Apple contro Samsung, atto II
EPA/YONHAP FILE SOUTH KOREA OUT
Tecnologia

Apple contro Samsung, atto II

A distanza di due anni dalla prima causa, la Mela e il colosso coreano tornano davanti ai tribunali. Il motivo? Sempre lo stesso: violazione di brevetti funzionali per smartphone e tablet. Ma questa volta Google non starà a guardare

Ci risiamo. Apple contro Samsung. Il colosso di Cupertino contro la regina d’Oriente (nonché primo produttore al mondo di dispositivi mobili). Nel mezzo – come sempre – una risma di fascicoli riguardanti brevetti destinati a smartphone e tablet.

Dopo la bagarre del 2012, quando Apple e Samsung arrivarono alla contesa per tutta una serie di appropriazioni indebite (con tanto di mega-multona da 1 miliardo di dollari affibbiata alla seconda), tornano le scintille fra le due società.

A dissotterrare l’ascia di guerra è ancora una volta Apple, che imputa alla rivale storica più o meno lo stesso capo d’accusa di qualche anno fa: il furto dei brevetti. L’unica differenza la fanno i prodotti indagati e le tipologie di brevetti in esame, cinque tecnologie sviluppate sul lato software: il link rapido (la funzione che permette di analizzare stringhe di testo – ad esempio email e numeri di telefono – e renderle immediatamente cliccabili), la ricerca universale (il motore che permette al dispositivo mobile di frugare contemporaneamente fra contenuti in remoto e risultati su Internet), la sincronizzazione dei dati in background, il cosiddetto slide-to-unlock (la strisciata per sbloccare il telefono) e i suggerimenti automatici di testo.

"Samsung ha copiato moltissime funzioni, ma ci sono dei limiti che riguardano ciò che possiamo ottenere in un processo", ha dichiarato Harold Mcelhinny, partner di Morrison Foerster, lo studio legale che rappresenta Apple. "Non possiamo provare (la violazione) di 50 brevetti", ha aggiunto. Ma cinque dei brevetti utilizzati dall’azienda, ha spiegato il legale, sono stati violati più di 37 milioni di volte. A tanto ammonta il numero di telefoni e tablet irregolari - sempre secondo l'accusa - venduti dall’Agosto 2011. Per questo motivo Apple pretende 2 miliardi di dollari i danni, una cifra che corrisponderebbe a un equo compenso derivante da un accordo di licenza per lo sfruttamento di tali diritti (circa 30/40 dollari per terminale venduto).

Bisognerà a questo punto capire quale sarà la linea difensiva che verrà adottata da Samsung. Anche perché, a differenza del processo conclusosi nel 2012, questa volta l’oggetto del contendere riguarda anche alcune feature di Android, il sistema operativo sviluppato e distribuito da Google che come noto equipaggia quasi tutti i dispositivi Samsung. I responsabili di Mountain View, spiega in questo articolo The Verge , potrebbero essere chiamati in causa per chiarire responsabilità e dinamiche di eventuali violazioni. Se così fosse, assisteremmo a un vero e proprio processo a tre: Apple contro l’asse Samsung-Google.

Il dibattimento proseguirà per tutto il mese di Aprile e prevede 25 ore di arringa per ciascuna parte in causa; la fine del processo è prevista per il 29 o 30 del mese.

 

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Roberto Catania

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