Sleeptexting, il sonnambulo 2.0 manda SMS nel sonno
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Sleeptexting, il sonnambulo 2.0 manda SMS nel sonno

Una nuova generazione di sonnambuli finisce per addormentarsi col cellulare in mano e a mandare SMS anche nel sonno. Si chiama sleeptexting, e c'è chi ne ha già fatto materia di studio

È l’agosto del 2007, Kenneth Ecott è un meccanico della RAF di 26 anni, dopo aver festeggiato un party di compleanno è rimasto a casa di un amico a dormire. A un certo punto, nel cuore della notte, ha un rapporto sessuale con una ragazzina di 15 anni. Il giorno dopo viene arrestato, ai poliziotti dichiara di avere agito in una condizione di sonnambulismo. Il giudice lo solleva da ogni accusa .

È l’estate del 2008, Brian Thomas e sua moglie sono a fare una vacanza in camper, fuori dalla loro alcova alcuni giovani sono ubriachi, fanno chiasso. Thomas va a dormire, il giorno dopo sua moglie giace nel letto morta strangolata . Thomas dichiara alle autorità di aver agito nella convinzione di lottare contro dei giovani intrusi e di soffrire di sonnambulismo. Anche in questo caso, il giudice lo assolve.

Sono solo due esempi estremi di un ampio ventaglio di comportamenti anomali legati al sonno, altrimenti conosciuti come parasonnie. C’è chi come Ecott nel sonno fa sesso (sexsomnia ), chi intavola articolati discorsi con persone non presenti (sonniloquio ), chi si limita a compiere azioni ripetitive legate alla quotidianità (sonnambulismo ). Non stupisce più di tanto perciò apprendere che da qualche anno a questa parte esiste anche chi mentre dorme continua a usare il proprio smartphone.

Lo chiamano sleeptexting, e sostanzialmente consiste nella tendenza che alcuni hanno a digitare e inviare SMS nel sonno. È un fenomeno troppo nuovo per poter vantare una letteratura scientifica sufficiente a comprenderlo a fondo. Tuttavia, il professor Michael Gelb della New York Univeristy ha deciso di farne materia di ricerca.

Si tratta di un disturbo che colpisce in prevalenza adolescenti e giovani adulti, poiché sono quelli più legati al proprio telefonino, uno strumento che funge come una sorta di appendice comunicazionalespiega Gelb “Le nuove generazioni sono cresciute inviando messaggi e condividendo contenuti su Facebook, e durante il giorno sono abituate a controllare il proprio cellulare ogni due minuti. È una parte della loro vita.

Alcuni dei soggetti esaminati da Gelb hanno dichiarato di essersi risvegliati con il cellulare pieno di messaggi che non ricordavano di avere inviato, spesso i destinatari erano persone a cui i soggetti erano affettivamente legati, in particolare ex-fidanzati. Ma c’è anche chi, come Casey Vandeventer, una donna di 31 anni, si è ritrovata a mandare messaggi nel sonno al padre defunto.

Tra le potenziali cause di questo nuovo fenomeno, Gelb individua situazioni anomale di stress, disturbi legati al riposo e l’assunzione di farmaci che inducono il sonno. Un buon modo per evitare di inviare messaggi imbarazzanti senza accorgersene, secondo Gelb, è smettere di utilizzare il proprio smartphone almeno 30 minuti prima di coricarsi. Noi però vi consigliamo di tenere il telefonino lontano dal cuscino a priori, anche per questioni di salute e per ottenere una buona qualità del sonno.

Tuttavia, se un weekend mentre siete sbronzi mandate un messaggio colmo di acrimonia al vostro capoufficio, la scusa dello sleeptexting - chissà - potrebbe salvarvi il posto.

 

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Fabio Deotto