Xbox One, Microsoft piazza un orecchio nel tuo soggiorno, e sarà sempre in ascolto
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Xbox One, Microsoft piazza un orecchio nel tuo soggiorno, e sarà sempre in ascolto

Con Xbox One il microfono del Kinect sarà sempre in ascolto, ma si attiverà solo quando sentirà le due parole chiave. Ma cosa se ne farà Microsoft delle conversazioni ascoltate? A poche ore dal lancio, è già scoppiato il caso privacy

Nel trambusto mediatico che ha scortato l'annuncio della nuova Xbox One , tra gli entusiasti che si sperticano per lodare anzitempo la nuova console Microsoft e gli scettici che sperano fallisca già sulla linea di partenza, qualcuno sta cominciando a porsi un problema non indifferente. Quello della privacy.

Analogamente agli occhiali di Google , che per accettare un comando vogliono prima sentire l’utente pronunciare le paroline magiche “Ok, Glass”, la nuova Xbox One avrà infatti bisogno di una sua personale coppia di hot words (come vengono chiamate queste parole attivanti dagli addetti ai lavori), che in questo caso sono le più pleonastiche “Xbox ON”.

Questo significa che la nuova Xbox non si metterà a lanciare programmi televisivi e giochi solo perché voi ne state facendo cenno a un vostro amico presente con voi nella stanza, ma significa comunque che il Kinect della vostra Xbox One terrà costantemente le orecchie drizzate.

A voler essere drammatici, si potrebbe dire che, vendendovi una Xbox One, Microsoft vi stia piazzando uno dei suoi orecchi in casa. Qualcuno già paragona l’accoppiata TV+Xbox One agli intrusivi maxischermi descritti da Orwell in 1984, altri invece preferiscono paragonare il Kinect all’occhio intelligente di HAL 9000 di 2001: Odissea nello Spazio. La polemica è montata così in fretta che Microsoft si è già sentita in dovere di mettere le mani avanti.

“Sappiamo che i nostri clienti vogliono e si aspettano che i nostri prodotti, dispositivi e servizi garantiscano una protezione estrema della propria privacy” ha spiegato un portavoce Microsoft, seguito a stretto giro dal CVP Microsoft Phil Harrison, che ha puntualizzato : “Non useremo assolutamente Kinect per spiare gli utenti. Quello che facciamo e aspettare di sentire il comando per poi accendere la macchina, ma in tutto questo non vengono trasmessi dati personali in modo che possano ricondurre a qualcuno in particolare, almeno che questo qualcuno non decida di consentirlo.”

Garanzie che per molti assomigliano alle rassicurazioni del topo che promette di non mangiare il formaggio che gli metterai davanti alla tana.

Ehi, voi là in fondo, vi vedo che state alzando gli occhi al cielo. E immagino serenamente quello che starete pensando in questo momento: Dai, Deotto, risparmiaci questi deliri paranoidi. Potrei rispondervi citando il buon Philip K. Dick , che soleva suggerire che il problema non è tanto essere paranoidi, quanto non esserlo a sufficienza. Oppure potrei obiettare che un conto è essere paranoici, un altro è prendere in seria considerazione il contesto in cui questo tipo di tecnologia va a introdursi.

Piaccia o meno, quello dei dati personali è un mercato golosissimo, e in continua crescita. Google ci ha costruito sopra un impero, Amazon pure, e ora anche Facebook e Apple stanno cercando il modo di scrollare a dovere i propri utenti per ricavarne il proprio malloppo di dati personali. Ogni volta che fai una ricerca, ogni volta che accedi alla pagina prodotto di un articolo, ogni volta che esprimi un mi piace o fai un commento, ogni volta che utilizzi un'app che sfrutta il GPS, quell’operazione viene registrata, archiviata, catalogata e, se possibile, messa in relazione con altri dati agglomerati intorno al tuo profilo digitale. È una tendenza che prosegue da anni e che è virtualmente impossibile arginare (a meno di voler diventare un luddista digitale e navigare in Rete blindati in un’armatura di privacy).

È solo questione di tempo prima che questo discorso venga allargato anche a quello che diciamo. A mano a mano che i dispositivi connessi dotati di controllo vocale entreranno a far parte della nostra quotidianità, la prospettiva di avere un orecchio digitale che ascolta in continuazione tutto quello che ci scivola fuori di bocca diventa sempre più realistica, e inevitabile. 

Questo non vuol dire che le rassicurazioni di Microsoft siano necessariamente fasulle. Ma poiché attualmente non esistono sistemi per assicurarsi che le tue conversazioni non vengano effettivamente archiviate, io fossi in voi comincerei a fare attenzione a quello che dite. Almeno in presenza di un Kinect.

 

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Fabio Deotto