È Prism-fobia,ecco i software spia di Francia e Regno Unito
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È Prism-fobia,ecco i software spia di Francia e Regno Unito

I servizi segreti francesi e britannici spiavano i loro cittadini illegalmente. Le prove arrivano da Le Monde e Wired UK - Tutto sul Datagate

Le rivelazioni sul programma di spionaggio della NSA, PRISM, hanno causato un coro di indignazione in tutta Europa. Se è la Germania la nazione che più di altre si è mostrata contraria allo spregiudicato utilizzo dello spionaggio governativo, in altri paesi le dichiarazioni di Edward Snowden hanno lasciato segni minori per due buone ragioni: le agenzie governative locali già sapevano e facevano lo stesso. Stiamo parlando di Francia e Gran Bretagna nazioni in cui, secondo le notizie degli ultimi giorni, erano già presenti programmi spia alla stregua di PRISM. Oggi il quotidiano francese Le Monde ha dimostrato l’esistenza di un software della DGSE, la Direzione generale per la sicurezza esterna francese, per raccogliere sistematicamente dati da computer e telefoni in Francia sia per comunicazioni interne che rivolte all’estero. Tutte le email, messaggi di testo, registrazioni telefoniche e accessi ai social network vengono conservate per anni.

Decisamente ai margini della legalità, il programma utilizzato dai servizi di Intelligence ha raccolto, da anni, i metadati delle conversazioni digitali e via cavo dei francesi. L’obiettivo è quello di conservare non il contenuto dei messaggi ma il contenitore, ovvero i le informazioni sugli interlocutori, date e orari, così da essere utilizzati per indagini future rilevanti. Come afferma Le Monde , il DGSE ha un palazzo di tre piani a Parigi, compreso di seminterrato, dove si trova un supercomputer in grado di gestire decine di milioni di gigabyte di dati. Altri servizi segreti francesi hanno accesso al database attraverso quella che viene chiamata “condivisione delle infrastrutture”. La Commissiona francese per l’informatica e le libertà (CNIL) ha affermato come “il regime giuridico delle intercettazioni di sicurezza vieta che vi siano sistemi del genere attuati dai servizi segreti, sulla falsariga di PRISM”. Questo perché la legge non permette l’archiviazione di massa di dati tecnici da parte di nessuno, tantomeno dell’intelligence. Ascoltato da Le Monde, un parlamentare francese ha confermato: “Gran parte dei collegamenti elettronici in Francia sono intercettati e memorizzati dal DGSE”.

Oltremanica la situazione non è migliore. Secondo l’edizione britannica di Wired , lo scandalo PRISM che ha inghiottito gli Stati Uniti non ha risparmiato il Regno Unito. Snowden ha fatto saltare il coperchio dall’enorme pentolone dello spionaggio 2.0 e sui rischi della privacy ai tempi di internet. “Negli ultimi due anni – si legge – un’unità segreta della polizia metropolitana di Londra (il Met) ha utilizzato strumenti di sorveglianza generalizzata delle conversazioni sui social media dei britannici”. Operativa 24 ore al giorno e durante tutta la settimana la piattaforma, chiamata Social Media Intelligence o meglio “Socmint”, ha un organico di 17 agenti della National Domestic Extremism Unit (NDEU) che spiano ogni giorno migliaia di tweet, post su Facebook, video YouTube e qualsiasi altro contenuto giri nella sfera social dei cittadini di sua maestà.

Socmint è stato avviato a partire dalle sommosse londinesi del 2011 e nutre di una sostanziale differenza con la controparte statunitense. Mentre PRISM raccoglie i dati privati che, in teoria, dovrebbero essere nascosti per il monto esterno, Socmint preleva quella serie di informazioni su dati che sono effettivamente pubblici, per necessità o ignoranza dell’utente. Si prospetta anche in questo caso l’ipotesi che se un individuo, per qualsiasi motivo, viene considerato “interessante”, tutte le sue conversazioni digitali potrebbero essere utilizzate per completare il suo profilo grazie a tecniche di social engineering , ovvero di raccolta dati pubblici sul web. Il punto è: conviene ancora utilizzare smartphone, tablet, computer e tutti gli altri device elettronici e connessi alla rete per scambiarsi informazioni personali e messaggi sensibili? Definitely maybe, direbbero gli inglesi.

 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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