Salute 2.0: in futuro il tuo smartphone potrebbe farti da medico
Asthmapolis
Tecnologia

Salute 2.0: in futuro il tuo smartphone potrebbe farti da medico

L'enorme diffusione di dati medici ottenibile con gli smartphone consentirà di migliorare la ricerca medica e di studiare nuove tipologie di medicina personalizzata

Sei alla Cheesecake Factory di Geary Street, hai appena ordinato una fetta di chocolate chips cookie cheesecake, stai per affondare i rebbi della forchetta in quel bendidio quando all’improvviso dalla tua tasca giunge un ronzio insolente. È il tuo smartphone che, con una voce piccata, ti informa che stai per ingurgitare qualcosa come 1.300 kilocalorie in un solo boccone, che la tua dieta ideale prevede una merenda di massimo 100 calorie e che se proprio ci tieni a tapparti le arterie, forse è il caso che prima dai un’occhiata ai tuoi trigliceridi.

Il futuro che viene delineato in questa introduzione non è così lontano come si potrebbe pensare, anzi, a giudicare dai dati che abbiamo a disposizione è possibile già vederlo spuntare all’orizzonte. Ormai da qualche anno esistono startup che si concentrano sullo sviluppo di sensori e software che permettano ai comuni utenti di tenere traccia di una lunga serie di parametri, dai km corsi la mattina alle ore di sonno dormite correttamente. Esistono strumenti che consentono di quantificare ogni dettaglio della tua attività fisica quotidiana, altri si concentrano sulla monitorazione dell’alimentazione, del sonno e del battito cardiaco. Accoppiati a questi dispositivi, spesso e volentieri c’è un software studiato per consentirti di programmare un percorso di dieta, di body-building o addirittura di guarigione da una certa patologia.

Non si tratta solo di orpelli tecnologici per maniaci della forma e della auto-quantificazione, strumenti di questo tipo stanno raggiungendo un livello di precisione (e di diffusione) tale da rendere possibile la raccolta di una quantità di dati medici senza precedenti nella storia dell’uomo. Uno studio presentato in questi giorni alla conferenza Health 2.0, a San Francisco, rivela che di qui ai prossimi 3 anni nel mondo ci saranno almeno 1 miliardo di smartphone attivi e che almeno 8 milioni di pazienti utilizzeranno regolarmente dispositivi per la monitorazione dei propri parametri sanitari. Se oggi i dati sanitari globali si assestano intorno ai 500 petabyte, entro il 2020 questa cifra potrebbe gonfiarsi fino a raggiungere i 25.000 petabyte (25 miliardi di gigabyte).

Una domanda sorge spontanea, a questo punto: cosa ce ne facciamo di questa enorme mole di dati sanitari? Tante belle cose. Innanzitutto, sarà possibile combinare i parametri fisiologici (valori sanguigni, temperatura corporea, battito cardiaco, peso etc.)  delle persone con i loro dati anagrafici (età, genere), la loro ubicazione geografica e i dati relativi al loro stile di vita (frequenza dell’attività fisica, alimentazione, vizi, etc.) per effettuare ricerche in campo medico che, senza l’aiuto dei cosiddetti Big Data , richiederebbero decine di anni di laboratorio. Un esempio molto interessante, in questo senso, è quello di Asthmapolis , una startup che ha sviluppato un particolare dispositivo montabile su qualunque inalatore per asmatici. Tra le altre cose, questo dispositivo è dotato di un GPS che consente, ogni volta che l’utente effettua un’inalazione, di registrare la sua posizione. Mettendo insieme i dati geolocalizzati di migliaia di asmatici è possibile valutare quale influenza abbia l’ambiente in cui vivono sulla frequenza degli attacchi.

Ma la ricerca medica non è l’unico beneficiario dell’esplosione dei Big Data sanitari. Come abbiamo spiegato all’inizio, la prospettiva più vicina è quella di una medicina sempre più personalizzata, grazie alla diffusione di una serie di software che imparano a “conoscerti” e quindi a correggerti, a consigliarti e a metterti in guardia, al fine di ottenere una forma fisica migliore, una salute migliore e, perché no, un umore migliore. Già oggi i confini tra la tecnologia di consumo e la medicina si stanno assottigliando a ritmo sempre più rapido. Nella sua Home of the Future , per dire, Microsoft ha allestito un ripiano cucina dotato di un display interattivo proiettato che ti ricorda quali medicine tu debba prendere giorno per giorno, rimproverandoti quando te ne dimentichi.

Il settore della medicina personalizzata si rivelerà ancora più interessante quando le tecnologie per l’analisi del DNA raggiungeranno un livello e un costo tali da rendere più semplice correlare le condizioni di salute di un individuo con il suo corredo genetico , e sviluppare di conseguenza strategie di vita (e, in particolare, di alimentazione) più mirate.

Naturalmente, c’è chi assiste all’evoluzione della Salute 2.0 dalle quinte, sfregandosi in silenzio le mani in attesa che la gallina sia abbastanza in carne per farci un brodo di profitti. E non parlo solo del crescente numero di investitori che decide di puntare sui Big Data sanitari (si prevede che il mercato della medicina personalizzata raggiungerà i 450 miliardi di dollari entro il 2015.) Parlo in particolare delle compagnie di assicurazione che, soprattutto in America, faranno carte false (sì, ancora più di oggi) per entrare in possesso di quelle informazioni sensibili che potrebbero permettere loro di estromettere dalle loro liste una mole assai maggiore di pazienti “a rischio”. Una delle problematiche più controverse di questo settore ha infatti a che fare con la tutela della privacy. Non a caso, alcune compagnie, come Ginger.io , hanno adottato una normativa che prevede che il paziente detenga il possesso totale dei dati condivisi e possa decidere in qualunque momento di farli cancellare dai database.

Vi abbiamo descritto un futuro fatto di smartphone insolenti, analisi genetiche tascabili e ricerche mediche avveniristiche, assai più vicino di quanto molti credano. Per il momento, però, vi trovate ancora su quella splendida di balconata di San Francisco, la forchetta ancora mezza affondata in una fetta di torta che comincia impercettibilmente a indurirsi. Sullo schermo del vostro smartphone, intanto, sono comparse delle icone a forma di dollaro. GymPact ti sta ricordando che hai firmato un patto e che se non completi il tuo workout giornaliero, ti toccherà versare un dollaro che verrà incassato dagli utenti più virtuosi. In questo caso non stai sognando a occhi aperti, è una app che esiste e che hai davvero installato, e funge da sprone economico per la tua pigrizia. Fossi in te, lascerei la torta sul tavolo, e comincerei a correre.

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Fabio Deotto