È il giorno di SecureDrop, WikiLeaks per i media
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È il giorno di SecureDrop, WikiLeaks per i media

Lanciata la piattaforma voluta dal compianto Aaron Swartz e promossa dal Freedom of the Press Foundation. Mai più pericoli per i giornalisti nell'interagire con le fonti e le gole profonde

Nove mesi fa moriva suicida Aaron Swartz , uno dei principali attivisti della rete. A nemmeno un anno di distanza il suo lavoro per rendere internet un luogo più sicuro nello scambio di informazioni e dati scottanti, viene lanciato ufficialmente il progetto SecureDrop. La nuova piattaforma online è stata sviluppata da Swartz in collaborazione con il giornalista di Wired USA Kevin Poulsen che ne aveva raccolto il carico dopo la scomparsa del giovane. Per aiutare Poulsen nel suo lavoro si è fatta avanti la Freedom of the Press Foundation, un gruppo fondato da alcuni membri della no-profit Electronic Frontier Foundation.

Alla base di SecureDrop vi è il lavoro di due esperti nel settore della sicurezza come Bruce Schneier e Jacob Appelbaum, che hanno contribuito allo sviluppo di Strongbox, la piattaforma lanciata nella tarda primavera dal New Yorker. SecureDrop non si discosta molto da quest’ultima se non per il tipo di utenti a cui si rivolge. A differenza della prima, che ha il chiaro obiettivo di facilitare l’invio di materiale al giornale da parte dei lettori, SecureDrop si rivolge alle testate e ai rapporti con fonti e gole profonde in maniera più professionale.

La nuova piattaforma utilizza Tor, browser per navigare in anonimo sul web, per consentire agli utenti di caricare documenti in sicurezza su server nascosti, proprio come quelli utilizzati da siti web che non vogliono essere trovati (ad esempio Silk Road ). In questo modo i giornalisti possono accedere al server sicuro, scaricare i documenti e scambiare messaggi con la fonte originale, senza conoscerne il nome o altri dati sensibili. “In sostanza si tratta di un’alternativa al classico modulo “Contattaci” presente su molti siti web” – si legge nelle FAQ di SecureDrop .

L’idea di integrare uno speciale WikiLeaks all’interno dei processi produttivi di una testata giornalistica non è nuova. Le prime esperienze sono quelle del Wall Street Journal e di Al Jazeera, i cui esperimenti vennero criticati per difetti tecnici e giuridici. Il caso di maggior successo resta quello dell’agenzia bulgara Bivol che con le informazioni inviate tramite il suo BalkanLeaks contribuì alle dimissioni del primo ministro Boyko Borisov il 20 febbraio del 2013.

 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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