L’email vivrà ancora a lungo. Parola del suo inventore
Esparta @ Flickr
Tecnologia

L’email vivrà ancora a lungo. Parola del suo inventore

Secondo Ray Tomlinson, inventore dell'email, utilizzeremo la posta elettronica ancora per molto tempo. Al momento è ancora il mezzo di comunicazione online per eccellenza

Era il 1971, dieci anni prima della nascita di Internet, venti prima di quella del World Wide Web. Raymond Samuel Tomlinson aveva 30 anni, lavorava come ingegnere elettronico per la Bolt, Beranek and Newman (oggi BBN Technologies), una compagnia alla quale era stato assegnato lo sviluppo di ARPANET , una sorta di embrione di Internet ad uso e consumo dell’agenzia militare DARPA. A quel tempo esisteva già qualcosa di simile all’email, gli ingegneri che lavoravano al progetto erano infatti soliti inviarsi messaggi elettronici utilizzando diversi file dello stesso computer.

Ray Tomlinson era il ragazzo che si occupava di questo primo meccanismo di messaggistica. Nell’estate del 1971 decise di modificare il sistema di trasmissione per permettere di sfruttare la Rete ARPANET per inviare messaggi da un macchina all’altra. Pochi mesi dopo, quando l’autunno già cominciava a ingiallire le foglie, inviò il primo messaggio email a un computer diverso dal suo, una macchina situata a qualche centimetro di distanza sulla sua scrivania. “Non ricordo che cosa scrissi, forse battei solamente i tasti a casaccio, di certo non era un messaggio importante”.

Dal momento che per la prima volta un messaggio veniva fatto uscire dai confini fisici di una macchina di calcolo, c’era bisogno di un sistema per indirizzare il messaggio non solo a un particolare utente, ma a una particolare periferica. Senza rendersi conto di stare incidendo un pezzo di storia della tecnologia, Tomlinson scelse di adottare il simbolo @: “Mi sembrò una scelta sensata. Era l’unico simbolo a non comparire nei nomi di persona o negli editor da noi utilizzati.

Negli anni successivi l’email di Tomlinson venne utilizzata dagli addetti ai lavori, ma si dovettero aspettare undici anni perché un liceale indiano di nome Shiva Ayyadura i brevettasse il sistema di posta elettronica chiamato EMAIL che sopravvive sostanzialmente immutato ancora ai giorni nostri (piccolo inciso: Ray Tomlinson non ha mai ricevuto un centesimo, né per aver inventato l’email, né per aver indovinato l’uso dell’imperitura chiocciola).

Oggi l’email ha 41 anni e, nonostante l’età, non mostra preoccupanti segni di obsolescenza. Certo, a parte l’ingombrante mole di spam che gli allarga il girovita. Stando al Messaging Anti-Abuse Working Group , il 90% delle email inviate nel 2011 erano spam o comunque messaggi pubblicitari non richiesti (gran parte di questi vengono bloccati sul nascere dai client di posta). Ciò nonostante, la mail continua ad essere il mezzo più utilizzato per comunicare online. Basti pensare che ogni giorno vengono inviati oltre 133 miliardi di messaggi di posta elettronica da 3,4 miliardi di account, un numero che è destinato a crescere. Si prevede che nel 2016 si si supererà i 190 miliardi al giorno (dati: Radicati Group).

E dire che le alternative non mancano di certo. Tra SMS, sistemi di istant messaging, social network e simili, un utente che per la prima volta si affaccia sullo sconfinato multiverso della Rete ha a disposizione una esauriente varietà di alternative. Sebbene tra gli internauti più giovani si registri effettivamente un minore utilizzo delle email, ancora non è stato inventato un sistema di comunicazione online che abbia le carte in regola per pensionare la creatura di Tomlinson. “Il fatto è che nessuna di queste alternative riesce a coprire lo stesso spettro di esigenze dell’email." spiega Tomlinson "Inoltre, l’email ha dalla sua parte il fattore tempo: la invii ora, viene letta in seguito. [...] Insomma, magari cambierà di nome, ma ho il sospetto che le email rimarranno con noi per un bel po’ di tempo ancora. Potrebbe succedere che queste nuove forme di comunicazione vengano integrate con l’email, in modo che mandando un istant message a qualcuno, e se quello non risponde si trasforma automaticamente in una specie di email.

Se Ray Tomlinson usasse Facebook, o aprisse un account Gmail con Google+ integrato, saprebbe che questo scenario si è già concretizzato.

Seguimi su Twitter: @FazDeotto

I più letti

avatar-icon

Fabio Deotto