Google: dietro le lenti a contatto c’è di più
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Tecnologia

Google: dietro le lenti a contatto c’è di più

A cosa servono davvero le lentine di Big G e come possono rappresentare un rischio per la privacy

Qualche giorno fa Google ha rivelato al mondo il prototipo di lenti a contatto da realizzare assieme a Novartis, attraverso la divisione Alcon. La funzione principale delle lentine, oltre a correggere i difetti della presbiopia (e per ora solo quelli) è di trasmettere via wireless ad uno smartphone o tablet, il livello di glucosio nel sangue, analizzato grazie ad un minuscolo chip presente sulle lenti. Per chi soffre di diabete di Tipo 1 e Tipo 2, vuol dire migliorare non di poco la qualità di vita. Invece di raccogliere piccole gocce di sangue con un apposito lettore, periodicamente nel corso della giornata, basterà far “leggere” alle lenti il valore, in qualsiasi momento e qualunque cosa si stia facendo.

Il problema è che per la maggioranza delle persone, il prototipo di lenti a contatto di Google potrebbe essere visto come un’ulteriore incursione dell’azienda nella privacy delle persone; magari sfruttata anche dalla NSA. Non si tratta di una possibilità così remota se si pensa che, in quanto connesse via Wi-Fi, le lentine sfruttano un canale “visibile” e rintracciabile con i giusti mezzi. Nel momento in si inviano i dati dalle lenti allo smartphone o tablet, le informazioni potrebbero essere intercettate e utilizzate per gli scopi più disparati.

Questo vuol dire che non bisogna nemmeno pensare di acquistarne un paio? No di certo, ma vale lo stesso discorso dei Google Glass. La possibilità di filmare o fotografare perfetti sconosciuti per strada è pari a quella di essere spiati, da privati e agenzie governative, pronte a intrufolarsi nelle autostrade che portano internet nei nostri dispositivi e, viceversa, che veicolano le nostre informazioni su siti web e portali specifici, dove la NSA ha mostrato di poter entraresenza grossi problemi .

Il parere degli utenti in questo senso è indicativo. Sul Daily Mail si legge: “Ho sentimenti contrastanti circa questo tipo di tecnologia. Una parte di me pensa che sia grande ma l’altra mi dice che potrebbe esservi qualcosa di nascosto nel dispositivo, capace di spiarci”. C’è da dire che, almeno per il momento, le lenti a contatto “intelligenti” non sono una specie di Google Glass da posizionare direttamente sul bulbo. Qui si parla “solo” di un dispositivo nato in ambito medico, in grado di leggere parametri vitali e tenere aggiornato un curriculum della salute personale conservato in rete. Gli occhialini, dotati di una fotocamera, possono fare molto altro e permettere che eventuali hacker entrino per vedere la stessa scena che abbiamo dinanzi, catturando il segnale video trasmesso o rubando la password con l’utilizzo di un software .

Ad ogni modo non bisogna sottovalutare gli eventuali pericoli alla sicurezza per ogni tipo di dispositivo tecnologico che promette di migliorare le nostre vite. Per farlo tutti devono necessariamente sapere qualcosa su di noi, e non è detto che non vadano a spifferarlo in giro.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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