Parrot Zik, la nostra prova
Ufficio Stampa Parrot
Tecnologia

Parrot Zik, la nostra prova

Comandi touch invisibili, buone prestazioni, design di Philippe Starck e un accordatore d'eccezione: Lou Reed

Effetto sorpresa assicurato con i comandi invisibili, alla Google Glass: muovi in verticale il dito sull’auricolare destro per alzare o abbassare il volume, lo sposti in avanti o all’indietro per passare al brano successivo o a quello precedente. Non è una deriva nerd, né un orpello superfluo. Anzi, una volta presa confidenza con il meccanismo, ne senti la mancanza altrove. Smanettare sullo smartphone tra le playlist di Spotify o di iTunes potrebbe diventare quasi un fastidio. E non è finita qui: per mettere in pausa una canzone o rispondere a una chiamata basta toccare una volta il pannello touch sempre sull’auricolare destro o far scendere le cuffie sul collo. Con naturalezza, con un gesto spontaneo che diventa abitudine.

Effetto stile ricercato e voluto, con sottolineature abbondanti: la firma è quella di Philippe Starck, non proprio l’ultimo arrivato, che ha pensato a un design riconoscibile, generoso. Ha dato vita a un accessorio che mentre si fa notare si avvolge completamente intorno all’orecchio di chi lo indossa per un’esperienza d’ascolto totalizzante, esclusiva, che taglia fuori o almeno marginalizza ciò che succede intorno. Lo trasforma in rumore di fondo, ecco. Un design che è stato appena arricchito da tre nuove declinazioni di colori e materiali, tre variazioni sul tema dell’oro: yellow gold, rose gold e black gold, disponibili da questo mese.  

Ma importa meno il restyling, conta la sostanza. E la fortuna è che al di là delle premesse dell’estetica e delle promesse d’uso a colpi di touch, le cuffie wireless Zik di Parrot convincono per la loro versatilità e per la loro resa. Si abbinano in un attimo a molti dispositivi semplicemente accendendo il Bluetooth e cercandole. Una volta trovate, sono pronte per prendere il posto di diffusori più o meno grandi, di auricolari di telefoni e tablet, con un occhio di riguardo per i dispositivi Apple, sebbene se la intendano altrettanto a meraviglia con quelli targati Android.

Su entrambi i sistemi operativi mobili è disponibile la app gratuita Audio Suite. Di fatto un equalizzatore a portata di dita per impostare la riduzione attiva del rumore e l’intensità delle varie frequenze, a piacere o con alcune modalità già disponibili di serie. Soprattutto, si può giocare con il menu «Concert hall», impostando (virtualmente, s'intende) l’angolazione, l’ampiezza degli altoparlanti fino a ritrovarsi all’interno di una sala concerti, con più o meno eco a seconda dei gusti. E con l’imprimatur di una leggenda della musica, il grande Lou Reed, che a settembre, dunque un mese prima della sua scomparsa, ha messo il suo orecchio a disposizione di Parrot per accordare le cuffie rendendole adatte a riprodurre al meglio la musica rock. Ecco allora che un aggiornamento della app dà la possibilità di attivare a disattivare l'opzione «Tuned by Lou Reed».

Smanettando con le cuffie per diversi giorni, collegandole a un Nexus 7, a un iPhone e a un iMac siamo rimasti colpiti dalla loro capacità di passare da un dispositivo all’altro senza traumi. Della libertà che danno di cominciare una conversazione stando seduti al computer e continuandola muovendosi nella stanza. Di poter cambiare canzone, abbassare o alzare il volume con gesti veloci, sentendosi autorizzati ad alzarlo oltre ogni decenza senza timore di disturbare i vicini o di non sentire una chiamata in entrata. Anche perché, banalmente, quando arriva, le cuffie ce lo dicono, così come «bippano» tutti gli avvisi del telefono: messaggi, mail, chat e compagnia.

Le cuffie sono robuste, solide, hanno un arco morbido e un’imbottitura che le rende piacevoli al tatto e all’orecchio. Scaldano un po’ dopo un uso prolungato, ma è abbastanza normale nella categoria. Bene la fedeltà in diversi tipi di ascolto, vari gradienti dal jazz alla dance, con qualche lieve distorsione se si osa troppo con il volume o i bassi sono pronunciati. Per risolvere a volte basta ridurre l’intensità sugli auricolari e aumentare la potenza in uscita sul dispositivo. Altre dipende anche dalla qualità del file originale: se non è eccelsa, le Zik la smascherano.

La portata del segnale è buona, anche da una stanza all’altra. Si perde qualcosa se di mezzo ci sono muri portanti o se il telefonino e il tablet sono in casa e se si esce sul balcone. In esterna, nessun problema: con il dispositivo in tasca tutto fila liscio e in metropolitana, in treno o in altri luoghi affollati la riduzione del rumore fa il suo dovere. La batteria dura abbondantemente una giornata, in condizioni di stress normali. E proprio la batteria è un bonus su cui vale la pena spendere qualche parola: a differenza delle stilo, soluzione scelta dalla quasi totalità dei competitor, è simile a quella dei cellulari ed è ricaricabile tramite una microUsb. Alla lunga dunque assicura un risparmio.

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Nelle nuove colorazioni Yellow Gold (qui sopra) e affini, le cuffie hanno un prezzo consigliato di 349,90 euro. Non pochissimo, è vero, ma coerente con un posizionamento alto di cui sono prova altri piccoli dettagli presenti nella confezione: una morbida custodia per trasportarle ovunque; il cavo per ricaricare la batteria e quello per collegarla a qualsiasi sorgente senza il Bluetooth: non semplici fili, ma discreti ed eleganti cordini. Eleganza che è un po’ l’attributo principe di questo prodotto, a cui va dato il giusto merito di non fermarsi solo alle apparenze.  

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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