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Tecnologia

Facebook, il tasto Non mi piace c'è già. È un virus

Alcune pubblicità sul social network promettono agli utenti di inserirlo sul loro profilo. Si tratta di una truffa, anche pericolosa per il pc

Mark Zuckerberg è stato chiaro: un vero e proprio tasto «non mi piace» non approderà su Facebook, almeno non subito, ma verranno aggiunte sfumature per far trasparire il proprio mancato apprezzamento per un contenuto. Eppure, vuoi per colpa di un’eccessiva semplificazione del messaggio da parte dei media, vuoi perché quella funzione agli utenti piacerebbe e tanto per amplificare il loro pubblico disappunto, qualcuno ne sta approfittando. A scopo di lucro, s’intende.

Proprio sul social network più popoloso del mondo, e non è detto che il contagio non si estenda presto anche altrove, stanno comparendo alcuni annunci come quello che vedete qui sotto. Usano un escamotage, va riconosciuto, molto intelligente: fanno sentire speciale chi li visualizza. Lo invitano a essere tra i primissimi a provare l’emozione del tasto con il pollice verso il basso, di aggiungerlo sul loro profilo. E, magari, far morire d’invidia gli amici che possono solo dire quanto una cosa sia per loro splendida e stupenda, mai il contrario.

 

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Cliccando sul messaggio, dunque se dovesse apparire anche a voi non fatelo, si aprono due strade. La prima, più innocua, sarete reindirizzati a pagine di sondaggi o di offerte promozionali varie che di sicuro non saranno di vostro gradimento, ma no, purtroppo no, non avrete un tasto «non mi piace» in più per protestare. I pirati, intanto, guadagnano sul flusso di dati che indirizzano su quelle piattaforme. La seconda, ben peggiore, scaricherete un virus. Una minaccia formato codice che ruberà i vostri dati, infetterà il pc, con tutto il corollario di disagi che, vostro malgrado, più di una volta avrete imparato a conoscere.

Da Facebook hanno già buttato acqua sul fuoco, sottolineando che il problema è noto, marginale, e che raramente gli utenti del social entrano in contatto «con spam o altri contenuti di bassa qualità». In più, gli aggiornamenti della piattaforma sono rilasciati in automatico o in pacchetti, non viene richiesta l’azione del singolo per avere una determinata funzione, tantomeno un pulsante virtuale.

Ma c’è un elemento in più che rende ami come questi potenzialmente più affilati: l’arte di riprodursi. La finta pubblicità ci invita anche a condividere sulla nostra bacheca l’annuncio, dando modo ad amici, colleghi, conoscenti e parenti di provare il tasto. Se non siamo snob ed egoisti, se vogliamo estendere ad altri il privilegio di storcere il muso con un clic, aiuteremo l’infezione ad espandersi. Fornendo ai nostri contatti caduti nella rete un’ottima ragione per dirci «non mi piace». O mandarci direttamente a quel Paese.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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