Tecnologia

2020: non avremo più bisogno di uno smartphone

Realtà aumentata, VR, città intelligenti, orologi connessi: il futuro del cellulare è sempre più a rischio (per fortuna)

2007-2017: Apple presenta il suo primo iPhone; Samsung lancia il Galaxy S8. Sembrano due modelli simili, almeno per l’interfaccia utente su cui si basano (full touch) ma a dividerli c’è un’intera epoca tecnologica. L’iPhone 3G, a ragione, è il dispositivo che ha dato al mondo dei cellulari un vestito nuovo, quello da sera, l’unico in grado di portarli nel futuro.

Evoluzione della specie

Il motivo? Nel 2007 i telefoni di riferimento erano i BlackBerry, i Nokia, i Windows Mobile, al massimo i primi Android con tastiera estesa (ricordiamo l’HTC Dream). Generazioni appartenenti al passato, non solo a livello estetico ma funzionale. “Logico” direte voi, la tecnica si evolve e così anche i prodotti di consumo. Vero, tanto che tra due o tre anni gli smartphone potrebbero non esistere più.

Digitalizzazione della società

La colpa (o il merito decidete voi) è della forma sempre più liquida che hanno preso i contenuti digitali. Oramai giochiamo con un paio di visori sugli occhi, viaggiamo dentro auto evolute e connesse e dialoghiamo con la città, seppur in maniera univoca: assorbiamo quello che ci dicono le metropoli, senza poter rispondere, non per il momento.

E non solo: negli USA milioni di famiglie parlano già con uno speaker di Amazon (presto di Apple) e telefonano solo dall’orologio, nel quale c’è una eSim (in Italia ci sono un paio di esemplari supportati, LG e Samsung, ma non l’abilitazione degli operatori).

Dove andremo a finire

A livello concettuale è come se tutto ciò che fino a ieri era dentro un dispositivo fosse oggi esploso (non nel senso del Galaxy Note7), popolando l’intera società in forme differenti. Gli esempi si sprecano: i video di YouTube sono passati dallo schermo di un computer a quello di un cellulare e alla Smart TV; i videogame dalla console all’iPhone sono finiti dentro un paio di occhialini indipendenti (gli HoloLens); la stessa realtà virtuale è diventata uno strumento popolare per portafogli differenti, gli Oculus e gli HTC Vive per i più appassionati, i Gear VR per i curiosi ma non convinti.


Un paio di HoloLens di Microsoft

Già lo usiamo di meno

Si tratta di tecnologie che, se ci pensate, già fanno a meno di uno smartphone. Di fatto l’invenzione del secolo scorso ha rappresentato una fase, un ponte di passaggio da un vecchio modo di fruire di contenuti di vario genere a uno nuovo, spalmato su livelli differenti.

La stessa presentazione, da parte di HTC, dei primi Vive standalone, che non hanno bisogno né di un computer né di un telefonino per funzionare sono la dimostrazione di cosa può creare l’interoperabilità delle piattaforme: il domani appartiene sempre più a oggetti connessi che non dipendono da un hub centrale ma restituiscono un senso compiuto per quello che sono, perché dotati di funzionalità avanzate.

HTC Vive Standalone non avrà bisogno di cavetti


Avete presente la pubblicità del Galaxy S8 in cui si invita a liberare lo smartphone? Bene: pare che si stia liberando da solo, uscendo dai suoi schemi, anzi proprio dallo chassis.

Il futuro è questo

Abbiamo citato l’altoparlante Amazon Echo non a caso: per molti è diventato questo il cervello gestionale di tutti i gadget smart presenti nell’abitazione (o in ufficio). Collegato al cellulare può effettuare chiamate o rispondere a quelle in arrivo, leggere o inviare messaggi WhatsApp, spulciare le email. Attaccato a internet racconta il meteo, le ultime notizie e ricorda gli appuntamenti in agenda.

Ma non solo

Echo è uno dei tanti aggeggi tuttofare che si apprestano a invaderci la vita ma sulla stessa falsariga ce ne sono già altri. Il proiettore di Sony svolge gli stessi compiti ma sfruttando una parete su cui mostrare una schermata Home di riepilogo, con cui interagire toccando il muro, i prossimi orologi intelligenti avranno tutti le sim virtuali per affrancarsi completamente dal telefono e persino gli auricolari Bluetooth (come gli IconX) montano diversi giga di memoria su cui caricare canzoni da ascoltare in totale libertà.

L’hardware siamo noi

È di qualche giorno la notizia secondo cui una società statunitense ha dato la possibilità ai propri dipendenti di farsi installare, gratis, un chip NFC sottopelle. Una pazzia? Leggiamola pure così ma in verità ha i suoi benefici. Quel chip, piccolo quanto un chicco di riso, permette di eliminare per sempre il badge o la password di accesso al computer: avvicinandolo ai terminali ci si autentica in un istante. Le stesse finalità raggiunte a fine 2016 dalla belga New Fusion.

Addio Apple Pay

Allo stesso modo, nella area ristoro della Three Square Market non c’è bisogno di chiavette o monetine, visto che il credito residuo di ogni persona è memorizzato nel chip sottocutaneo, posto tra il pollice e l’indice. Se oggi ci meravigliamo per Apple Pay cosa faremo quando tutte le informazioni personali, comprese quelle di credito, si troveranno nel nostro stesso corpo? Non è fantascienza ma un contesto reale e concreto e già in via di sviluppo.

Tutto davanti agli occhi

La scomparsa definitiva dello smartphone così come lo conosciamo è scritta. Il colpo di grazia lo darà la versione definitiva dei Google Glass e degli eventuali concorrenti in uscita tra quest’anno e il 2018 (anche di Apple?). Se finora per funzionare avevano bisogno di una connessione con il cellulare, i nuovi beneficeranno delle reti Wi-Fi pubbliche (che non vuol dire per forza aperte ma gratuite), una realtà in diverse zone del mondo e sulla buona strada anche da noi con il progetto WiFi.Italia.it.

Abbiamo ancora bisogno di uno smartphone?


Una volta online, ci dimenticheremo di quel fastidioso oggetto in tasca, così noioso e limitato, un’àncora che ci teneva legati a uno schermo piccolo e bidimensionale, troppo poco per l’ambizioso uomo del futuro.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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