Hacker albanesi: ecco come hanno colpito il mio sito web
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Tecnologia

Hacker albanesi: ecco come hanno colpito il mio sito web

Un messaggio esplicito per dimostrare quanto sia facile superare il firewall. L'operazione forse legata a un servizio giornalistico

"28 marzo 2013 - HACKED BY ALBANIAN HACKERS" è la firma lasciata da un noto gruppo di pirati informatici dopo l’attacco sul mio sito. Un atto dimostrativo forse collegato all’inchiesta “Dove e come colpiranno gli hacker italiani”, che ho firmato su Panorama il 20 marzo (e pubblicata in seguito anche sul sito del settimanale. )

Otto giorni dopo alle 00.33.04 i pirati albanesi sono riusciti a superare il firewall, la protezione del sistema, che blocca le porte di ingresso violando il sito dove raccolgo foto, video e articoli. Poi sono entrati nel database aggiungendo con scherno la loro firma in prima pagina, che tradotto dall’inglese suona così: “Piratato dai pirati informatici albanesi”.  

Per fortuna non era un devastante DoS, l’attacco concentrico in rete che manda completamente in tilt i siti nel mirino. In Italia e all’estero è successo con la versione on line di grandi testate giornalistiche.
Si è trattato di un’azione dimostrativa, comunque segnalata alla Digos. Un messaggio per farti capire quanto sia facile per i pirati informatici penetrare nel sito.
Il gruppo hacker albanese ha addirittura una pagina in rete con l’aquila nera su sfondo rosso, simbolo del paese, ma una volta entrati si viene deviati su altri indirizzi che non hanno nulla a che fare con la pirateria informatica.
I corsari albanesi on line hanno messo a segno l’ultimo attacco di rilievo il 27 marzo paralizzando il sito del Partito democratico serbo. Sulla schermata sono riuscito a postare un messaggio inequivocabile: “Il Kosovo era è sarà sempre albanese”.

Gli obiettivi preferiti del gruppo sono le istituzioni serbe oppure accademici vicini a Belgrado, ma oltre alla propaganda non disdegnano azioni di criminalità informatica vera e propria. Il 12 novembre scorso i pirati albanesi avevano creato un profilo Facebook attraverso il quale si scambiavano password e informazioni sensibili.

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Fausto Biloslavo