Spiare le telefonate? Non serve a prevenire il terrorismo
Koinos Zoi Photography, Flickr
Tecnologia

Spiare le telefonate? Non serve a prevenire il terrorismo

Secondo due studi, il monitoraggio della NSA non ha aiutato a scovare gli attacchi. Ecco perché

Sono 225 i casi di terrorismo analizzati dall’11 settembre 2011 ad oggi. Un numero spaventoso, se si considera anche solo un paio di attacchi andati a buon fine avrebbero potuto causare migliaia di morti. Per giustificare le azioni della National Security Agency degli Stati Uniti e dei suoi programmi di spionaggio, tra cui Prism e Boundless Informant, Keith Alexander, capo della NSA, aveva sostenuto la causa della programma cardine della prevenzione al terrorismo, essenziale per bloccare gli attacchi negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

Il problema è che uno studio della New America Foundation afferma come le azioni di raccolta dati dell’Intelligence non siano state così fondamentali per combattere il terrorismo come l’amministrazione Obama avrebbe voluto far credere. Si tratta dell’ennesima prova, per gli esperti, che i federali siano andati oltre il dovuto nello spiare liberi cittadini e probabili indiziati. Verso la fine del 2013, un gruppo di revisori nominati da Obama per rivedere le politiche di azione degli agenti della NSA, era già arrivato alla conclusione della “non-necessarietà” nell’intraprendere simili azioni di spionaggio per fronteggiare il terrorismo visto che le principali informazioni su possibili attentati e attentatori erano state prese “con metodi tradizionali” che potevano bastare, senza richiedere ulteriori strumenti di monitoraggio.

Quello su cui il Washington Post punta il dito è la massiccia raccolta di metadati, ovvero dei numeri di telefono e della durata delle conversazioni di ogni cittadino americano; una serie di informazioni che basterebbero per raccontare di un individuo più di quanto si pensi, anche senza conoscere il contenuto delle telefonate.

Tuttavia, i fautori della collezione di dati della NSA affermano come sia importante per l’agenzia conservare il database dei record telefonici così che gli analisti possano accedervi senza troppi intoppi. “Anche se tutti i casi di presunto terrorismo fossero stati risolti grazie alla raccolta di dati telefonici da parte della NSA – dicono dal gruppo di analisti esterni – ci sarebbero comunque delle modifiche da apportare. L’impatto che un programma del genere avrebbe sulla qualità della vita di ognuno sarebbe troppo grande”. 

 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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