iPhone per i ricchi, Android per i poveri
Tecnologia

iPhone per i ricchi, Android per i poveri

Cosa ci dicono davvero le mappe sull'utilizzo di tweet e smartphone?

A sentire il Daily Mail , non sembra esserci dubbio: i ricchi preferiscono l'iPhone, i poveri Android.

Questo sarebbe il risultato di un'indagine condotta anche grazie a curiose mappe che illustrano graficamente - grazie ai 3 miliardi di tweet geotaggati, prodotti nell'arco di circa due anni, dal settembre 2011 - l'utilizzo degli smartphone in alcune aree geografiche e la loro diffusione.

Le mappe sono state realizzate da MapBox (e in particolare da Tom MacWright ) in collaborazione con Gnip e con l'esperto di mappe e data visualization Eric Fischer .

iPhone come status symbol, dunque?

Non ce la sentiamo di sottoscrivere un'affermazione del genere, con una drastica separazione sociale e magari geografica tra gli utilizzatori dei due diversi sistemi.

Innanzitutto perché il sistema lanciato da Google non è associato al prodotto di un'unica marca e ad un'unica fascia di prezzo. E poi perché in realtà il lungo e complesso lavoro di MapBox e soci non è limitato solo a questo aspetto e dice molte altre cose.

Prima di approfondire qualche altro aspetto, comunque, torniamo per un attimo alla questione prezzi e sistemi: se parlassimo di tablet, di certo potremmo dire che chi non può o non vuole spendere, può orientarsi su un'economica tavoletta Android (ne circolano ormai di supereconomiche, anche se magari con lo schermo 7"). Ma allo stesso tempo, esistono prodotti di marca con piattaforma Android e caratteristiche - e di conseguenza prezzi - di tutto rispetto.

Per limitarsi solo agli smartphone, non ci verrebbe certo da descrivere un prodotto top di Samsung come "da poveri", visto che l'S4 si può trovare a un prezzo pari o superiore a quello di un iPhone 5.

Anche la distribuzione geografica lascia a desiderare: Android (puntini verdi) nelle periferie, quindi ai poveri. iPhone (puntini rossi) ai ricchi che abitano "in centro". Eppure, quante città nel mondo hanno sobborghi eleganti che non sono certo periferie degradate, o zone semicentrali densamente popolate dove però un "ricco" non si troverebbe esattamente a proprio agio?

Le mappe sono certamente spettacolari. E - come dicevamo - a non fermarsi solo a quelle commentate dai colleghi della testata britannica, di dati interessanti ce ne sono parecchi . Colpisce il caso dell'Indonesia e in particolare la mappa di Giacarta, dove praticamente tutti gli smartphone attivi sono Blackberry, alla faccia degli altri contendenti. C'è l'analisi delle lingue più diffuse in Twitter, con l'inglese prevedibilmente in testa e lo spagnolo al secondo posto. Altre mappe ancora operano una distinzione tra "locali" (in blu) e "turisti" (in rosso) , ossia coloro che twittano in un posto per meno di un mese e che indicano un'altra località come residenza. Facile trovare ad esempio una maggioranza di punti rossi in zone molto visitate di New York, e via dicendo.

Davvero d'impatto è il planisfero realizzato da Fischer per illustrare spostamenti fisici e comunicazioni tra un paese e l'altro : una linea verde per i movimenti fisici; porpora per le comunicazioni via Twitter da un luogo all'altro; al nostro tempo, parole e persone si spostano e si incrociano in tutto il mondo, rapidamente. Sempre su questa grafica - i cui dati sono tra il 2011 e inizio 2012 - risalta ancora l'Indonesia: che contribuisce moltissimo al traffico di Twitter, la cui densità sembra pari a quella di Regno Unito, Giappone e alcune aree degli Stati Uniti.

Se vogliamo, allora, sembra più logico e corretto sintetizzare l'indagine in questo modo: siamo in gran parte - sia poveri che ricchi - sempre connessi e intenti a twittare. Forse troppo. ;)

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nicolabattista