Google cede (parte di) Motorola a Lenovo. I 3 motivi dell'operazione
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Tecnologia

Google cede (parte di) Motorola a Lenovo. I 3 motivi dell'operazione

Dopo nemmeno 2 anni, Google rivende il comparto hardware di Motorola a un quinto del prezzo d'acquisto. Quella che sembra una follia, è in realtà una mossa dettata dalla necessità di tener buono Samsung

Non sembra, ma sono già passati due anni da quando Google si è presentato davanti alla platea perennemente affamata del panorama mobile annunciando di aver comprato un ex-colosso del settore come Motorola. Al tempo il cielo si era aperto e ne era caduto di tutto, c’era chi saettava fulmini sostenendo che Google stesse cercando di fare le scarpe ai suoi stessi partner hardware trasformandoli in competitor, e chi dispensava carezze ricordando che Google era più interessato al pentolone d’oro di brevetti che Motorola custodiva nella pancia, piuttosto che il suo comparto produttivo.

Tra tutti questi, quelli che sostenevano che Sanjay Jha stesse cercando di vendere a Big G un’auto usata a un prezzo da capogiro, ora hanno motivo di gongolare. Notizia di oggi è che Google ha intenzione di rivendere quest’auto usata (o almeno il telaio) a Lenovo a un prezzo quasi cinque volte inferiore alla cifra che aveva scucito nel maggio del 2012.

1. Presa la noce, via il guscio
A quanto pare aveva ragione chi sosteneva che a Google, di Motorola, non interessassero altro che i brevetti (per avere un fronte di difesa giuridica più solido nei confronti di Apple). Dopo aver sborsato la bellezza di 12,5 miliardi di dollari, Google liquida la divisione hardware di Motorola per 2,9 miliardi, tenendo per sé il malloppo di brevetti che l’azienda aveva accumulato in anni di attività. Google si terrà anche il comparto Ricerca e Sviluppo , che tornerà sicuramente utile per apportare ulteriore linfa vitale a quel laboratorio segreto delle meraviglie conosciuto come Google X.

2. La questione partner-competitor
L’altra faccia della medaglia dell’acquisizione di Motorola, era che Google si trovava nella difficile posizione di fornire un sistema operativo per una serie di aziende che diventavano d’un tratto sue competitor. Operazioni di questo tipo in passato hanno generato situazioni pericolose, per le aziende che le hanno condotte (Apple a inizio anni ’90 , ad esempio.) Stringere accordi con una mano e farsi la guerra con l’altra genera rapporti d’affari poco stabili, ma soprattutto, tende a indurre i partner-competitor ad allontanarsi , e nel caso di Google, a sviluppare un proprio sistema operativo.

3. L’accordo con Samsung
In questo solco si inserisce lo storico accordo che Samsung e Google hanno annunciato nella giornata di lunedì. Le due compagnie hanno accettato di attuare una licenza incrociata per l’intero novero dei loro brevetti per un periodo di 10 anni. In questo modo, Google e Samsung si preparano a collaborare in modo molto più stretto nello sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche mobile, e poiché Google di fatto non è più un attore hardware sul palcoscenico mobile, viene a cadere ogni conflitto di interessi. Una pessima notizia per Apple e Microsoft.

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Fabio Deotto