Ecco come lo smartphone diventerà un bastone per ciechi
Birmingham City University
Tecnologia

Ecco come lo smartphone diventerà un bastone per ciechi

Un nuovo sistema di riconoscimento facciale allerta le persone ipovedenti quando incontrano amici e conoscenti

Sono passati più di otto anni da quando il lancio dell’iPhone ha imposto sulla scena tecnologica il predominio degli smartphone. Da allora non passa giorno senza che emerga una nuova funzionalità che consenta di impiegare questo dispositivo mobile negli ambiti più disparati. In pochi casi però questa esplosione di applicazioni ha prodotto strumenti utili a persone ipovedenti.

Fino ad oggi alcuni laboratori si sono concentrati su sistemi per consentire a persone cieche di decifrare i messaggi che arrivano sul proprio cellulare o di navigare in Rete. Alcuni studenti della Birmingham City University invece si sono concentrati su un altro problema: il riconoscimento di amici e famigliari.

I ricercatori hanno sviluppato una sorta di smart-bastone che sfrutta la tecnologia smartphone per riconoscere le persone incontrate dall’utente attraverso un sistema di riconoscimento facciale e un database di “facce note” integrato in una memoria SD.

XploR ha l’aspetto di un normale bastone per ipovedenti e, accoppiato a una fascia da indossare sul bicipite dotata di telecamera, consente di riconoscere persone note fin da 10 metri di distanza. Lo smart-bastone (o smart-cane, per utilizzare la terminologia inglese) è inoltre munito di un sensore GPS ed è collegabile a un auricolare tramite bluetooth. L’obiettivo degli sviluppatori è infatti che venga utilizzato anche come dispositivo di orientamento.

L’idea è venuta a uno dei ricercatori, Steve Adigbo: “Mio nonno è cieco e so quando possa rivelarsi utilie un simile dispositivo. Lo smart-bastone incorpora una tecnologia per il riconoscimento facciale che avverte l’utente quando si sta avvicinando a un conoscente o a un amico. Non esiste nulla di simile al momento.”

L’intuizione è sicuramente vincente, ma perché simili dispositivi possano trovare diffusione in futuro, non potranno fare a meno di integrarsi con le potenzialità di smartphone e dispositivi indossabili. Lo spettro delle potenziali applicazioni per persone ipodevedenti infatti si estende ben oltre il riconoscimento facciale, come dimostrato dalla custodia a ultrasuoni ideata da Samsung.

Per capire quale sia il futuro di questo tipo di applicazioni è forse necessario buttare un occhio dalle parti di Mountain View. Tra un paio di Glass e un’auto in grado di guidarsi da sola scandagliando l’ambiente che la circonda, Google ha già le tecnologie necessarie a trasformare uno smartphone in un surrogato della vista. Integrando il sistema sviluppato dai ragazzi di Birmingham, gli algoritmi delle Google Car e quelli degli smart-occhiali di Big G, è ragionevole aspettarsi che nel giro di pochi anni, alle persone ipovedenti non servirà più alcun bastone.

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Fabio Deotto