Pirateria online: in Giappone rischi due anni
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Pirateria online: in Giappone rischi due anni

Due anni di galera per una manciata di mp3 scaricati illegalmente. Sono le nuove misure anti-pirateria che verranno introdotte in Giappone a partire da ottobre. Chi scarica sarà equiparato in tutto e per tutto a un ladro.

Ecco, un altro articolo sulla pirateria informatica. Ora ci racconterai che hanno escogitato un nuovo disegno di legge per bloccare il download illegale e nel contempo imbrigliare la libera Rete. Si farà un gran baccano e alla fine il progetto verrà ritirato. Già sentita.

No, niente di tutto questo.

Allora verrai a dirci che hanno trovato il modo di mandarci in galera per un pugno di canzoni scaricate illegalmente, e che faremmo meglio a ripulire preventivamente gli hard disk.

No. O almeno, non proprio. In Italia non sono ancora state messe in atto misure così severe. In Giappone, invece, se ti trovano file piratati sull’hard-disk rischi di finire al fresco per 2 anni, con 20.000 euro da sganciare sull’unghia. Lo ha stabilito il Parlamento Giapponese che, con una modifica alla legge sulla tutela del copyright, ha stabilito che il download e la fruizione di materiale piratato online sono da considerarsi reati a tutti gli effetti.

Ti trovano film, serie-tv, software o file multimediali scaricati e non sei in grado di mostrare gli originali? Due anni e 20.000 euro. Ti beccano a caricare file illegali per diffonderli in Rete? 10 anni e 100.000 euro. Sostanzialmente, scaricatori e caricatori illegali vengono equiparati rispettivamente a ladri e ricettatori, un principio che ricorda quelli che animano controversi disegni di legge come SOPA e accordi internazionali come ACTA.

A scatenare questa nuova tornata di provvedimenti contro la pirateria online non sembrano essere stati i marchiani fallimenti di progetti di legge come SOPA, PIPA e ACTA (che mercoledì dovrebbe essere affossato dal Parlamento Europeo), quanto un rapporto pubblicato a maggio dalla Business Software Alliance, un’organizzazione che dal 1988 si occupa di contrastare la pirateria informatica.

Secondo il rapporto, nel 2011 il 21% dei software utilizzati in Giappone corrispondeva a programmi piratati, per un valore di 1,8 miliardi di dollari. Un cifra importante, ma piuttosto limitata se la si paragona alla percentuale italiana. Nel nostro paese, infatti, nel 2011 il 48% dei software sono stati utilizzati illegalmente, per un valore stimato intorno agli 1,95 miliardi di dollari. Siamo secondi in Europa (dietro il 61% della Grecia) e, per quanto riguarda il valore del materiale piratato, ottavi a livello mondiale.

I nuovi provvedimenti adottati dal Giappone (che non entreranno in vigore prima di ottobre) non sono tuttavia indirizzati unicamente contro l’utilizzo di software illegali, ma anche contro la fruizione di singoli file multimediali. Il che riporta alla mente il caso dello studente americano che è finito davanti a un giudice per aver scaricato illegalmente 30 canzoni. Dopo anni di controversie, la sanzione inflitta ammonta oggi a mezzo milione di dollari. Quest'anno il ragazzo ha presentato ricorso alla Corte Suprema. Pochi giorni fa, il ricorso è stato rigettato .

Nel frattempo, il collettivo hacker Anonymous ha attivato una vera e propria battaglia contro il governo giapponese.

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Fabio Deotto