Internet: tutti i vantaggi dell'essere spiati
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Tecnologia

Internet: tutti i vantaggi dell'essere spiati

Smartphone, tablet, GPS e privacy. Scopriamo perché mostrare alla rete la propria posizione potrebbe essere una buona idea

Per mesi abbiamo pensato a come proteggere i nostri passi digitali utilizzando tante tecniche e strumenti per diventare invisibili online. Che si utilizzino (in momenti diversi o contemporaneamente) computer, tablet, smartphone e (presto) tecnologie indossabili, la parola d’ordine era “privacy”, intesa come il diritto di navigare in rete, utilizzare piattaforme di chat o telefonare a qualcuno, senza la paura di essere monitorati da agenzie governative e spie private. Ma come reagireste se vi dicessero che essere spiati online non è poi così male e che, a volte, può addirittura portare dei vantaggi?

A sostenere questa curiosa teoria è Eugene Kaspersky , CEO dell’omonima azienda, produttrice di software antivirus. “Le persone usano browser diversi, modalità nascoste, programmi e plugin extra; tutto per mascherare la propria presenza in rete e nascondere la posizione geografica. Tuttavia questo tipo di accorgimenti può causare più problemi di quanti ne possa risolvere”. Ecco alcune ragioni per cui il male maggiore, per Kaspersky, non è dire alla rete dove ci si trova.

I motori di ricerca                      

“Non è una cattiva cosa se i motori di ricerca sanno dove vi trovate” – spiega Kaspersky. “Con quelle informazioni possono fornire delle risposte più precise sul contesto che vi circonda. Cercate un ristorante o un ufficio in particolare? Permettete che il motore sappia dove siete così da mostrarvi cosa avete intorno e indirizzarvi correttamente. Lo stesso metodo (ovvero attivare la localizzazione/GPS e abilitare le app ad usarlo) è comodo per i software metereologici. Se restate invisibili non vi è modo di vedere, in automatico, che tempo fa dove vi trovate, se non impostando manualmente la località”.

I navigatori

Sia che ci si trovi in vacanza o nella propria città, l’uso del navigatore su smartphone e tablet è oramai sdoganato. Sono diversi i tipi di software di navigazione che le persone usano, ma tutti hanno bisogno di leggere le coordinate dell’utente per restituire il percorso preciso per arrivare a destinazione. Alcune interessanti app, che permettono di muoversi agilmente con i mezzi pubblici, traggono vantaggio dall’accedere al GPS del telefono. Un conto e non far vedere dove si sta andando e un altro non sapere dove andare.

Shopping

“Come per i motori di ricerca, alcune app chiedono l’accesso alla posizione del cliente per mostrare i negozi più vicini ed eventuali sconti sugli articoli preferiti”. Se ad esempio selezionate “tecnologia” tra le categorie da mostrare, molte app possono mostrare offerte particolari basate sulla geolocalizzazione. È frequente che anche i siti web dei grossi marchi, nel momento di accedere al portale, chiedano al visitatore di indicare il CAP o il luogo in cui si trova. Non si tratta di un metodo nascosto per spiarvi ma un modo per dirvi dove si trovano i rivenditori, con tutte le informazioni necessarie per arrivare e contattarli.

Sicurezza personale

Molti programmi necessitano di leggere la posizione dell’utente per ragioni che non hanno nulla a che vedere con l’invio di informazioni a qualche agenzia di spionaggio. Ecco un esempio: quando le aziende che operano nel settore della sicurezza informatica (come Kaspersky) scoprono una nuova minaccia localizzata in una certa nazione, spesso viene inviato un avviso (“security alert”) a tutti i computer che vengono individuati in un quell'area. È vero che anche gli altri mezzi di comunicazione possono informare le persone su problemi del genere ma ricevere l’avviso direttamente sul computer permette di agire subito per difendere il proprio sistema. Negando a software sicuri l’accesso alla localizzazione, si vieta di fatto la ricezione degli avvisi specifici nel caso di qualche attacco hacker. “Al di fuori di queste motivazioni – spiega Eugene Kaspersky – ve ne sono molte altre per cui non si dovrebbe avere paura di dire ad app e software dove ci si trova, o cosa si è fatto su internet”. La teoria è che se non si sta facendo nulla di illegale non bisognerebbe avere paura di essere monitorati. L’unico inconveniente è di ritrovarsi le pagine web piene di annunci pubblicitari su cosa si è cercato in precedenza. “Ma anche in quel caso tutti si può spegnere con pochi click”. Parola di Eugene. 

 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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