Sony DSC-RX10: la recensione
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Sony DSC-RX10: la recensione

Il generoso sensore e l’ottica Zeiss fissa 24-200 F2.8 fanno di questa superzoom un’ottima alternativa alle reflex. Soprattutto per gli amanti dei video

Da qualche tempo a questa parte, il mondo della fotografia sembra essersi fossilizzato sul confronto (a dire il vero un po' stucchevole) fra reflex e mirrorless. Eppure, basta guardarsi intorno senza le consuete fette di prosciutto sugli obiettivi per accorgersi che fuori dal recinto delle macchine a ottiche intercambiabili, con o senza specchio, le alternative non mancano; soprattutto per chi comincia a sentire la necessità di avere fra le mani un attrezzo unico, diciamo pure definitivo, qualcosa che - al di là delle dimensioni -sia capace di trattare le foto e i video con la stessa rigorosa scrupolosità.

È proprio per questa frangia di utenti alla disperata ricerca di versatilità che Sony ha costruito la DSC-RX10, una superzoom di fascia alta (costa 999 euro) che punta senza mezzi termini a ridare smalto a un settore un po' ingrigito, quello delle cosiddette “bridge”. In questa recensione proveremo a capire se le ambizioni della casa giapponese sono suffragate dai fatti o se invece siamo di fronte a una macchina senza arte né parte destinata a finire presto nel dimenticatoio.

ESTETICA
Né piccola, né grande. Dal punto di vista degli ingombri la Sony DSC-RX10 è una buona via di mezzo. Intendiamoci, il corpo macchina sarebbe anche abbastanza snello ma gli innesti in magnesio e soprattutto la presenza di un’ottica fissa capace di spingersi fino a 200 mm equivalenti si fanno sentire (nel bene e nel male).
A parte la ghiera "MASP" per la selezione delle modalità manuali, tutti i comandi sono stati posizionati sulla parte destra della macchina, secondo una disposizione comunque pulita e razionale. Giova a questo proposito la possibilità di assegnare una delle 40 e rotte funzioni interne della macchina su tre delle quattro posizioni del mouse direzionale o in corrispondanza dei tasti “C ed “AEL”. Nel complesso una macchina solida, ben rifinita e con la quale è facile prendere confidenza, nonostante l’obbligo dell’impugnatura a due mani.

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DOTAZIONE
La Sony DSC-RX10 è basata sullo stesso sensore Bsi Cmos da 20 megaixel e sullo stesso processore Bionz X già visti (e apprezzati) sulla RX100 II e sulla Alpha 7. L’accoppiata garantisce un buon compromesso fra velocità di elaborazione e qualità dell’immagine, anche perché Sony ha pensato bene di completare il quadro con un obiettivo Carl Zeiss Vario-Sonnars di tipo T* che da solo vale più della metà del prezzo del cartellino. Chi ha una certa dimestichezza con il mondo delle ottiche sa bene che uno zoom 24-200 millimetri con questo livello di luminosità (l'apertura massima del diaframma è di 2,8, costante lungo tutta l’escursione della focale) e con un basso livello di aberrazione non è facile da trovare e chi ce l'ha se lo fa pagare a caro prezzo. 

Di buon livello anche il resto della dotazione: la  DSC-RX10 può vantare un mirino elettronico di serie, un monitor Lcd da 3 pollici e tutta una serie di opzioni per la connessione a PC, smartphone, dispositivo mobili e TV (via Wi-Fi, NFC e Dlna) e relativo controllo remoto, anche se in quest'ultimo caso le risorse sono piuttosto limitate.

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PRESTAZIONI FOTOGRAFICHE
La qualità dell'ottica, le dimensioni del sensore e la possibilità di mantenere un’apertura di diaframma costante lungo tutta l’escursione della focale consentono alla DSC-RX10 di fare la voce grossa in quasi tutte le condizioni di luce. Lo si capisce fin dai primi scatti: la bridge di Sony riesce sempre a tirar fuori lo scatto dal cilindro senza bisogno di pompare sugli ISO, soprattutto lavorando in RAW. Sembra quasi che Sony abbia trovato la formula magica per catturare la luce anche laddove scarseggia (del resto quando impieghi un sensore circa 3-4 volte più grande rispetto alla concorrenza parti già avvantaggiato). E poi diciamolo: la pulizia dell'ottica Zeiss e la prontezza dell'autofocus (quasi sempre all'altezza della situazione, a parte qualche comprensibile defaillance in condizioni di semi-oscurità) non fanno rimpiangere troppo l'esperienza reflex.

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VIDEO
Quanto detto finora non giustificherebbe, comunque, un prezzo che va ben al di là dello standard medio di mercato, almeno per quanto riguarda il segmento superzoom. A dare alla Sony DSC-RX10 quel qualcosa in più è qualcos'altro: l'esperienza video. Sony ha lavorato sodo per mettere nelle mani gli utenti un attrezzo che avesse poco da invidiare alle videocamere. Lo dimostra fra le altre cose la presenza di un attuatore piezoelettrico sul sistema AF (Direct Drive SSM), un escamotage che garantisce alla nuova bridge di Sony una velocità, una precisione e una silenziosità di messa a fuoco da stropicciarsi gli occhi.
A voler essere davvero pignoli si potrebbe contestare una certa lentezza nella zoomata quando si utilizza il comando automatico situato sull'otturatore, nonché la dipendenza dal formato Avchd che limita il bitrate dei fulmati Full HD a 28 Mbps; ma si tratta di dettagli che non influiscono minimamente sul giudizio complessivo sulla macchina: basta guardare un filmato girato con la DSC-RX10 per capire che il livello qui è nettamente superiore a qualsiasi reflex oggi sul mercato.

CONCLUSIONI
Non lasciatevi ingannare dal prezzo (elevato): la Sony DSC-RX-10 vale fino all'ultimo centesimo dei 1000 euro richiesti. Per prestazioni del sensore e del processore, qualità dell'ottica ma soprattutto per capacità video, questa bridge rappresenta infatti un investimento sicuro per tutti coloro che sono alla ricerca di una macchina versatile per fare reportage video-fotografici di buon livello. La pretesa qui non è quella di convincere gli amanti della foto d’autore ad abbandonare l'esperienza reflex né tanto meno di portare i videomaker a rottamare le proprie videocamere “stand-alone”. No, Sony vuole parlare a una platea molto più vasta - che comprende giornalisti, blogger, videoamatori, padri di famiglia e utenti che non si accontentano più della fotocamera del proprio smartphone tuttofare - alla quale mostrare un nuovo concetto di superzoom che può essere altrettanto soddisfacente rispetto a ciò che ci hanno fatto vedere in questi anni le macchine a ottiche intercambiabili.

 

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Roberto Catania

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