Roomba: ecco perché è il robot-aspirapolvere più venduto al mondo
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Roomba: ecco perché è il robot-aspirapolvere più venduto al mondo

Il popolare "mangia polvere" automatizzato di iRobot compie 10 anni. E si conferma leader indiscusso della categoria degli elettrodomestici robot. Cronaca di un successo annunciato

Ricordo perfettamente la prima volta in cui vidi un Roomba in azione: era il 2002 e mi trovavo in un aeroporto di New York.

Vagavo senza meta fra i duty-free e i negozietti del terminal alla ricerca di qualche improbabile presente da regalare ai miei cari quando d'un tratto mi ritrovai fra i piedi un aggeggio semovente a forma di disco volante. “È una novità mondiale”,  mi disse il ragazzo pagato per fare la dimostrazione, “un aspirapolvere che fa tutto da solo”. Per un attimo mi vennero alla mente tutti quei venditori porta a porta che dalle nostre parti ci raccontavano delle mirabolanti doti del Folletto. Se questo aggeggio fa davvero quello che dice – pensai – per loro fra un po’ non ci sarà più lavoro.

Sono passati dieci anni da allora, e il Folletto è ancora vivo e vegeto, e anche gli altri aspirapolvere a dire la vero non si sono estinti. Ciascuno di loro ha saputo ritagliarsi il proprio spazio nel polveroso mercato degli elettrodomestici anti-sporcizia. Il Roomba però ne ha fatta di strada, letteralmente: gli 8 milioni di pezzi venduti in tutto il mondo in questa decade – ci fa sapere iRobot, la società che lo ha inventato - hanno percorso complessivamente una distanza pari a 21.825 viaggi sulla luna (solo andata) e 10.912,5 viaggi di andata e ritorno, aspirato 1.050.000 tonnellate di sporcizia, pari a 2,87 Empire State building, 262.500 elefanti, 1.127.819 maggiolini Volkswagen del 1967 e 10,4 torri Eiffel.

Un successo figlio del passaparola

Al di là di questi numeri pirotecnici c’è un dato che vale la pena sottolineare: nella sua categoria, quella cioé degli aspirapolveri automatizzati, Roomba è il modello più venduto al mondo . Sì perché nel frattempo quasi tutti i marchi di elettronica di consumo hanno provato – di riffa o di raffa - a scopiazzare l’idea, ma senza mai raggiungere il livello del piccolo domestico di iRobot. Non me ne vogliano gli altri produttori, ma il Roomba resta il vero robot-aspirapolvere per antonomasia. Insomma è un po’ come l’iPod per gli mp3: la gente entra nei negozi di elettrodomestici chiedendo del Roomba intendendo quel genere di affare che vaga da solo per casa alla ricerca dello sporco più ostinato. Non importa se poi, magari, se ne torna a casa con un modello di un’altra marca, il fatto è che ormai il brand è diventato prodotto.

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Ma da cosa nasce questo successo? Dal fatto di essere arrivati per primi sull’idea? Dal marketing? No, il successo del Roomba ha le sue radici altrove. E più precisamente in una tutta quella folta comunità di casalinghe (e casalinghi) disperati che in questi anni ha avuto modo di provare e riprovare il piccolo elettrodomestico di iRobot (nelle sue varie evoluzioni) e di valutarne le prestazioni sul campo. Una community esigentissima che si è scambiata pareri e impressioni sui pianerottoli di casa, per strada, sui forum. Se c’è una cosa che ho capito in questi anni di militanza nel settore hi-tech è che la gente è disposta a spendere laddove la tecnologia le offre soluzioni in grado di far risparmiare tempo. E Roomba è una di queste.

Missione compiuta

Come ho già avuto modo di sottolineare in altre occasioni , c’è una caratteristica che differenzia Roomba dagli analoghi prodotti presenti sul mercato, ed è l’ostinazione. Roomba sembra programmato per una missione: catturare la polvere, in tutti i modi possibili. Del resto se andate a dare un’occhiata al profilo di iRobot, scoprirete che non si tratta di un’azienda normale, ma di una realtà che svolge buona parte delle sue attività in ambito militare (ha progettato – fra le altre cose – i piccoli rover esploratori che furono inviati nella guerra in Afghanistan per sminare i campi di battaglia al posto dei soldati). Insomma il concetto di missione, probabilmente, nasce proprio da lì.

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Colin Angle, colui che più di vent’anni fa fondò l'azienda, mi rivelò un giorno che quando creò Roomba aveva un solo grande pensiero per la testa: fare in modo che i robot entrassero davvero nelle case della gente. Si era stancato di aspettare la famigerata next generation, l’era dell’intelligenza artificiale che avrebbe dovuto cambiare il modo di vivere del genere umano ma che in fin dei conti restava solo una bella illusione da ammirare nei film di fantascienza.

Angle è uno di quei personaggi visionari alla Steve Jobs, uno di quelli che sta provando a cambiare il nostro modo di interagire con la tecnologia. Il suo sogno, per dire, è quello di un mondo in cui tutti piccoli e grandi lavori di routine della nostra vita domestica vengano svolti dai robot: sistemare il giardino, pulire i vetri, piegare la biancheria, cucinare, raccogliere oggetti sparsi per casa. Un mondo pieno di automi pronti a sbrigare le faccende di casa, insomma, e nel quale non dovremo nemmeno sforzarci di gestirli. Ci penseranno altri robot, anzi dei robot-maggiordomo, a impartire gli ordini per noi.

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Fantascienza? Forse. Ma a pensarci bene dieci anni fa chi l'avrebbe mai detto che il genere umano da lì a poco avrebbe accolto fra le proprie mura una schiera di robottini mangia-polvere a forma di disco volante?

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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