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Tecnologia

La videocamera per la realtà virtuale fai da te

Teleport si aggancia al telefonino e realizza riprese tridimensionali da rivedere con un visore. Per immergersi nei ricordi

Una delle cause principali del lento decollo della realtà virtuale è la scarsità dei contenuti. Da qui l’idea di una start-up della Silicon Valley, «Autonomous», di creare una videocamera per consentire a chiunque di costruirseli da soli. Di associare alla realtà virtuale il concetto di fai da te.

Chiunque può filmare una festa di compleanno di un bambino, un pomeriggio con gli amici o qualsiasi frammento di un viaggio per non limitarsi a rivederlo in un secondo momento davanti alla tv o sullo schermo comunque distante dello smartphone. Ma concedersi il privilegio di riviverlo grazie all’effetto immersivo garantito da un visore.

Teleport-1Un dettaglio della videocameraTeleport

Il piccolo prodigio è possibile grazie a «Teleport», un aggeggio che ha già superato di sei volte il suo traguardo iniziale sul sito di crowdfunding Indiegogo ottenendo più di mille preordini a quasi due mesi dalla scadenza della campagna.  

Non ha pretese di pregiato livello come la Ozo di Nokia, la macchina professionale che trasferirà in digitale le mille sfumature dello sguardo umano e dovrebbe costare più di 50 mila euro. Qui ne bastano meno di 100 per aggiudicarsi una sorta di Kinect in miniatura (è lunga 94 millimetri, spessa 20) senza l’ombra di sensori evoluti: si accontenta di un doppio obiettivo con cui effettua riprese in 3D. Neanche in Full Hd, si ferma a 720p.

Teleport-2Teleport

Non c’è nemmeno una memoria interna, ma tutto passa dal telefonino, al quale si aggancia con facilità e al quale si connette tramite una porta microUsb. Senza transitare da Bluetooth e Wi-Fi che potrebbero far perdere qualità alle riprese e però escludendo la compatibilità con gli iPhone.

Completata questa rapida installazione basta lanciare una app e registrare ciò che vogliamo usando il display come mirino. Non bisogna nemmeno curarsi di ricaricare Teleport, perché sfrutta la batteria del cellulare. Il cui display, inserito in un visore di cartone – su internet se ne trovano tantissimi a meno di dieci euro, oppure ce n’è uno creato per la stessa Teleport al prezzo di 29 euro – si trasforma nel lasciapassare per scolpirsi ancora meglio e riprovare le emozioni di un momento indimenticabile.

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Il sistema è una tacca, anzi mezza tacca, sopra l’artigianalità e scimmiotta esperienze già tentate altrove per il 3D e poi messe in cantina per scarso successo. Eppure, se non apre una strada, quantomeno inaugura un sentiero.

Impone di pensare la realtà virtuale da una prospettiva ribaltata: non solo come un elemento da fruire, ma anche da costruire e personalizzare a proprio piacere. Teleport è l’antipasto di un linguaggio inedito che tra qualche anno potrà essere verosimilmente dominante. Che di sicuro, già oggi, incuriosisce e attrae. Perché non c’è nulla di più virtualmente reale di una replica fedele di un frammento di vita vissuta.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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