Spotify, cinque motivi per cui non potrete più farne a meno
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Spotify, cinque motivi per cui non potrete più farne a meno

Promesse, vantaggi e piccoli trucchi del servizio che rende la musica un affare social

Non potete non esservene accorti. Se avete una vita vagamente social, se bazzicate per Facebook e Twitter, avrete visto comparire degli strani aggiornamenti di stato dei vostri amici con le ultime canzoni ascoltate; oppure letto su Twitter sfilze di cinguettii con link a questo o a quel brano. E no, non è il solito contagio sanremese di massa, ma l’effetto dello sbarco in Italia di Spotify, il servizio di musica in streaming per eccellenza. Una volta provato, ecco perché potreste innamorarvene.

Ambizioni da deejay
I meno giovani lo facevano con le cassette, più avanti con i cd. Tutti, almeno una volta, lo abbiamo fatto con il telefonino o il lettore mp3. Il punto è che costruire una playlist, elemento fondante di Spotify, non è poi questa enorme novità. Il cambio di passo è la possibilità di pescare tra 20 milioni di brani. Una libreria enorme che mette insieme presente e passato, generi e artisti che mai potrebbero essere ospitati nella memoria di un singolo dispositivo. Se fare le liste è un modo per mettere in ordine la nostra memoria, per tenere vivo il ricordo o ravvivare delle emozioni, Spotify è il posto giusto per scatenarsi senza risparmiarsi: raccogliendo da una parte le canzoni che ballavate in discoteca, dall’altra quelle del primo amore o di tutti gli amori; da un’altra ancora quelle che vi servono per correre un paio di chilometri in più sul tapis roulant o, all'opposto, per calmarvi dopo un’estenuante giornata di lavoro.

Tutto e subito
L’obiezione più comune è che bastano una connessione a internet e YouTube per rendere Spotify del tutto inutile. Persino in mobilità, con un piano dati all’altezza, la musica è lì, gratis, e facilmente raggiungibile. L’obiezione regge se siete parecchio pazienti. Perché senza chiamare in causa le funzioni più avanzate del servizio, che includono il download di migliaia di brani, su YouTube molto spesso c’è da tenere in conto la pubblicità che accompagna le canzoni più quotate, i tempi di attesa per il caricamento (Spotify è piuttosto immediato), per non parlare dei fake, di alcune proposte di qualità infima e della mancanza di organizzazione in elenchi di canzoni.

Voyeurismo musicale
Spotify, poi, va sempre più nella direzione di un social network. Ed è interessante sia perché si possono sottoscrivere le playlist di perfetti sconosciuti in base alle nostre ricerche, ma soprattutto leggere in ogni momento cosa stanno ascoltando i nostri amici e contatti, con la possibilità di aggiungerne alcuni tra i preferiti per avere immediato accesso alle loro scelte. In un’ottica social, in cui leggiamo i pensieri di tutti, guardiamo le loro foto, ora anche i video, quello della musica è un tassello in più che lo stesso Facebook ha provato a cavalcare, ma non con altrettanta efficacia. E poi, diciamolo: se vogliamo far colpo su qualcuno, non è male sapere che tipo di brani sente più spesso e volentieri.  

A caccia di buone idee
Spotify può avere accesso alla nostra libreria musicale e consigliarci dei brani, o persino delle radio, in linea con quelli che sono i nostri gusti. Così possiamo scoprire delle canzoni che ci piacciono e di cui probabilmente ignoravamo l’esistenza. Oppure, navigando nella sezione «What’s new», sapere quali sono i brani più forti del momento. E magari ritrovare quello che abbiamo ascoltato per caso e di cui stiamo disperatamente cercando il titolo.

Perversioni sì, ma in incognito
Finora avete fatto gli intellettuali, i pretenziosi, gli chic, quelli che ascoltano solo musica impegnata, piena di contenuti, significati e accordi ostici, magari di artisti semisconosciuti di un Paese nordico che fanno un sacco tendenza e vi nobilitano agli occhi dei vostri amici. Bene, ora che vi sentite a posto con la coscienza, cliccate in alto a destra dove c’è il vostro profilo e scegliete «Private session». Apparirà un simpatico avatar con degli occhiali scuri e da questo momento in poi niente di ciò che sentirete sarà condiviso su Facebook o all’interno del programma. Esatto, potete concedervi in piena impunità tutto il carico di trash che le vostre orecchie e il vostro cervello hanno il coraggio di contenere. Alzate il volume al massimo (o mettete le cuffie, se temete anche il giudizio dei vicini), e scatenatevi.

Twitter: @marmorello

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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