Vi spiego perché Apple ha tolto il jack per le cuffie dall’iPhone 7
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Tecnologia

Vi spiego perché Apple ha tolto il jack per le cuffie dall’iPhone 7

Addio connettore da 3.5 mm, l’audio si trasferisce sul Lightning. E non certo per ragioni di praticità

Ma perché mai Apple ha deciso di togliere il jack audio delle cuffie dall’iPhone? Quella che rischia di diventare la vexata quaestio del mondo tecnologico per i prossimi 138 anni non ha in realtà una risposta ben precisa ma una serie di ipotesi più o meno credibili.

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Cominciamo dalla più semplice. Quella che si rifà al credo della società fin dai tempi di Steve Jobs: Think Different. Ovvero pensa differente (e agisci coerentemente alla tua filosofia). Un claim che già di per sé spiega tutta la voglia (a Cupertino lo chiamano anche "coraggio") di cambiare lo status quo.

E insomma, dopo aver eliminato il floppy disk, i tasti fisici sul cellulare e aver cercato di fare fuori pure la presa USB, la Mela prova ora convincerci che possiamo fare a meno anche del buon vecchio jack analogico per passare al Lightning, il connettore che gli utenti iPhone hanno finora utilizzato per ricaricare il telefono.

Rischio calcolato
Ma, è bene precisarlo, non si tratta di un colpo di spugna fine a se stesso, un gesto per ribadire un concetto già noto. Se Tim Cook e i suoi hanno deciso di prendersi un altro rischio (perché di rischio si tratta) è per via di alcuni bisogni da soddisfare.

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In primo luogo: c’è la necessità di ricavare spazio all’interno di dispositivi ormai saturi fino al midollo. Eliminare il jack audio (e tutto ciò che ci sta intorno) significa dare all’iPhone un po' di spazio extra da utilizzare per altri fini. Ad esempio per la batteria.

Dice: sì ma il vecchio connettore audio era comodo. Sì ma evidentemente in Apple c’è la convinzione che l’utente medio sia più interessato ad avere qualche tacca in più di energia che non un connettore universale.

C'è musica e musica
Del resto non si può dire che tutti abbiano la stessa sensibilità sull’argomento. Nel mio caso, ad esempio, non cambia nulla fra il vecchio e il nuovo, dal momento che utilizzo da anni un paio di auricolari Bluetooth, perlopiù per fare chiamate. Lo stesso dicasi per tutte quelle persone che normalmente utilizzano le cuffiette in dotazione per fare di tutto: attaccarle a un connettore o un altro anche per loro non fa molta differenza.

Il problema è senz’altro maggiore per tutti quegli utenti - è il caso del mio raffinato vicino di casa – che amano ascoltare la musica come Dio comanda. Quelli che per intenderci spendono fior di quattrini per acquistare cuffie più grandi della loro testa. A costoro non resta che una scelta, anzi due: collegare le vecchie e preziosissime cuffie all’iPhone nuovo tramite adattatore o – extrema ratio – acquistare un paio di cuffie nuove. Una prospettiva per nulla idilliaca, diciamolo pure.

Il wireless non è la soluzione
Insomma, la scelta di Apple non pare guidata (almeno per il momento) da ragioni di facilità d'uso. Anche perché, non dimentichiamolo, se il vecchio jack da 3,5 mm è in vigore da più di 100 anni significa che ha avuto il merito di affermarsi come uno standard che funziona, soprattutto all’atto pratico. Al contrario, l’idea che un telefono supporti solo determinati modelli di cuffie o che sia necessario utilizzare un adattatore è qualcosa che va contro il significato stesso di praticità.

Né tantomeno si può dire che il wireless sia la soluzione che mette tutti d’accordo. Dubito infatti che chi acquisterà le nuove Air Pods, le avveniristiche cuffie senza filo che Apple ha presentato contestualmente all’iPhone 7, lo farà per ragioni di maneggevolezza: non ci sono cavi da sbrogliare, è vero, ma c’è l’impiccio della ricarica, uno schiaffo morale per chi vive all'insegna della pragmaticità.

Una scelta di qualità?
Ma veniamo al punto che forse interessa un po’ tutti, appassionati di musica e non. E cioè: cosa cambia nell’esprienza sonora? Ovvero, le cuffie con attacco Lightning sono qualitativamente migliori di quelle con l’attacco jack? In linea di massima si può dire che a parità di prestazioni, il vantaggio c’è.

"Per quanto ci riguarda – spiega a Panorama.itArmin Prommersberger, Senior Vice President Technology, Lifestyle Audio Division di Harman, società specializzata fra le altre cose in sistemi audio di qualità - siamo molto entusiasti di poter passare a una connessione Lightning, perché ci permette di accedere all’audio hi-quality senza dover passare dal vecchio covertitore analogico-digitale integrato nel telefono. La musica, che sul nostro smartphone è in formato digitale, non dovrà più essere convertita in analogico e quindi essere  ritrasformata in digitale. Grazie al connettore Lightning possiamo sfruttare un canale nativamente digitale, tagliando due volte la conversione digitale-analogica e analogica-digitale. Questo si traduce in una migliore qualità del suono e in un controllo maggiore sull’audio".

Oltre l'audio
Ma c’è di più. C’è la possibilità di utilizzare un connettore digitale che oltre alla musica consente di trasferire altri tipi di dati, ad esempio quelli provenienti dai sensori (si pensi a tutte le cuffie che già oggi monitorano il battito cardiaco), e che è già predisposto per il passaggio della corrente.

Sono due aspetti che sulla carta permetteranno di ampliare gli orizzonti delle cuffie e degli accessori per la musica senza ricorrere a troppi artifici. "Possiamo utilizzare la batteria dell’iPhone per far funzionare i modelli di cuffie più intelligenti, ad esempio quelli che prevedono la cancellazione del rumore", chiarisce il responsabile di Harman.

E quindi, si può dire che siamo alla fine dell’era del jack? I segnali che arrivano da fuori (non solo da Apple ma da tutto il settore) sembrerebbero portare a questa conclusione. Ma, si sa, la bontà di certe scelte va valutata nel tempo, nella capacità di fare presa sul mercato e di modificarlo.

Per tornare agli esempi citati a inizio articolo, si può senz’altro dire che col senno di poi la decisione di eliminare il floppy si sia rivelata vincente, quella di rinunciare all’USB no. Che sia o meno appeso a un filo, il futuro delle cuffie resta nelle mani degli utenti. Anzi, nelle loro orecchie.

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Roberto Catania

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