Apple e Google firmano una tregua nella guerra dei brevetti
Tecnologia

Apple e Google firmano una tregua nella guerra dei brevetti

Niente più tribunali nelle cause tra Motorola e Cupertino, che lavorerà con Big G per una riforma del settore

Esattamente due settimane fa, un giudice dava ad Apple una ragione zoppa nell’infinita battaglia contro Samsung: condannava il gigante coreano a pagare 120 milioni dei 2,2 miliardi di dollari richiesti dalla mela nell’ennesimo capitolo della lunga, logorante, guerra dei brevetti. A sua volta Cupertino doveva versare alla rivale una cifra pressoché simbolica (160 mila dollari), ma che comunque dimostrava che anche l’iPhone ha qualche macchia, non ha avuto remore a ispirarsi troppo liberamente alle idee altrui.

Due settimane dopo, succede l’opposto: altri tribunali escono dalla contesa. Su un altro fronte, quello che vede schierata da una parte ancora l’azienda di Tim Cook e dall’altra Motorola, non s’intravedono più giurie e aule all’orizzonte. Apple e Google, proprietaria di Motorola fino allo scorso gennaio, e comunque ancora oggi titolare della maggior parte dei suoi brevetti dopo la cessione a Lenovo avvenuta lo scorso gennaio, hanno annunciato in un comunicato congiunto che archivieranno tutte le controversie legali che esistono al momento tra le due compagnie.

Si tratta di 20 procedimenti in corso in tutto, tra Germania e Stati Uniti. Una partita che sembrava chiusa a giugno del 2012, quando un verdetto aveva stabilito che nessuna delle due aziende era in grado di dimostrare i danni subiti. Ma in appello il procedimento era stato riaperto, ravvivando i malumori e le frecciate reciproche. Di fatto, sempre le stesse: di aver copiato procedimenti e tecnologie fondamentali per il funzionamento dei telefoni. Senza le quali gli smartphone non sarebbero poi così intelligenti.

È vero, si tratta di una piccola tregua in uno scontro che rimane apertissimo, anche perché - ed è stato scritto nero su bianco - nessuna potrà comunque utilizzare i brevetti dell'altra, non ci sono state licenze reciproche. E però la valenza dell’accordo resta significativa perché Google, da sempre, è stata identificata come il vero spauracchio, come l’autentico nemico da battere nella ben più accesa lotta tra Apple e Samsung. D’altronde i coreani montano il sistema operativo Android, sviluppato proprio da Mountain View, e più di una volta i loro avvocati hanno lasciato intendere che le accuse andrebbero indirizzate lì, negli Stati Uniti, non a Seul. Mentre alcune fonti hanno riferito che Google avrebbe supportato direttamente Samsung, anche con contributi finanziari per le spese legali, non fronteggiando direttamente la mela, ma cercando il più possibile di innervosirla.

Ecco perché questa tregua è così importante: per quanto piccola, è una spia della volontà di Google e Apple di smussare i toni, non solo di darsele di santa ragione. Anzi le due compagnie hanno annunciato che collaboreranno «in alcune aree della riforma dei brevetti». Un’altra apertura, uno spiraglio figlio della consapevolezza che qualche punto da registrare nella norma c’è, e discuterne insieme potrebbe aiutare a tutelarsi meglio a vicenda.

La decisione, in ogni caso, non ha convinto tutti: «È in larga parte simbolica. Motorola non è più un grosso competitor e questa cooperazione mostra che Apple non si sente più minacciata dalla compagnia. Quando decideranno di abbandonare la controversia con Samsung, allora ne potremo parlare» ha commentato Michael Risch, professore di legge della Villanova University, in Pennsylvania. Vero è anche che nella «guerra termonucleare» dichiarata nel 2008 da Steve Jobs ad Android, Apple dismette qualche missile e Google smantella qualche scudo. Magari ora si siederanno allo stesso tavolo e, chissà, potrebbe anche venirne fuori qualcosa di buono.  

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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