Blink arriva su Android: messaggi a prova di spia
Johan Larsson, Flickr
Tecnologia

Blink arriva su Android: messaggi a prova di spia

Boom delle app con cui comunicare in anonimo. Perché la sicurezza non è mai troppa

E se dopo il successo delle app per chattare adesso fosse l’ora di quelle che non richiedono dati di registrazione per l’accesso? Il sogno non sarebbe tanto quello dei cosiddetti “troll”, ovvero di utenti che vagano in giro per la rete (anche chat) per dare fastidio e lanciare messaggi spam, quanto dei fautori della sicurezza, di coloro che hanno ancora addosso le rivelazioni di Edward Snowden. Non a caso dopo il clamore del Datagate sono spuntati come funghi diverse app per smartphone con cui inviare messaggi in maniera, dicono, più sicura, senza destare l’interesse della NSA. Stiamo parlando di Snapchat, Frankly, Confide, Whisper, Secret. Tutti nomi semi-sconosciuti ma che hanno tratto molta popolarità nel periodo post-Snowden, puntando tutto sulla necessità di assicurare una comunicazione privata a tutti gli iscritti.

Oggi parliamo di Blink , una delle app più attese del settore che, dopo l’approdo su iOS, fa il suo debutto anche su Android. Con Blink è possibile scambiare con i contatti testi, foto, video, disegni e messaggi vocali. Come il resto dei client precedenti, Blink non richiede l’immissione di dati personali in fase di registrazione, basta un username e si entra nella rete. Ad oggi il 65% di tutti gli utenti registrati è anonimo, sono questi che hanno inviato l’85% dei messaggi attraverso la piattaforma, evidenziando come sia forte la voglia di restare protetti anche sul mobile.

Il team che c’è dietro la realizzazione di Blink è stato messo assieme da Kevin Stephen e Michelle Norgan, ex di Google, che in principio avevano lavorato a Kismet, un servizio social basato sulla geolocalizzazione. I due hanno poi virato verso un target diverso, quello che ha la necessità di comunicare in anonimo senza condividere con alcuna azienda i dati personali.

“Vogliamo lasciare che le persone parlino in anonimo, fuori dal recinto - dice Stephens – quasi tutte le app di messaggistica istantanea, su mobile, richiedono che l’utente verifichi le sue credenziali, come il numero di telefono anche se la maggior parte preferisce restare anonimo”.

Più di 100.000 persone hanno scaricato l’app ma quello che è interessante è la demografia degli utenti. Il 51% è residente negli Stati Uniti ma la sorpresa arriva dal Medio Oriente dove la percentuale di download è particolarmente concentrata in Arabia Saudita. Un dato che significa molto per chi ha realizzato un’app del genere. Proprio nei paesi arabi è forte la volontà di controllare i cittadini che cercando i migliori mezzi per assicurarsi di comunicare in maniera semplice e protetta, almeno per quanto possibile. 

 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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