Perché le auto dovranno parlarsi fra loro
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Tecnologia

Perché le auto dovranno parlarsi fra loro

In attesa dell’auto che si guida da sola, il mercato si prepara ad accogliere le tecnologie per la trasmissione dei dati fra veicoli. Ecco come funzionano

V2V, segnatevi questo acronimo, ne sentirete parlare ancora. Dietro questi tre caratteri si cela infatti la tecnologia che, prima ancora delle auto che si guidano da sole, rivoluzionerà il concetto di mobilità.

V2V è la disciplina, ma sarebbe più corretto parlare di filosofia, che abbraccia tutti gli standard pensati per la trasmissione dati fra veicoli (Vehicle-to-Vehicle appunto). In poche parole ciò che permetterà alle auto (connesse) di parlarsi fra loro, ovvero di scambiarsi informazioni riguardanti posizione, velocità, ma anche eventuali ostacoli e pericoli presenti sulla strada.

Tutte le nuove auto dovranno parlarsi: negli USA è pronta la legge
Molti produttori (fra cui Toyota, Ford, Jaguar e Volvo) ci stanno già lavorando, ma l’impressione è che a breve tutta l'industria automobilistica dovrà gioco forza prendere coscienza (e posizione) sul tema. La spinta decisiva potrebbe arrivare nelle prossime settimane dalla normativa americana, con una legge che potrebbe rendere obbligatorio l’utilizzo degli standard V2V per tutte le nuove vetture.

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Secondo i termini della proposta, che dovrà essere approvata dal prossimo governo Trump, i costruttori di auto (e camion) avranno quattro anni di tempo per adeguarsi a uno standard di comunicazione condiviso, che fungerà come una sorta di lingua comune “parlata” da tutti i veicoli. L’adozione dei sistemi V2V, questa almeno è la convinzione del legislatore, ridurrà drasticamente il numero di incidenti stradali, si parla di una percentuale di circa l’80% per tutti quegli incidenti che non coinvolgono guidatori in stato di ebrezza.

Come funziona lo standard
Dal punto di vista tecnico, i sistemi V2V di ultima generazione si basano su protocolli a medio raggio (fino a 300 metri circa) studiati per permettere alle vetture di trasmettere dati fino a 10 volte al secondo, così da informare le altre vetture (e i conducenti al loro interno) di eventi avversi, o potenzialmente pericolosi.

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La prima bozza del documento non prevede obblighi o prescrizioni per le vecchie vetture (chi ha già un’auto non dovrà quindi adeguarsi alle nuove norme), ma si parla esplicitamente della possibilità di estendere le tecnologie di trasmissione dei dati a tutti gli oggetti critici per la segnalazione stradale. I semafori, ad esempio.

Un passo necessario
Una cosa è certa. Affinché queste misure siano davvero efficaci è necessario che tutto l’ecosistema stradale sia sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda. Perché è evidente: un incidente fra due auto non potrà mai essere evitato con certezza se solo una delle due è attrezzata con tecnologie V2V.

Ci vorrà del tempo, quindi, ci sarà un naturale fase di transizione fra il vecchio e il nuovo, l’importante però è partire. Senza una lingua comune, l’idea di un’auto davvero connessa (sia dentro che fuori dall’abitacolo) è destinata a rimanere una chimera.

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Roberto Catania

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