Panasonic Lumix G6, la recensione
Roberto Catania
Tecnologia

Panasonic Lumix G6, la recensione

La mirrorless giapponese strizza l’occhio agli amanti del video e della connettività. Ma sul piano dello scatto puro non fa gridare al miracolo

Lo smartphone non ti basta più. Hai deciso che è arrivato il momento di passare a un attrezzo più specifico, una macchina fotografica come si deve, sì una di quelle con le ottiche intercambiabili, ché ti hanno detto che un buon obiettivo è un po’ come un diamante: dura per sempre. Dopo aver dato un’occhiata al tuo portafogli, in vero un po’ smagrito di questi tempi, hai capito che non hai molte possibilità: o vai su una reflex entry level, oppure ti butti su una mirrorless di fascia media.

Se hai una certa predisposizione per i video e ti stuzzica l’idea di avere una macchina che si connette senza fili ai tuoi dispositivi mobili (e il tuo PC) probabilmente hai già deciso: ti “farai” la mirrorless, una macchina più sbarazzina, più versatile, e per certi versi più vicina al tuo modo di intendere la fotografia.

Già ma quale modello scegliere nell’ormai sterminato panorama delle macchine a ottiche intercambiabili? Se in questi anni hai seguito le evoluzioni del settore saprai già che c’è un brand che sull’argomento appare sempre piuttosto ferrato, non fosse altro per aver dato i natali al Micro Quattro Terzi, che è poi il primo standard destinato alla fotografia senza specchio. Stiamo parlando ovviamente di Panasonic, società che allo stato attuale dispone di circa una dozzina di fotocamere mirrorless fra cui anche questa Lumix G6, una fotocamera che si piazza proprio nel mezzo del catalogo delle compatte della casa giapponese.

Ma, venendo al sodo, come se la cava la Lumix G6 nell’utilizzo pratico? Il sensore Micro Quattro Terzi da 16 megapixel non è un gigante per prestazioni, ma operando in condizioni di luce ottimale (o comunque non al limite) sa farsi rispettare. Gli scatti che abbiamo realizzato appaiono abbastanza nitidi, ricchi di dettagli e con un buon range dinamico. E il rumore è accettabile fino ai 1600 ISO. Forse il vero difetto di questa macchina è che resta un po’ nel mezzo: non è sufficientemente ricca per soddisfare le necessità dell’amatore né sufficientemente agile per accontentare il fotografo alle prime armi. Di certo con una buona ottica associata - consigliamo il compatto Vario PZ 14-42 F 3.5-5.6 Asph - ci si possono togliere delle belle soddisfazioni. Tanto più ora che il prezzo (circa 500 euro in Kit) comincia a farsi interessante.

Panasonic Lumix G6: le foto

Roberto Catania

Della Panasonic Lumix G6 saltano all’occhio subito tre aspetti: la compattezza (il corpo macchina, per quanto bombato e sagomato per l’impugnatura di un cetrto tipo, sta letteralmente nel palmo di una mano), il display touch-screen orientabile in lungo e in largo e la straordinaria quantità di tasti personalizzabili. Migliorabile invece il feeling col corpo macchina, a dire il vero un po’ leggerino. Ma, tant’è, non stiamo parlando di reflex ma di un apparecchio che rientra in un genere nato col preciso intento di ridurre pesi ed ingombri.

E poi questa Lumix G6 ha altre qualità che non la solidità: l’autofocus, ad esempio, sempre piuttosto preciso anche quando si tratta di puntare il soggetto da mettere a fuoco direttamente sul touch-screen, le funzionalità video (sempre che non si abbia la pretesa di avere un fuoco in continuo come quello di una videocamera), e la già citata connettività. Su quest’ultimo fronte le risorse messe a disposizione da Panasonic sono addirittura straripanti: si può utilizzare il Wi-Fi o addirittura l’NFC per riversare le foto su smartphone o tablet (e da qui condividerle su Facebook o qualsiasi altro media), utilizzare il dispositivo mobile come controllo remoto, oppure decidere di inviare il materiale fotografico e video a un televisore Dlna o a un PC.

Panasonic Lumix G6: gli scatti di prova

Roberto Catania

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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