Mega, ecco come Kim Dotcom risusciterà Megaupload
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Tecnologia

Mega, ecco come Kim Dotcom risusciterà Megaupload

In attesa di capire se sarà estradato o meno, Kim Dotcom annuncia che entro la fine dell'anno lancerà Mega, una nuova piattaforma a prova di FBI

Lo avevamo lasciato nella sua sontuosa villa in Nuova Zelanda, a mitragliare i suoi personalissimi, sguaiati messaggi in bottiglia attraverso Twitter, mentre si faceva cullare da famigliari e avvocati. In molti di quei tweet abbandonati al mare magnum del Web, annunciava l'imminennte ritorno di Megaupload. Molti li avevano liquidati come i rigurgiti narcisistici di un incorreggibile egocentrico, e invece, a quanto, pare l’hacker più amato e odiato del mondo fa sul serio.

In un’intervista a Wired US, Dotcom ha rivelato che entro la fine dell’anno sarà pronta una nuova piattaforma chiamata Mega, che consentirà agli utenti di caricare, condividere e scaricare file in condizioni di totale anonimato, con un sistema a prova di blitz. Innanzitutto, ogni file caricato dall’utente verrà criptato attraverso un algoritmo Advanced Encryption Standard , che fornirà automaticamente all’utente una chiave per decrittare il file. A quel punto, sarà facoltà dell’utente decidere con chi e come condividere questa chiave di accesso. Le ragioni di questa mossa sono chiare: così facendo Dotcom si assicura che Mega non possa essere accusato di ospitare consapevolemente file illegali, poiché di fatto la piattaforma non ha a disposizione le chiavi di codifica dei file e quindi non può conoscerne il contenuto. Allo stesso modo, questa barriera dovrebbe funzionare per contrastare eventuali blitz: “Se i server vanno perduti, se il governo fa irruzione in un data center e lo saccheggia, se qualcuno hackera il server o lo ruba, non otterrebbe nulla,” spiega Dotcom, “Qualunque cosa venga caricata sul sito, senza l’apposita chiave rimarrà privata e inaccessibile.

Per allontanare epiloghi spiacevoli come quelli dello scorso gennaio, quando la polizia neozelandese e l’FBI fecero irruzione a casa Dotcom come si farebbe con un boss della malavita, il patron di Megaupload annuncia che i server della nuova piattaforma saranno duplicati e situati in due stati (o continenti) diversi, in modo che se anche si verificasse un blitz o una chiusura forzata da una parte, il servizio potrebbe continuare sfruttando il secondo specchio. Nelle mire di Dotcom questo principio andrebbe poi allargato in modo che il patrimonio di file di Mega sia distribuito in un nutrito numero di paesi differenti.

In questi termini, Mega parrebbe un pesantissimo guanto di sfida all’industria discografica e a quella cinematografica. Ma Kim Dotcom è troppo furbo per mettersi a fare il guerrigliero. Lui, assicura, non intende far guerra all’industria dell’intrattenimento, solo dare agli utenti uno strumento per condividere in modo anonimo e insindacabile qualunque cosa vogliano. Se poi il governo e i detentori di copyright vorranno controllare i suoi server, lui si presenterà a srotolare il tappeto rosso: “Se chi possiede diritti d’autori individua link e chiavi di decrittazione postati pubblicamente e certifica che il file rappresenta un’infrazione del loro copyright, può ottenere che il file sia rimosso, proprio come prima.”

Kim Dotcom dunque è al lavoro, e lo stesso vale per i suoi avvocati, ancora impegnati a scongiurarne l’estradizione negli Stati Uniti. Intanto, il mondo del file-sharing è in fermento. Il celebre sito svedese ThePirateBay ha annunciato di volersi spostare su cloud per minimizzare il rischio di blitz e chiusure forzate. Nel frattempo, uno studio rivela che chi scarica illegalmente musica online tende in media ad acquistare molta più musica legale (il 30% in più in media) di chi invece non scarica mai nemmeno un jingle pubblicitario.

Possiamo dunque prevedere che entro la fine dell’anno il fuoco di fila contro Kim Dotcom verrà decuplicato. Ma come abbiamo detto più volte , il problema della pirateria non è riducibile solo ai pirati o a chi ne fabbrica i velieri, la questione è molto più complessa, ha a che fare con la necessità di riconcepire il copyright, e con la cocciutaggine di un’industria che ancora non si rassegna a cercare strategie di mercato più consone al pubblico e agli strumenti attuali.

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Fabio Deotto