Satispay, come funziona il servizio di pagamento che sfida PayPal
Satispay @iTunes
Tecnologia

Satispay, come funziona il servizio di pagamento che sfida PayPal

Parlano i fondatori del nuovo sistema di mobile payment tutto italiano. L'obiettivo: dare agli utenti un portafogli elettronico senza commissioni

La moneta? Merce di scambio preistorica. La carta di credito? Una bella invenzione del secolo, pardon del millennio scorso. PayPal? Un’evoluzione dettata dall’avvento di Internet ma ormai non più al passo coi tempi. Nell’era della sharing economy si può ormai pagare senza alcun intermediario fisico, sia esso un pezzo di metallo o di plastica: tutto ciò che serve è un telefono di ultima generazione.

I tempi sembrano ormai maturi per l’ennesima rivoluzione nei sistemi di pagamenti. A crederci, fra gli altri, anche i creatori di Satispay, startup tutta italiana nata col preciso scopo di semplificare le transazioni di piccoli e medi importi.

Il funzionamento, come abbiamo già avuto modo di sottolineare in fase di lancio, è molto semplice: si scarica l’app gratuita su smartphone iOS o Android, si associa il numero di IBAN e si cercano gli esercenti che aderiscono al programma. A quel punto si può procedere al pagamento, senza alcuno costo di commissione.

Un sistema che vuole rompere le regole
In occasione dell’annuncio dell’accordo commerciale con TotalErg, prima catena di distributori a integrare Satispay come sistema di mobile payment, Panorama.it ha avuto la possibilità di incontrare uno dei tre giovanissimi fondatori del servizio, il trentenne Alberto Dalmasso.

una partnership della quale andiamo molto orgogliosi", ci spiega il responsabile, "e non solo perché si tratta di una delle reti di carburanti più importanti d’Italia. Satispay non vuole esser soltanto uno dei tanti sistemi di pagamento accettati da TotalErg ma un vero e proprio punto di rottura con un certo modo di intendere i pagamenti di importi medio-piccoli.

Satispay app: così ti elimino il denaro contante


L’obiettivo nel breve periodo è arrivare a una modalità di pagamento completamente automatizzata, nella quale l’utente può completare tutte le fasi del processo - dalla scelta del distributore a quella della pompa di benzina, fino alla transazione vera a propria - senza scendere dall’auto. "In un contesto nel quale si registrano in media più di una rapina settimana, questo è un aspetto che può fare la differenza”.

Zero commissioni per gli utenti
Naturalmente Satispay non vuole fermarsi ai distributori. La società, che al momento conta su una serie di finanziamenti per un valore totale di 5 milioni e mezzo di euro, sta lavorando per farsi accettare dal maggior numero di esercenti: “Al momento - chiarisce Dalmasso - abbiamo siglato accordi con il Gruppo PAM per il brand Brek e con circa 200 piccoli esercizi concentrati soprattutto su Milano, ma contiamo di espanderci in breve tempo. Abbiamo avuto un avvio positivo, l’obiettivo è fare network e arrivare quanto prima al break even, che abbiamo stimato a mezzo milione di utenti attivi”.

Numeri ambiziosi, non c’è che dire, ma sui quali Satispay si sente di scommettere facendo leva su tutti i piccoli e grandi vantaggi che la piattaforma può offrire rispetto agli altri sistemi di pagamento. “Per gli utenti non ci sono costi, sia in fase di attivazione che in pagamento”, ci tiene a sottolineare Dalmasso. “Quanto agli esercenti chiediamo solo 20 centesimi per importi superiori ai 10 euro. In questo modo riusciamo a essere competitivi anche laddove - pensiamo banalmente al caffè al bar - tutti i sistemi di pagamento alternativi al contante, bancomat compreso, sono stati finora mal visti”.

A favore di Satispay c’è poi il vantaggio di essere pressoché indipendenti dagli istituti bancari: “Possiamo essere utilizzati da qualsiasi utente di qualsiasi banca: la nostra piattaforma si basa infatti su uno standard europeo attivo dal febbraio del 2014 che ci permette di accreditare tutti i conti correnti senza bisogno di stringere accordi one-to-one. Tutto ciò che serve insomma è un conto attivo con il suo IBAN”.

Sicurezza: l'account segue l'utente (e il suo numero di telefono)
La scelta di sfruttare il codice a 27 caratteri che identifica le coordinate bancarie risponde anche a precisi requisiti di sicurezza. "Anche nell’ipotesi che un account dovesse essere hackerato", spiega Dalmasso, "non ci sono rischi per l’utente: l'IBAN, al contrario del numero di carta di credita, non può essere utilizzato dai malintenzionati per effettuare pagamenti. In ogni caso si tratta di un’eventualità molto remota, dal momento che ogni account è protetto da due chiavi di sicurezza: un codice segreto associato al servizio e l’associazione univoca al numero di telefono dell’utente".

Il meccanismo in pratica è analogo a quello delle chat come WhatsApp. ogni transazione viene autorizzata dallo specifico numero di telefono dell’utente che agisce come un vero e proprio token. "Cambiando cellulare", conclude il responsabile, "l’app non funziona più".

I più letti

avatar-icon

Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

Read More