduzione di questa funzionalità, Facebook ha deciso di fare il tagliando al sistema di filtrazione , riducendo le possibilità a due filtri: Filtri di Base e Filtri Restrittivi. Il funzionamento è molto semplice: vai alla sezione messaggi della tua pagina Facebook, clicca su “Altro”, poi su “Modifica Preferenze”. Scegliendo i “Filtri di Base” il sistema continuerà sostanzialmente a funzionare come ha sempre funzionato, nella tua Inbox arriveranno solo i messaggi di amici e di alcuni amici di amici che l’algoritmo di Facebook riterrà rilevanti. Scegliendo invece i “Filtri Restrittivi”, Facebook farà una scrematura più rigida lasciando passare solo i messaggi degli amici che hai aggiunto fra i contatti. Ti sarà inoltre data la possibilità di correggere personalmente i filtri, indirizzando i messaggi indesiderati alla cartella Altro o a quella Spam.

Bene, penserà ora il poveretto che ha visto scomparire in una tab oscura l’unica possibilità con la donna dei suoi sogni, Facebook ora impedirà che una sciagura simile capiti di nuovo. Spiacente, Romeo, ma non sembra che a Facebook prema così tanto aiutarti a ricevere i messaggi più importanti, è più probabile che abbia trovato l’ennesimo sistema per rastrellare introiti. O almeno è quello che traspare dall’ennesimo “esperimento” che Zuckerberg e soci hanno deciso di allegare a questo aggiornamento.

Oggi vogliamo cominciare un piccolo esperimento vlto a testare l’utilità dei segnali economici nel determinare la rilevanza” si legge nell’annuncio ufficiale “Questo test darà a un ristretto numero di persone la possibilità di pagare per assicurarsi che il proprio messaggio finisca nella Inbox di un destinatario a cui non sono connessi, piuttosto che nella cartella Altro. Diversi analisti e ricercatori hanno osservato che imponendo un costo monetario a chi invia messaggi potrebbe essere il modo più efficace di scoraggiare messaggi indesiderati e di facilitare la distribuzione di messaggi rilevanti e utili.

Avete letto bene. Se qualche mese fa Facebook aveva introdotto la possibilità di pagare per mettere in risalto i propri post , ora vuole capire se gli utenti sono disposti a pagare per inviare messaggi. Una ristretta cerchia di utenti americani nei prossimi giorni si vedrà sottoporre la possibilità di pagare un dollaro per inviare un messaggio a un profilo Facebook con cui non è in contatto. Profilo che, presumibilmente, dovrebbe appartenere a qualcuno di sufficientemente noto o influente, da volere assicurarsi che riceva i nostri messaggi: una mezza celebrità, un giornalista noto, o più probabilmente, qualche pezzo grosso di un brand.  

Sebbene molti opinionisti si siano già affrettati a prevedere un esito fallimentare di questo test, io sono convinto che ci sia la concreta possibilità che raccolga se non l’entusiasmo, almeno le speranze degli utenti Facebook che, vuoi per ragioni di sussistenza vuoi per  vanagloria, sono alla ricerca di visibilità. Dopotutto, LinkedIn offre da tempo una funzionalità simile e, sebbene spesso si riveli poco efficace, la gente continua a pagare per aver la certezza di inviare messaggi a destinatari poco raggiungibili.

Vi faccio un esempio personale. Non sono un giornalista famoso, ma dopo diversi anni di lavoro ho cominciato a ritagliarmi un piccolo spazio soleggiato, nel pazzo e confuso mondo del giornalismo web. Forse è per questo che oggi, quando ho controllato la mia cartella “Altro”, in mezzo a messaggi promozionali e robaccia varia, ho trovato qualche dozzina di missive da parte di sviluppatori e professionisti del web, che avevano deciso di sfruttare Facebook per richiamare la mia attenzione sulle loro innovazioni. Fra poco, questo tipo di professionisti potrebbe decidere di pagare quel dollaro (o quell’euro) e io mi ritroverei i loro messaggi mimetizzati tra quelli dei miei amici più stretti.

Niente di male, beninteso, quando ti fai in quattro per sviluppare un’applicazione, è sacrosanto che tu ti metta a sondare ogni possibile sentiero che possa portarla all’attenzione del pubblico. Tuttavia, non è questo il principio che Facebook va propugnando. Se la gente potesse pagare per assicurarsi che i loro messaggi mi raggiungano, l’intero sistema di filtrazione smetterebbe di avere senso.

Ma ne avrebbe comunque per Facebook, che elevando prima una diga e poi dotandola di un rubinetto, ha creato dal niente un altro sistema per monetizzare un servizio che stenta a trovare la boa nel mare agitato della borsa.

È passato poco più di un anno, da quel 26 settembre 2011, quando sulla pagina ufficiale di Facebook apparve un messaggio piccato i n cui gli executive Facebook rimandavano al mittente tutte le accuse di voler snaturare la tradizionale gratuità di Facebook: “Non abbiamo in programma di fare pagare per l’utilizzo di Facebook. È gratis e lo sarà sempre.”

Mi piacerebbe tanto poter intervistare Zuckerberg e compagni, per conoscere loro personale concezione dei termini “gratis” e “sempre”. Potrebbe rivelarsi illuminante.

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Fabio Deotto