Google blocca gli hacker del Chromecast
Tecnologia

Google blocca gli hacker del Chromecast

L’oggetto delle meraviglie torna ad essere un comune accessorio da salotto dopo che la comunità Android lo aveva liberato dai limiti delle Google Apps

La differenza tra il Chromecast di Google e la Apple TV è più sottile di quanto si pensi. Non basta il considerare cosa puoi farci con l’uno e cosa con l’altro. La differenza è nello spirito open source di un’intera generazione di smanettoni da una parte e l’attaccamento, l’innovazione e il design di un marchio dall’altra. Quando Google ha annunciato il Chromecast la gente ha subito pensato alle differenze con la Apple TV, rendendosi conto di come Google non poteva realizzare un accessorio più diverso dal concorrente. Con una Apple TV si può fare streaming con tutti i dispositivi iOS che si hanno a casa: iPad, iPhone, iPod Touch e televisore. Il Chromecast è invece un player indipendente che semplicemente utilizza il telefono o il tablet Android come telecomando molto costoso.

Nella piena logica dell’open source, gli hacker hanno presto scoperto come utilizzare il Chromecast in maniera ben più libertina rispetto a quello che voleva farci credere Google. L’azienda aveva infatti dichiarato come, almeno per un po’, sarebbe stato possibile fare streaming da Android al televisore solo di contenuti che passano per le cosiddette Google Apps, ovvero YouTube, Google Plus e così via. Ma gli hacker, in quanto hacker, hanno varcato i limiti e liberato il Chromecast dalle sue catene. Supponiamo quindi di avere sullo smartphone una serie di foto o video: si poteva allora trasformare il telefono in un server dal quale Chromecast,  connettendosi automaticamente, prelevava le foto da trasmettere al televisore. Abbiamo utilizzato il verbo al passato per un semplice motivo: Google va più veloce degli hacker e ha già tappato tutto.

Il più famoso hacker della scena Chromecast, nonostante sia da poco sul mercato statunitense, è Koushik “Koush” Dutta, già attivo nel gruppo CyanogenMod, team che realizza ROM (versioni personalizzate del sistema operativo) per smartphone e tablet Android. Il giovane ha spiegato il motivo per cui Google starebbe bloccando il processo di hacking del suo accessorio, uccidendo di fatto un’intera comunità di appassionati.

“La Google TV aveva in progetto una serie di accordi con partner e aziende media per portare contenuti esclusivi sulla piattaforma video di Mountain View. Ero certo che Chromecast non sarebbe stato diverso e i miei sospetti sono stati confermati. Chromecast non ha nessun lettore multimediale di serie o un modo per produrre da sé i contenuti. Come ho dimostrato è una pecca alla quale si può porre facilmente rimedio ma è il motivo che è dietro tale mancanza a farmi riflettere sul perché Google non permetta di riprodurre i propri contenuti. Molti sviluppatori hanno utilizzato l'app GoogleCastSample presente nell’accessorio  per consentire la riproduzione autonoma di contenuti, senza dover passare per forza per le app abilitate. Ad una settimana dal rilascio GoogleCastSample è stato disattivato”.

Che il Chromecast sia quindi una Google TV dal formato mini? Un altro aggeggio da attaccare al televisore senza avere la libertà di mandare in onda ciò che si vuole dal proprio smartphone? Che dietro ci sia la volontà di Google di stringere accordi esclusivi con certi partner è chiaro. Non si spiega altrimenti perché l’azienda abbia bloccato, assieme a GoogleCastSample, la possibilità di riprodurre file MKV o AVI, ovvero le estensioni più popolari quando si tratta di scaricare contenuto pirata dal web. Siete ancora convinti che la Apple TV abbia questi grandi limiti?

 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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