E se Anonymous si alleasse con Israele?
Tecnologia

E se Anonymous si alleasse con Israele?

Da un lato gli hacker più famosi, dall’altro un governo all’avanguardia nella cyber-guerra. Assieme sarebbero invincibili

Che l’attacco hacker a siti israeliti sia stato un bluff è tutto da verificare. Come nella migliore delle tradizioni le due fazioni non fanno altro che rilasciare commenti discordanti su quello che è successo. Gli Anonymous parlano di attacco riuscito, che ha permesso di mettere in ginocchio vari siti web governativi, violare account social e reperire informazioni personali di politici di Tel Aviv. Dall’altro il governo parla di una casualità nell'interruzione dei siti web, molti dei quali irraggiungibili per problemi tecnici interni e non di certo per l’azione degli hacktivisti.

Per una volta i membri di Anonymous, che pure avevano annunciato una mega azione collettiva contro Israele , sembrano aver trovato pane per i loro denti. A differenza dei governi europei dove la sicurezza informatica è ancora un miraggio, in Medio Oriente cresce la folta schiera di esperti del settore, anche giovanissimi che alle armi preferiscono il web, abbracciando azioni cyber che possono causare danni anche maggiori su scala globale.  La prima prova di ciò è l’azione, immediatamente seguente all’avvio dell’operazione #OpIsrael, di contrattacco cibernetico sferrato da simpatizzanti di Israele, autodefinitesi “Israeli Elite”, contro il sito www.opisrael.com che era stato lanciato dagli Anonimi per diffondere la guerra in favore di Gaza. il sito è stato hackerato ieri quando nella homepage è apparso il messaggio “danni minori per noi, avete perso” con un sottofondo della canzone Hatikva, l’inno nazionale di Israele.

Il dubbio adesso sorge: e se ci fosse una frangia di Anonymous pronta a combattere al fianco di Israele? Pensateci bene, i sentori di un cambio di rotta e di malumori interni ci sono tutti: poco più di un mese fa l’account Twitter @Anon_Central (uno dei tanti utilizzati) è stato violato da “anonimi” hacker; prima nel giugno del 2012 la legione italiana si era divisa riguardo un attacco al sito di Beppe Grillo che sarebbe rientrato nell’Operazione Tango Down poi smentita con scuse ufficiali. Insomma sembra che le azioni degli hacker non siano più collegate come prima e le possibilità di gruppi interni discordanti si fanno sempre più evidenti.

Israele sarebbe il luogo migliore dove crescere nuovi hacker pronti a difendere la costituzione dello stato e la difesa/attacco contro Gaza. Non è un caso che il virus che più di altri ha scosso l’opinione pubblica e continua a farlo è quello Stuxnet sviluppato dal governo degli Stati Uniti in collaborazione con tecnici di Israele nato per spiare le mosse delle centrali nucleari iraniane. Gran parte della sicurezza informatica del paese dipende dal comparto chiamato The Israel Security Agency, una sorta di CNR interno che permette di salvaguardare le strutture informatiche governative. Per capire l’efficienza della cyber-struttura del governo di Tel Aviv si pensi che quando Anonymous ha dichiarato di aver rubato il database della Decell Inc. , azienda di monitoraggio territoriale controllata direttamente dal Ministero della Difesa israeliano, si è scoperto che molti dei siti violati dagli Anonimi avevano in realtà coordinate che rimandavano a tutt'altre strutture allocate in Iran invece che in Israele, per confondere e destabilizzare eventuali sabotaggi fisici.  

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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