Microsoft, l'acquisto di Nokia e il futuro mobile
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Microsoft, l'acquisto di Nokia e il futuro mobile

Dopo l'uscita di scena di Ballmer, una mossa che guarda al futuro per colmare il ritardo con Apple e Google negli smartphone, che ormai vendono quasi il triplo dei pc. Ma anche conquistare il mercato dei telefonini low cost e sostituire Blackberry nel mondo business

di Guido Castellano e Marco Morello

Come la fine del Mesozoico è ricordata nei libri di scienza per l’estinzione dei dinosauri, così la prima era tecnologica, quella di «un computer su ogni tavolo» profetizzata da Bill Gates nel 1975, è ai titoli di coda. A trasformare in fossili i giurassici cassoni da scrivania sono gli smartphone che vendono, già oggi, circa il triplo dei pc. Il giorno che consegna alla storia il passaggio all’era post pc è il 3 settembre 2013, data in cui la Microsoft ha acquistato la Nokia per 7,2 miliardi di dollari: la società che con Windows fa funzionare la quasi totalità dei computer ha comprato il secondo produttore al mondo di telefonini. Una mossa storica che ha risvolti che vanno ben oltre il prodotto.

È opinione comune fra gli analisti che la società di Redmond si sarebbe accorta con colpevole ritardo che il futuro sarebbe stato dominato dai dispositivi mobili con schermi touch, infatti il sistema operativo Windows 8 per smartphone e tablet è arrivato quando ormai Apple e Android dominavano il mercato. Una situazione che ha recentemente portato l’istituto di ricerca Gartner a profetizzare che, se la Microsoft non dovesse darsi una scrollata, potrebbe diventare completamente irrilevante nei prossimi quattro anni: «Microsoft non ha un futuro se non si sviluppa nel settore mobile. È arrivata al punto del tutto o niente» dice Carolina Milanesi, analista per la Gartner.

Ma le acquisizioni non sarebbero finite: nel mirino di Redmond ci sarebbe anche il social network Foursquare, mentre è nell’ottica della rinascita che si deve intendere l’addio alla guida della società americana di Steve Ballmer, scelto da Bill Gates come suo successore. A prendere il suo posto, secondo Milanesi, potrebbe essere proprio l’ex numero uno della Nokia, Stephen Elop, uomo Microsoft che era stato messo alla guida del gruppo finlandese dopo che le due aziende avevano stretto una alleanza nel febbraio 2011: «Se prima era un forte candidato esterno» ha detto lo stesso Ballmer di Elop «ora è un forte candidato interno». In alternativa si vocifera addirittura di un clamoroso rientro al timone di Bill Gates, pronto a far uscire la società dall’impasse. Magari con la dote di una nuova profezia in chiave tecnologica.

La mossa della Microsoft ha pure implicazioni di carattere geografico. Segna la definitiva uscita di scena dell’Europa dall’arena dei produttori di cellulari: il penultimo colpo lo aveva inferto a febbraio dello scorso anno la giapponeseSony divorziando dalla svedeseEricsson; l’avamposto, il fortino che rimaneva in piedi nel Continente, era la Finlandia, ma con l’annuncio di Redmond il gioco si riduce a una partita a due tra Stati Uniti, patria natale anche della Apple, e Asia, con colossi solidi come la Samsung e la Lg e altri in febbrile ascesa dentro i confini della Cina, dalla Lenovo alla Huawei e Zte. Si salverebbe in calcio d’angolo il Canada, ma il rilancio della Blackberry non è arrivato, anzi il sistema operativo della «mora» continua a perdere pezzi e quote: era al 4,9 per cento nel secondo trimestre del 2012, è sceso al 2,7 per cento un anno dopo (dati Gartner). Anzi, il paradosso è che la Blackberry si è trasformata nella preda più ambita, nell’unico nome acquistabile che rimane sul piatto. Alcuni analisti parlano della Lenovo tra i pretendenti più accreditati o del colosso dei processori Intel che, così, metterebbe un piede e mezzo nell’universo mobile ben oltre i semplici chip.

Ma c’è anche una voce abbastanza clamorosa che è circolata negli ultimi giorni e chiama in causa Jeff Bezos, fresco nuovo proprietario del Washington Post. Già, la sua Amazon coltiverebbe qualche interesse per l’azienda dell’Ontario per entrare nell’universo degli smartphone dopo aver colonizzato quello dei tablet con i suoi Kindle.

È ormai evidente che a regnare è la logica degli ecosistemi, una sempre maggiore polarizzazione degli attori in campo, che preferiscono evitare le partnership e viaggiare per conto proprio. La Google ha comprato la Motorola per 12,5 miliardi di dollari e ora può farsi in casa sia l’hardware sia il software. La Apple da sempre è una bandiera dell’autarchia che provvede a tutto da sé, mentre è da un po’ che la Samsung starebbe pensando a un suo sistema operativo per allontanarsi dalla galassia Android. In questo quadro l’inedito Giano bifronte Nokia-Microsoft acquista senso, anche perché può tirare fuori dal mazzo qualche carta di valore e, in prospettiva, fare la differenza.

«Anzitutto per la clientela business. La Microsoft ha una maggiore capacità di parlare alle aziende e una migliore cultura dei sistemi operativi in questo segmento rispetto alla Apple e alla Samsung. Sviluppando i prodotti adatti potrebbe far breccia e, magari, diventare ciò che la Blackberry era qualche anno fa e oggi non è più» spiega a PanoramaAndrea Rangone, direttore degli osservatori del Politecnico di Milano. Sul lato consumer, è vero che il Windows Phone fatica a decollare, comunque è salito del 77,6 per cento rispetto allo scorso anno (ha raggiunto il 3,3 per cento di quota di mercato nel secondo trimestre 2013 contro il 3,1 per cento dello stesso periodo del 2012). Briciole? Non sembrerebbe: in alcuni paesi vanta una rendita di posizione non indifferente da sfruttare. Sempre secondo i dati della Idc, in Italia la Nokia ha venduto il 17 per cento di smartphone in più da aprile a giugno 2013 rispetto al medesimo trimestre del 2012: è al secondo posto nel Paese dietro la Samsung, ma davanti alla Apple. Secondo un’analisi di Bloomberg Businessweek, l’acquisizione della Nokia permetterebbe alla Microsoft di guadagnare 40 dollari ogni smartphone venduto. Prima, quando a incassare era la Nokia, alla Microsoft andavano solo 10 dollari per ogni telefono venduto.

E comunque la partita non si gioca soltanto nel recinto degli smartphone. Accanto ai Lumia, ovvero i telefoni di fascia alta, Redmond porta a casa il marchio Asha, i cellulari low cost di casa Nokia. Hanno una potenza di fuoco non indifferente, sono loro a mantenere la Nokia sul podio di secondo produttore mondiale di telefoni con 61,1 milioni di unità vendute nel secondo trimestre del 2013; la Samsung arriva a 107,5 milioni, ma tutte le altre rimangono indietro. Inclusa la Apple, che con il suo solitario iPhone si ferma a 31,8 milioni, poco più della metà della casa finlandese. E infatti voci insistenti parlano dell’arrivo di un melafonino low cost, proprio per catturare quella fetta ampia di persone che non vogliono o non possono spendere oltre 700 euro per un dispositivo mobile o, e sono ancora di più, vivono in paesi in via di sviluppo. Si tratta di un potenziale enorme, come confermano gli ultimi dati dell’Itu, l’unione internazionale delle telecomunicazioni: se il tasso di crescita delle sottoscrizioni mobili previsto nel 2013 rispetto al 2012 è del 3,7 per cento nei paesi industrializzati, schizza al 6,1 per cento nelle ex nazioni del Terzo mondo. Insomma, è lì che si possono fare affari d’oro e rimettere a posto bilanci dissestati.

Ecco che meglio si delinea la scommessa della Microsoft, che con i brevetti, i designer e i ricercatori della Nokia potrà, anzi dovrà, al più presto sfornare un tablet o un ibrido migliore di quel Surface che poco ha convinto perché, banalmente, richiamava troppo un pc nell’era dei post pc. Anche qui c’è una scadenza abbastanza certa e pressante da tenere in conto: il 2015, quando secondo gli analisti della Gartner si venderanno più tavolette che personal computer. Il tempo stringe, la sfida è anticipare il futuro anziché subirlo prima che sia davvero troppo tardi.

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