Riconoscimento facciale: se il negozio traccia i clienti
NEC Face recognition/YouTube
Tecnologia

Riconoscimento facciale: se il negozio traccia i clienti

Grazie ad una soluzione pensata da NEC i negozianti cominceranno a riconoscere le facce dei consumatori per offrire servizi personalizzati. Ma la privacy è a rischio

Cosa c’è di meglio che entrare in un negozio e ricevere già la merce che si desidera? Eviteremmo giri a vuoto tra i capi esposti, oppure in mezzo alle decine di paia di scarpe alla ricerca del modello per l’estate. E che dire dei sabati pomeriggio in giro con fidanzate e mogli per uno shopping senza particolare obiettivo se non quello di consumarsi gli occhi entrando e uscendo dai negozi di uno dei tanti centri commerciali sparsi per l’Italia?

Piacere o condanna, la tecnologia potrebbe presto porre fine all’anonimato dei clienti nei confronti degli esercenti, grazie al lavoro di NEC, azienda asiatica che opera nel campo della tecnologia a 360 gradi. Sembrerebbe infatti che la sede di Hong Kong abbia già lanciato un piccolo apparecchio in grado di riconoscere i clienti di un negozio e permettere un’offerta istantanea personalizzata da parte dei dipendenti.

Il progetto è un mix tra il riconoscimento facciale “tecnico”, grazie al software NeoFace , e una piattaforma elettronica innovativa che permette di effettuare un’analisi accurata di una persona e, nel caso di un esercizio commerciale, del tipo di cliente che si ha davanti. L’applicazione di riconoscimento facciale di NEC, recentemente migliorata , dà la possibilità ai commercianti di realizzare un’esperienza personalizzata per i consumatori, memorizzando le loro facce e tracciandole quando entrano nel negozio. Per molti, una tecnologia del genere, più che essere un vantaggio rappresenta un ulteriore colpo alla privacy dei cittadini.

Non a caso, oltre ai negozianti, il progetto di NEC è un vero e proprio sogno per le forze dell’ordine. Quanto veloce potrebbe essere la cattura di un criminale se oltre alle telecamere poste per le strade ce ne fossero tante altre, connesse e accessibili, anche in locali privati come negozi, bar e ristoranti? Non serve nemmeno che venga creata una partnership tra gli esercenti e la polizia: la NSA ha dimostrato di poter accedere alle informazioni di aziende senza mai chiedere il permesso a nessuno. Farlo per ottenere le immagini riprese da telecamere connesse non sarebbe un gran problema. E se si considera che l’FBI sta sviluppando un enorme database dove conservare almeno 52 milioni di immagini entro il 2015, il rischio di intrusione nella vita privata di ognuno è davvero alto.

In questo caso non ci sarebbero nemmeno precise contro-misure da adottare. Se per limitare il monitoraggio digitale basterebbe fare attenzione a come si utilizza internet, a disattivare i servizi di geo-localizzazione sui dispositivi mobili ed evitare di postare immagini, video e check-in a raffica sui social network, per quanto riguarda il riconoscimento facciale introdotto da NEC basta molto meno: una faccia racconta mille storie. 

 

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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